Italia bella mostrati gentile
In anteprima da OINOS - ViverediVino N° 38 2023
Ugo Iezzi -------------------------------------------------------------------------------------------------------
L’autunno 2023 è arrivato portando con sé ancora tanta parte del caldo che ha caratterizzato la fine della primavera e l’intera estate. Solo gli oliveti tradizionali, a differenza sei super intensivi, hanno mostrato la loro capacità di resistenza alla siccità. Ho vissuto la mattina del primo sabato di questa stagione, anch’essa stravolta dai cambiamenti climatici, all’interno di uno splendido teatro, il Marruccino di Chieti, la cittadina posta su un colle alto, tra Maiella e mare Adriatico, che da 3200 anni onora di bellezza la terra d’Abruzzo. Un’intera mattinata all’insegna della storia, della cultura, della buona musica e, soprattutto, dei ricordi segnati dall’emigrazione e dall’alimentazione con la presentazione di un’interessante antologia “Italia bella mostrati gentile”, pensata e curata da un instancabile Ugo Iezzi, che ama questa sua terra e ad essa dona tempo e passione. L’ideatore, con Mario D’Alessandro, di un calendario astrologico in vernacolo, “Lu lunarjie”, che da 35 anni parla del cibo e della buona terra, e, da alcune ultime edizioni, con la nascita del Movimento turistico “eco-gastronomico”, anche della tutela dell’ambiente oltre che dell’alimentazione. Siamo nella Terra del Vino con: Ortona , l’antica città frentana, capitale italiana di vigne e vini, e, Tollo, che, grazie al vino e alla cantina cooperativa, ha conservato la sua campagna e, insieme, i suoi coltivatori, rendendo sacro il suo territorio di vigne e olivi, che, non lontano, ascoltano il canto dell’Adriatico e ne sentono i profumi.
Un ricca antologia, firmata da 14 autori, la gran parte abruzzesi, con due molisani , una marchigiana, e, Maria D’Alessandro, poetessa di Buenos Aires, emigrata tanti anni fa dall’Abruzzo , presente e a portare, con tutti gli altri autori, la sua bella testimonianza. Una raccolta di storie di emigrazione e alimentazione, testimonianze di un fenomeno, quello migratorio, partito alla fine del 1800, che ha segnato gli anni successivi alle due guerre mondiali e che ancora dura, se si contano i giovani che ogni anno partono, questa volta non con una valigia di cartone, ma ----, che nel taschino dei documenti tiene anche una copia del diploma o della laurea, e, così, continuare a dare ad altri paesi la propria storia e cultura, valori di un territorio nel quale restano le radici a significare l’identità. Un mondo, quello dell’emigrazione di un tempo o di questi anni recenti, che conta – come sottolineava l’on. Angelo Sollazzo,l Presidente della Confederazione degli italiani nel mondo (CIM) – un popolo di 80 milioni di italiani sparsi in ogni angolo dei cinque continenti. Un’Italia, quella degli italiani emigrati e oriundi, più grande della popolazione che abita lo stivale e le sue isole. Un mondo che - con la sua operosità e intelligenza, i suoi riti, in particolare quello della tavola, il convivio con al centro il cibo - ha segnato la cultura dei paesi che li hanno ospitati e a dimostrarlo c’è il successo della pizza e della pasta, del vino e dell’olio, del pane e delle verdure, del caffè espresso, come pure del ritrovarsi intorno alla tavola in un ristorante italiano e non lungo un bancone a guardare le bottiglie poste sugli scaffali di fronte. A questi 80 milioni che hanno sangue italiano c’è da aggiungere altri 200 milioni e più di persone che si sono apparentati o che hanno frequentato gli italiani, denominati “italianici” da Bassetti, un grande della nostra industria. Milioni di persone che sono tanta parte del successo non solo del mangiare e bere italiano, ma della stessa Dieta Mediterranea, da alcuni anni sul podio più alto al mondo delle 60 cucine più conosciute.
Un mondo, quello dell’emigrazione, troppo a lungo dimenticato e, comunque, mai riconosciuto per tutto quello che nel corso di un secolo e mezzo ha dato, con: le rimesse (altro che piano Marshall!) che hanno riempito le casse degli uffici postali, soprattutto dei piccoli paesi; la capacità di imporre e di rendere vincente la propria cultura, soprattutto quella enogastronomica.
Un mondo da me conosciuto grazie alla fortunata avventura, vissuta a cavallo degli anni ‘80/’90 con l’Enoteca Italiana di Siena, in giro a promuovere i grandi vini italiani, in particolare in Canada. E, così, la possibilità di toccare con mano il fondamentale ruolo svolto dai nostri connazionali - impegnati nella spesa quotidiana, nella ristorazione, nella distribuzione dei prodotti, nel mondo della comunicazione. - nella costruzione delle basi di una promozione e valorizzazione, prima dell’immagine di qualità del” Made in Italy” e, poi, dei nostri vini Docg e Doc in quel grande Paese, soprattutto dopo la tragedia del metanolo del 1986. Un mercato segnato, seconda metà anni ’80, dai vini italiani per un solo 7% di tutti i vini importati, che, nell’arco di dieci anni, supera il 35%, e tutto grazie a una grande squadra a sostegno dell’Enoteca: i ristoratori; gli importatori, la stampa, le radio e le televisioni in lingua italiana, l’Ice, i Consolati, l’Alitalia e, grazie a alle buone pubbliche relazioni, le stesse istituzioni canadesi nel campo del controllo dell’alcool. La base di una promozione che, nel tempo e oggi più che mai, ha coinvolto il consumatore di ogni angolo del pianeta.
Un mondo che ha tutto per alimentare il Turismo delle radici se l’Italia, con i suoi governi ai vari livelli, si “mostra gentile” e, soprattutto, riconoscente nei confronti di chi ha dato e continua a farlo orgoglioso delle proprie radici. Un ponte ideale in grado di unire l’Italia dello stivale con l’altra sparsa su un pianeta sempre più martoriato. mai stanca nella promozione della sua immagine.
È bello iniziare la giornata leggendo il tuo bell'articolo, positivo per chi ha orecchie per ascoltare i rinnovati consigli che dai per promuovere il nostro territorio e i nostri prodotti. Buona Domenica Pasquale
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