Raffaele Iannucci
Solo grazie a una gentile telefonata dell'amico Michele Lucarelli de La Piana dei Mulini sono venuto a sapere della morte di una persona da me stimata, a me cara insieme con la moglie moglie Luciana. Pubblico la foto che ci ha visto insiema con Michele Lucarelli e mia moglie Flora, qualche anno fa a Rimini, a una mostra sul Turismo. Non sapevo delle sue disgrazie e del ricovero all'ospedale di
Termoli e questo rende a me ancora più triste la sua dipartita. Un maestro che, con la sua bella rivista "PleinAir" ha dato molto all'immagine del Paese e del suo Moise, che amava come tutti quelli che un giorno partono e si ritrovano con un filo nella mano che li tiene legati alle radici. Grazie Raffaele.
Raffaele Iannucci vola via lasciandoci un’eredità dal valore incommensurabile...............................................................................................
di Maurizio VARRIANO - Borghideccellenza ....................................................................................................................................................................................................
Il vero precursore del turismo itinerante, Raffaele Iannucci, originario di Casacalenda, editore della
famosissima rivista PleinAir, ci lascia andandosene in punta di piedi, con il suo garbo, la sua riservatezza
d’altri tempi. Un grande editore che da Casacalenda ha offerto al mondo intero la sua magia: la voglia di
essere liberi nell’essere turisti e mai per caso. Anni di intensa attività prima di arrivare a toccare l’apice
dell’editoria turistica. Mai un sensazionalismo, mai una frase fuori posto, mai una irriverenza a un mondo
che arride la morte ma non riesce a sconfiggerla. “Un uomo dai pensieri d’oltre tempo, dalla magia riflessa
nei suoi occhi e condizionante le modalità di un turismo, quello della lentezza e sostenibilità, che ha scritto
la storia e sparso radici profonde sino a rendere immortale la sua creatura” le parole ricorrenti di amici che
nel tempo hanno riconosciuto in Raffaele, l’uomo dell’eleganza e della pragmatica voglia di essere servitore
e mai servito. ”Amava i Beatles e i Rolling Stones”, avrebbe detto più di qualcuno riconoscendo in lui la
bellezza del racconto, la tranquillità delle sue azioni, la voglia di Pace che ancora oggi non riconosce la
bellezza del Creato e la forza di uomini per bene che si dannano l’anima per trarne succo dolcificato
dall’apoteosi del camminare insieme. Raffaele è volato in cielo e con lui la sua anima gentile, trasparente,
amorevole verso tutti, modello per la sua famiglia, per sua figlia Lucia, che oggi ne è erede e complice di
racconti mirati alla coesione di rapporti senza linee demarcative ma solamente a sostegno delle centinaia di
migliaia di lettori affascinati dal sapore della carta stampata, e dal silenzio di un Universo diverso da quello
reale, poiché pieno di sillogismi affabulatori di poesia e forza aggregativa. Il rapporto viscerale con la
propria moglie ha dettato nei decenni di convivenza, lo scandire delle righe scritte e da scrivere.
Righe che
ancora segnano la storia di paesi, piccoli borghi, paesaggi, ma soprattutto pensieri liberi per poter sognare
di andare via e volare di concreta fantasia. Tutto finisce nulla si distrugge, potremmo affermare per non
soffermarci a pensare alla morte come ultima condizione che cancella ogni dono e ogni affetto. Raffaele
non sarebbe stato in sintonia, anzi, si sarebbe arrabbiato, cosa non sempre facile, e magicamente avrebbe
posto ancora una volta il sigillo di un mesto ritorno alle origini. Origini dettate dall’amore verso
Casacalenda, suo amato paese dove ha perso l’equilibrio statico, ha condizionato verso la dipartita la sua
vita e dove ancora una volta, accompagnato dall’affetto di tantissimi, ha voluto tornare a vivere da sepolto.
Raffaele sino in fondo non ha voluto mancare e essere diverso da sempre e con il sorriso, anche se
nascosto dal dolore, ci lascia arridendo la morte e profanando la vita. Non ci lasciano le sue opere, non ci
lascia il suo amore per la sua terra, non ci lascia il suo senso di cantare la musica dell’insieme perpetuo e
dalla nobile arte del bello. Basterà questo a consolarci dal dolore? Non lo sapremo mai poiché piangere al
suo cospetto lo farebbe sicuramente infuriare. Lasciamo egli nel dubbio e portiamoci a salutarlo con il
sorriso che egli ci ha donato con i suoi racconti, con le sue lezioni di perfezionismo. Aveva un fortissimo
senso della dignità, e da uomo degno se ne andato. Si scrivano, da adesso, solo parole a lui debitrici. A Dio
Raffaele!
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