L'otre dei venti e i diritti

di NICOLA PICCHIONE
Racconta Omero che Eolo, re dei venti, regalò a Ulisse un otre di pelle di bue dove racchiuse tutti i venti e gli insegnò come usarli per una buona navigazione. Quando erano vicino a Itaca, Ulisse si concesse un po’ di riposo e si addormentò. I compagni pensarono che nell’otre ci fossero dei tesori e si dissero: perché deve prendersi tutto lui? Aprirono l’otre: si liberarono tutti i venti che produssero una tempesta. Morirono tutti eccetto Ulisse che raggiunse la riva e incontrò Nausicaa. Bisognava saper usare quell’otre. Pensavo a questo racconto. Spesso gli antichi nei racconti e nelle leggende nascondevano la realtà e gli insegnamenti. Oggi siamo pigri fisicamente e mentalmente e ci fa fatica scavare, vogliamo tutto già pronto. Non sappiamo più raccontare favole e miti se non quelle di violenza con armi e guerre e colluttazioni. Paragono i diritti all’otre dei venti. E’ bene conquistarli ma andrebbe fatto non precipitosamente. Dovremmo digerirne alcuni e poi tirare fuori altri. Messi tutti fuori insieme ci illudiamo di averli conquistati ma molti restano non digeriti, estranei alla nostra mentalità. Nell’ultimo secolo abbiamo conquistato più diritti che nei millenni precedenti. Alla fine abbiamo confuso i dritti con i desideri. Non abbiamo saputo gestire l’otre e abbiamo generato una tempesta che forse ci perderà. Sono cresciute generazioni illuse di trasformare in diritti tutti i loro desideri e i genitori pronti a concederli e difenderli anche quando avrebbero dovuto spiegare che non tutti sono diritti e che i diritti bisogna saperli guadagnare. Se il maschietto all’asilo fa il prepotente sembra normale, se urla al ristorante si sa come fanno i bambini se pretende la merendina al supermercato gliela danno ancora prima di passare alla cassa. Se prendono un cattivo voto è sempre colpa dell’insegnante. Così crescono nell’illusione di poter ottenere tutto. E questa illusione diventa l’aria che alla fine si respira anche fuori casa, se la comunicano tra loro ognuno fa di esempio agli altri e chi è diverso è respinto dal gruppo. Se aggiungiamo il maschilismo del quale siamo campioni (con contributo anche della mamma che stravede per il figlio maschio al quale è concesso molto più che alle figlie) si arriva ad un giovane illuso di avere tutto, che trova normale passare le notti in discoteca e magari “farsi” una ragazza (altrimenti che maschio è: lui deve dimostrare che ce li ha “grossi così” e prende senza chiedere come diceva una pubblicità). Così crescono sani palestrati e apparentemente forti ma sostanzialmente debolissimi e fragili con un senso sbagliato della vita (forse dovrebbero imparare il senso della vita da quei loro coetanei che affrontano il deserto, la fatica, le torture, il mare). Con i genitori che hanno perduto il loro ruolo educativo fatto di concessioni e di negazioni: semplici amici di cui peraltro tener poco conto. Filippo (l’assassino) era un bravo ragazzo magari ben educato e bravo a scuola, l’orgoglio dei genitori e la madre gli preparava sempre la cotoletta che lui esigeva ogni volta che tornava dalla palestra. Poi ha trovato una ragazza che gli ha osato dire di no. Un no inaspettato e poi da una ragazza, dalla “sua” ragazza. Ed è caduto in crisi sino a perdere la ragione. Trovare le deficienze della nostra società non significa escludere la responsabilità dell’individuo che risponde di ciò che fa. Significa capire e provare a correggersi. Ma non c’è da essere ottimisti. Abbiamo preso una discesa e abbiamo consumato i freni. Forse esagero ma il discorso può essere molto più generale sino ad arrivare ad una società che in nome dei diritti pensa di accontentare ricchi e poveri e fa sempre più debiti, incapace di dire no e intanto accresce le ingiustizie e i ricchi diventano più ricchi (come se avessero più diritti) e i poveri sempre più poveri (come se i loro diritti fossero secondari e non primari). Problemi enormi che riusciamo a trasformare in farsa e litigi nei quali ognuno ascolta solo sé stesso. Così quell’otre dei venti aperta senza perizia portò tutti a morte. Eccetto Ulisse che però era protetto dagli dei. PS- Nell’otre dei diritti da gestire con molta sapienza c’è anche la democrazia che ci illudiamo sia un regalo.

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