Per eliminare la violenza di genere
di Umberto Berardo
Non c’è ombra di dubbio che lo stupro di gruppo di Palermo dello scorso 7 luglio da parte di sei
giovani maggiorenni e un minorenne non abbia avuto solo i tratti della violenza, ma sia stato un atto
di cattura di una diciannovenne la quale poi è stata ingannata, violentata e abusata a turno con una
logica di vera e propria tortura fisica e psicologica ripresa attraverso uno smartphone con la
speranza dichiarata da parte degli stupratori di diventare protagonisti dei telegiornali.
Un tempo dopo un reato si cercava di nasconderne le prove, mentre oggi la spavalderia le esibisce
come uno scalpo dopo un omicidio.
Ancora una volta siamo davanti a un episodio di brutalità estrema dovuto a un maschilismo
imperante frutto di una subcultura fallocentrica che pretende di tenere la donna in uno stato di
assoluta soggezione e prevaricazione.
L’episodio avrà anche sconcertato una parte dell’opinione pubblica, ma la ricerca del video sui
social in un mercato a dir poco indecente e morboso e perfino l’accusa alla ragazza su Tik Tok di
essersi meritata la violenza ci dicono che davvero viviamo ancora in una società in cui la mancanza
di rispetto della dignità della donna non è un fatto occasionale, ma purtroppo assai diffuso.
Solo il 25 agosto abbiamo saputo grazie alla denuncia dei familiari delle vittime che due
cuginette di appena dieci e dodici anni sono state violentate nei primi giorni di luglio da un gruppo
di sei adolescenti in un capannone a Caivano, in provincia di Napoli.
È inutile illuderci!
La donna da molti è malauguratamente considerata un oggetto come dimostra in maniera
lampante la foto della ragazza ricoperta di cioccolato e servita come una pietanza.
Un tale maschilismo è tossico e, se non ce ne liberiamo, rischia di avvelenare una società
incapace di darsi antidoti a simili deviazioni dalla cultura del diritto e della parità di genere.
Quando la mente manca di riflessione e il pensiero è spinto solo dall’istinto si scatena la
mostruosità e si diventa incapaci di sentire il male che facciamo all’altro.
Questi giovani stupratori non sono purtroppo un’eccezione e rappresentano il frutto di una
subcultura prepotente e corrotta diffusa a piene mani dai media, dal web e perfino da esponenti del
mondo politico e intellettuale.
L’irresponsabilità di tutti noi è quella di non boicottare e stigmatizzare i mezzi che diffondono
tutti i disvalori che generano simili gravi violenze.
Abbiamo famiglie, ormai messe sempre più in crisi da separazioni, divorzi e convivenze instabili,
nelle quali i genitori rinunciano ad avere il ruolo di autorevolezza di madri e padri capaci d’indicare
ai figli la via del rispetto degli altri.
La scuola non sempre riesce a educare al bene comune e allo spirito critico.
La televisione ma soprattutto il web sono ormai pieni di violenza, pornografia e cronaca nera; è
palese la sensazione che essi siano privi di regole chiare di gestione e funzionamento e che non
riescano più a proporre eventi ed esempi positivi per una convivenza pacifica e serena.
In sintesi abbiamo purtroppo rinunciato a educare e finanche a controllare adeguatamente il
territorio salvaguardando la sicurezza delle persone.
Le leggi contro la violenza di genere esistenti vengono talora applicate con superficialità né si
stanno migliorando per tutelare tutti da ogni forma di prepotenza.
Il lassismo esistente sui pub, le discoteche o la movida è sicuramente deleterio rispetto al
controllo delle normative sul consumo di alcool o di stupefacenti la cui assunzione determina
certamente deviazioni mentali che possono generare comportamenti irresponsabili e talora perfino
mostruosi nelle relazioni sociali.
Credo poi francamente che a chi ha dimenticato il senso del limite nella propria libertà occorra
ricordare che esso si trova nel rispetto dei diritti inalienabili della persona.
Non supereremo certo la violenza di genere senza liberare con urgenza l’informazione dalle varie
lobbies che hanno annullato ogni tipo di confronto utile a costruire una cultura e un’etica capaci di
promuovere comunque e sempre il bene.
Concordo pienamente con Vittorino Andreoli che ha sostenuto come la violenza subita abbia
annullato sul piano fisico, sociale, psichico e umano la diciannovenne di Palermo e le ragazze di
Caivano.
La prima è stata attirata in un agguato, fatta ubriacare e resa preda del branco.
Le cuginette sono state condotte con l’inganno in un capannone abbandonato e lì abusate.
La giovane di Palermo e i familiari delle vittime di Caivano hanno avuto il coraggio della
denuncia facendo scattare subito i provvedimenti giudiziari.
Questi sono i fatti così come li conosciamo dai media.
Ora aspettiamo che la magistratura faccia giustizia.
Mi auguro che nel processo le vittime siano protette nell’anonimato per aiutarle a uscire
dall’orrore che hanno vissuto.
Oltre che parlare delle paure in carcere dei violentatori, che tra l’altro non hanno manifestato
finora alcun ravvedimento, faremmo bene a occuparci del trauma e della condizione psicologica
delle vittime e delle loro famiglie che staranno vivendo sicuramente giorni durissimi e spero
abbiano il sostegno psicologico per venire fuori dal buio della tragedia che certamente ne ha
sconcertato l’esistenza.
L’indignazione di fronte a simili episodi serve a poco.
Dico con fermezza che chi si macchia della malvagità di uno stupro deve avere condanne severe
che non servano solo da deterrenza e da difesa della società, ma possibilmente a rieducare menti
deviate dai principi del maschilismo imperante.
Le proposte estreme della castrazione chimica ancora avanzate da taluni esponenti politici mi
sembrano come al solito un mezzo di distrazione di massa oltretutto lesivo della dignità della
persona.
Abbiamo bisogno invece di tre cose fondamentali: la ricerca e l’analisi delle cause del fenomeno
della violenza di genere, l’applicazione decisa delle leggi esistenti e la rifondazione di una seria
cultura della ricerca del bene e del rispetto della libertà e della dignità dell’altro.
Commenti
Posta un commento