In Francia la polizia uccide

di Marco Cesario - MicroMega 30 Giugno 2023----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Se sei nato in quartieri periferici e degradati come quello di Nanterre, giusto alle spalle del ricchissimo quartiere della Défense, se hai vissuto in una cité, tra violenza, spaccio, assenza totale dello stato, se sei maghrebino o se sei di seconda, terza generazione e il tuo cognome ha consonanze arabe e non francesi e vedi una volante della polizia o dei centauri dalle strisce blu ed il tricolore transalpino che attraversano il quartiere con il motore che romba, significa che la morte è vicina.
Foto di Marco Cesario---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- (Nanterre). “La polizia uccide”. Se sei nato in quartieri periferici e degradati come quello di Nanterre, giusto alle spalle del ricchissimo quartiere della Défense, se hai vissuto in una cité, tra violenza, spaccio, assenza totale dello stato, se sei maghrebino o se sei di seconda, terza generazione e il tuo cognome ha consonanze arabe e non francesi e vedi una volante della polizia o dei centauri dalle strisce blu ed il tricolore transalpino che attraversano il quartiere con il motore che romba, significa che la morte è vicina. Checché se ne dica, in questi quartieri in cui si ammassano generazioni di odio contro la République, c’è una solidarietà inaspettata tra le persone. All’esterno, nella “Parigi bene”, questi luoghi, le banlieues, sono additate per l’evasione scolastica, la disoccupazione, la violenza, lo spaccio e l’islamizzazione radicale. Essere nati qui significa precluderti l’università buona, il lavoro buono, la società buona. -
Foto di arco Cesario--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Essere nati qui è un’impostura e chiamarsi Nahel o Mohammed lo è ancora di più. La polizia che sbarca nel tuo quartiere per una retata non è una buona notizia ed è sempre meglio fuggire per non fare la fine di quei due ragazzi di Clichy che nel 2005 morirono per elettrocuzione fuggendo dalla polizia e scatenando la più grande rivolta sociale di Francia. Una rivolta passata alla storia come “rivolta delle banlieues”, perché anche quando ci si rivolta occorre mettere i puntini sulle “i”. Non si trattava infatti della rivolta dei bobo’ socialisti anti-Sarkozy o degli anarchici che spaccano le vetrine dei McDonald’s ma hanno i genitori nel XVIème. Si trattava (e si tratta) dei veri proletari della Francia di oggi. Questi qui, questi Mohammed, Yassine, Fatima, Yussuf che ancora oggi continuano a morire per un controllo di polizia.Avrà pensato anche questo Nahel, adolescente di 17 anni, vedendo i due poliziotti appoggiarsi al finestrino della sua auto con fare minaccioso e sprezzante. Qui nessuno pensa che la polizia protegga i cittadini. La polizia è il nemico perché è il braccio armato di uno stato che ammassa le persone in ghetti senza storia, dagli interni vuoti di significato, torri sinistre prive di bellezza ed alienanti, scatole vuote dove è impossibile la socialità, loculi nemici dell’umanità. Vivere in una cité è come essere un coniglio in un allevamento intensivo. La luce obliqua che penetra dalle grate ti fa capire che sei all’inferno, alla periferia dell’umanità e solo un gesto estremo può permetterti di sopravvivere in questo buio pesto ed uscirne indenne. Nel tessuto sociale lacerato dall’insipienza di uno stato presente solo militarmente con caserme, prefetture, stazioni di polizia e bandiere della Francia che sventolano sui palazzi, le forze dell’ordine sono una minaccia incombente, un’ombra che si staglia all’orizzonte della tua esistenza. I poliziotti parlano una lingua diverse, ti guardano con occhi diversi. “Tu sei qui perché io te lo concedo”, sembrano volerti dire quando ti fermano per un controllo. Davanti a quest’improvvisa minaccia Nahel ha pensato come ogni buon banlieusard: darsela a gambe. Perché qui la polizia prima ti spezza un braccio o ti spara alle gambe e poi ti chiede i documenti. Nahel è fuggito dal destino che attende questi ragazzi qui, i ragazzi delle cités. Sangue che cola sul cemento delle periferie ghettizzate da pianificatori dell’incubo.1

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