Le rinnovabili rischiano di divenire nemiche del paesaggio

Occorre capire se la bellezza del paesaggio, ma anche potenziali problemi ambientali come lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici, sono prezzi accettabili da pagare in nome del progresso --------------------- da TEATRO NATURALE - Editoriale di Pasquale Di Lena
Le energie rinnovabili, da tempo lontano punti di rifermento per noi,ma che da qualche tempo sono sempre più fonte di preoccupazioni, e non poche, nel momento in cui i governi ai vari livelli - approfittando della scellerata guerra dichiarata da Putin e dall’ancor più scellerata risposta dell’Europa con l’invio delle armi imposta dalla Nato – promuovono e sostengono torri giganti e pannelli solari a terra non rendendosi conto che rubano la bellezza, il paesaggio. Un valore inestimabile, quest’ultimo, tanto più per il nostro bel Paese, e, con esso, la sola energia davvero rinnovabile e la sola vitale, il cibo. Il paesaggio e il cibo, due beni primari del territorio strettamente legati ai due aspetti più preoccupanti per la situazione che vive la Terra e, con essa, gli esseri viventi, a partire da noi e il resto dell’umanità che la stiamo riducendo a poca cosa. Stiamo parlando dell’agricoltura, dei boschi e delle foreste, ovvero della biodiversità e del rischio di estinzione per un altro milione di specie viventi; della perdita sempre più preoccupante - grazie all’uso e abuso di mezzi meccanici e prodotti chimici e farmaceutici - della fertilità del terreno e, non ultima, della situazione tragica del clima. Tre aspetti che mettono in crisi il presente e in dubbio il futuro di vita su questa Terra martoriata con una velocità impressionante negli ultimi 50 anni, quelli che coincidono con l’avvento del neoliberismo. Il sistema delle banche e delle multinazionali, che, non avendo il senso del limite e del finito, depreda e distrugge e tutto per il denaro. Il consumo di ogni cosa, risorse e valori insieme, è la logica propria del neoliberismo e, insieme, la sua capacità, in mancanza di oppositori, di coinvolgere tutti, nel momento in cui impera con la manipolazione dell’informazione e l’appropriazione della politica, che, forte del dio denaro, non usa. Usa solo quelli - un tempo considerati politici - che, ai vari livelli, credono di esserne ancora i rappresentanti, non rendendosi conto che sono solo pedine nelle mani di giocatori di scacchi, i ricchi potenti o potenti ricchi, senza scrupoli. Tutto questo è parte dei nostri recenti dubbi sull’utilità delle rinnovabili sopra citate, nelle mani di chi, con quattro euro, ha la possibilità di mettere su un’impresa e, con gli spiccioli, distruggere bellezza e bontà, quali sono – è bene ripeterlo: il paesaggio e il cibo. Ci sono altri due aspetti che completano questa nostra riflessione/preoccupazione/negazione: 1. la corsa all’energia rinnovabile per non rallentare e mettere in discussione lo spreco di energie e il consumismo quale filosofia di vita, che vuol dire continuare sulla stessa strada che ha già prodotto crisi economiche, guerre, disastri; 2. L’eredità dell’ingente smaltimento dei materiali obsoleti lasciata alle nuove generazioni e i pericoli enormi per i territori che sono oggetto di discariche. Un aspetto, quest’ultimo, che, per ora, non è parte della discussione in atto, come a voler dimostrare che la sola cosa che conta è il presente. Un presente senza passato - memoria piena di valori – è il segno più evidente di mancanza di attenzione per il futuro. La pazzia propria di un sistema senza scrupoli che privilegia il denaro agli affetti, anche e soprattutto quelli dei propri figli; che diffonde sempre più il virus dell’indifferenza per renderci sempre più complici dei suoi misfatti.

Commenti

  1. La colpa non è delle tecnologie rinnovabili ma di coloro che, per ignoranza o per interesse, permettono di occupare suolo buono sia in qualità che in esposizione dagli impianti fotovoltaici o permettono di installare le pale eoliche in luoghi da salvare e proteggere, trasformano Borghi montani in Borghi di pescatori ecc. Questi sono i veri colpevoli e questi andrebbero puniti.Le istituzioni “culturali “ del paese che fanno?Le sopraintendenze ai beni ambientali ecc. dove stanno?Le Arpe cosa controllano? Ecc.

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    1. i governi nelle mani dell'Eni, mio caro lettore, che fanno? So bene che la colpa non è delle tecnologie. I pali eolici (soprattutto di 250 metri di altezza!)con le loro pale e i pannelli solari, non solo sono uno shiaffo dato alla bellezza (emozione) paesaggio e uno spreco di suolo, della sua fertilità e del suo cibo, ma uno spreco enorme di energie per realizzarli, metterli in funzione, renderli utili al loro scopo. Un affare per chi queste energie le ricava dai fossili e, da tempo, avvelena il clima. Poi il problema dello smaltimento che toccherà a chi nasce oggi. Dove e come? Non serve dire "poveri figli!", ma pensare che male hanno fatto per ricevere una tale eredità. Per chi ha a cuore il domani dei propri figli ha una sola possibilità per cambiare il tipo di sviluppo,ribellarsi ora e non aspettare domani. Grazie

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  2. La colpa è dell’assenza di una visione politica, finalizzata al perseguimento dell’autosufficieza energetica e tecnologica di largo respiro.
    Una nazione non può esimersi di programmare e rafforzare le basi del suo sviluppo e della competitività nel futuro .
    Con la recente scoperta americana sulla fusione nucleare, tutte le fonti energetiche diventano relative .
    Un nuovo mondo e una rivoluzione industriale si dovrà vivere e programmare .

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  3. Pasquale, forse non tutti sanno o vogliono sapere, istituzioni comprese, del perché il coltivatore o imprenditore agricolo si direziona verso le fonti rinnovabili. Il motivo è elementare. Visto e considerato che da decenni il settore agricolo è in crisi profonda nell'ottica della redditività e peggio, chi ha fatto investimenti si trova in passivo, non riuscendo manco a pagare gli interessi, pur di salvare la sua azienda mette in gioco, a malincuore, una sua parte. Questa è la motivazione. Un caro saluto. Giorgio scarlato

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    1. Ciao Giorgio, non tutti sanno che cos'è il territorio e del territorio l'agricoltura,, quella del coltivatore-custode del suo pezzo di territorio. Non tutti sanno che mettendo da parte l'agricoltura hanno avuto la possibilità di cementificare e asfaltare il Paese. Non tutti sanno che il cibo è la sola energia rinnovale vitale: Non tutti sanno che la bellezza è la fonte delle più significative emozioni e, come tale, un valore: Non tutti sanno che la biodiversità è vita. Purtroppo sempre più ridotta a causa del tipo di sviluppo che pensa solo a depredare e distruggere. Non tutti sanno delle sofferenze e patimenti di chi ama la terra e la vuole coltivare. Grazie Giorgio , mio amico e coltivatore illuminato

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