Larino: sogni per rinascere

La Fonte - numero di Gennaio 2023
Larino per rinascere ha bisogno di una lettura attenta del suo territorio, che è tanta storia, tanta cultura, tanto paesaggio, tanto ambiente, tante tradizioni, tanta agricoltura, tanto olivo e tanto olio. Perché ciò accada c’è bisogno di donne e di uomini capaci di leggere il territorio e di esso innamorarsi. È la sola possibilità di un blocco della sua depredazione e distruzione in atto e, nel contempo, la presa d’atto che è l’unico bene (comune) che abbiamo, quello che è nostro dovere lasciare in eredità alle nuove generazioni. Chi, nel corso di decenni e fino ad oggi, ha governato la città frentana ha dimostrato e dimostra di non sapere molto del territorio ed ha pensato, anche e purtroppo, che si poteva fare e si può fare a meno dell’agricoltura. Un’”arretratezza” che mal si conciliava e si concilia con la modernità, il “progresso”! L’attività più maltrattata da un tipo di sviluppo che ha posto questo settore primario ai margini dello stesso e non più al centro come un tempo. Grazie al neoliberismo, che ha privilegiato, e continua a farlo, l’agricoltura industrializzata e di essa la quantità a scapito della qualità. Il tipo di agricoltura che l’industria meccanica, chimica e farmaceutica sostiene, pur sapendo che il suo sviluppo viene pagato a caro prezzo dalla fertilità della terra, dalla biodiversità animale e vegetale; dalla salute del consumatore, e, soprattutto, dal clima. In pratica a spese del cibo (atto agricolo), della Sicurezza alimentare e, più che mai, della Sovranità alimentare, che è altra cosa da quella riportata a galla dal neo nominato ministro dell’agricoltura. E’ – ripeto - il territorio il solo unico tesoro che Larino possiede. Un tesoro che ha bisogno di essere apprezzato per essere salvaguardato, tutelato, promosso, e, sempre più, dell’arte della politica per essere programmato e governato. In pratica di sogni che producono idee, idee che animano progetti, progetti che diventano programmi e programmi che hanno la forza di coinvolgere i cittadini e, così, di renderli protagonisti di quella svolta di cui hanno bisogno Larino e il suo circondario, le nuove generazioni, il Molise, il Paese. Una svolta che riporta il territorio ad essere il bene comune di sempre, prezioso e, come tale, non da regalare al primo arrivato che lo trasforma in cemento ed asfalto, pannelli solari a terra o torri giganti che sopportano enormi pale eoliche. E, con il territorio, far rinascere l’orgoglio perso per i tanti valori e le tante risorse che quello di Larino è in grado di esprimere, quali: la sua storia di tremila anni e più; l’ambiente ricco di sorgenti d’acqua potabile; il centro storico e i tanti tesori che ha; l’Anfiteatro e la Villa Zappone con le sue sale interne e saloni che hanno molto da raccontare; le tante epigrafi, seconde solo a quelle detenute da Roma; la fama - con le sue tre varietà di olivo autoctone, in primo luogo quella più diffusa nel Molise, la “Gentile di Larino” – di “Città della biodiversità olivicola”; il luogo della più antica Fiera molisana, quella di Ottobre; la “Culla delle Città dell’Olio”, l’Associazione Nazionale che oggi vede 424 comuni/territori associati, sparsi sulle 18 regioni olivetate italiane. Una realtà, quest’ultima, che l’attuale governo comunale, togliendo il cartello con l’olivina simbolo delle “Città dell’Olio” ha pensato di poter cancellare, sostituendolo con quello di “Città del Sollievo”, che a tutto fa pensare fuorché al futuro. Una cattiveria, con maggioranza e opposizione protagonisti e complici insieme. Come a vergognarsi della risorsa più importante del proprio territorio, l’olivo e il suo olio, ovvero i suoi primari testimoni, cuori pulsanti da millenni, i protagonisti assoluti della storia e della cultura di una Larino capitale, oggi sofferente per il male del tempo, l’indifferenza. Serve riabbracciare il sogno collettivo per far vivere la progettualità e la programmazione, tutto –ripeto - all’insegna della rinascita di Larino e del suo circondario, che serve all’intero Molise. Il sogno di una Larino “cuore pulsante dell’olivo e dell’olio molisano”, i testimoni di tanta storia e tanta cultura; paesaggi unici; ambiente sano con le colline protette dall’olivo; tradizioni, come quella, con l’utilizzo dei rami e delle frasche della potatura, dei “Fuochi della Madonna” a fine Aprile, o, anche, quelle legate ai piatti di una cucina tutta Dieta mediterranea; ai canti (A Frόnne da uelìve); alle sue Feste, tutte importanti. Scrivo e penso al recupero di Villa Petteruti per l’Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo, e a quello del vecchio convento san Francesco per un importante museo e un’oleoteca- degustazione, sede del Distretto del Bio e del Cibo”Olio evo Molisano”; rilancio del Concorso “Inventa una favola a tavola”. Iniziative da aggiungere a quelle già note: “Panel test”, “Goccia d’oro”, “Culla delle Città dell’Olio”, “Concorso regionale di potatura. pasqualedielena@gmail.com

Commenti

  1. Larino, l’ulivo e il suo olio, una storia tradizione e cultura millenaria.
    Il titolo “Larino Città del sollievo” legato all’Hospice Madre Teresa di Calcutta meritato per il modo in cui la cura del sollievo tiene conto prima di tutto della persona umana seppur di notevole im-portanza e prestigio non basta, a mio parere, a cancellare dalla cartellonistica stradale l’olivina simbolo delle Città dell’Olio questo perché Larino e l’ulivo con il suo olio sono legati da una storia, tradizioni e cultura millenaria.
    Com’è possibile cancellare da un giorno all'altro quell’olivina che ha visto la fondazione, grazie al tuo impegno Pasquale, dell’Associazione Nazionale della Città dell’Olio proprio a Larino nel lontano 1994? Non ha senso.
    Nicola D’Ambrosio

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  2. Non ha senso, caro Nicola, ma la Verità è che non importa a nessuno, neanche all’opposizione che non si oppone. A pensare che l’hospice a Larino è una mia idea fata propria da l’allora assessore regionale Giovanni Giorgetta, che ringrazio ogni volta che lo incontro per questa sua attenzione alla nostra Larino. Bastava aggiungere per non far capire che “Città dell’olio” da’ fastidio a chi governa Larino

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  3. Concordo, bastava aggiungere, collegando, secondo me, il titolo “Città del sollievo” al perché di tale riconoscimento cioè la presenza dell’Hospice Madre Teresa di Calcutta.
    Quanti larinesi collegano la sola scritta “Città del sollievo” all’Hospice Madre Teresa di Calcutta?
    Secondo me la cartellonistica andava studiata meglio.
    L’olivina è un simbolo che facilmente, dai larinesi e non, viene collegata all’ulivo, all’olio alla vocazione agricola di un territorio.
    Nicola D’Ambrosio

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