Non per caso
Nel Dicembre del 1994 la nascita, a Larino, dell’Associazione Nazionale delle Città dell’0lio quale riconoscimento dovuto a un testimone ultramillenario, l’olivo, di tanti e importanti territori, tutti del Mediterraneo. Il Molise rappresentato dalla varietà più diffusa, la “Gentile di Larino”, accompagnata da altre due varietà, la “Salegna o Saligna” e la “San Pardo”, anch’esse legate al nome della città Frentana. Ricordo l’emozione e l’orgoglio dei protagonisti di quest’eccezionale evento, i presidenti delle due Amministrazioni provinciali e delle due Camere di Commercio e, in particolare, dell’allora sindaco di Larino, il compianto Alberto Malorni, e dei trenta più sindaci fondatori del Molise, della Liguria, delle Marche, della Toscana, dell’Umbria, della Sardegna, dell’Abruzzo, della Puglia e della Campania intervenuti. Una giornata quella del 17, indimenticabile anche per il freddo gelido improvviso. Un giorno propizio, però, c he ha portato fortuna alla neonata Associazione, oggi presente nelle 18 Regioni olivicole italiane e forte di oltre 400 città e enti aderenti, sempre più presenti e attive per la salvaguardia, tutela, promozione e valorizzazioni dei territori olivetati e i loro grandi oli, rappresentativi della più ricca biodiversità al mondo, oltre 600 varietà autoctone. Un patrimonio unico che, gli adepti del dio denaro, promotori della quantità a scapito della qualità, stanno mettendo a rischio non rendendosi conto dei disastri che procurano sotto ogni aspetto: paesaggistico, ambientale, storico, culturale e le stesse tradizioni legate ai nostri olivi e i nostri oli.
Una realtà, l’Associazione nazionale delle Città dell’Olio, sempre più orgoglio dei soci aderenti, con Larino che, per (de)merito dei sindaci e amministrazioni successive a quelle del sindaco Malorni, sempre meno considerata, tant’è che non appare a chi vi arriva neanche più con la olivina disegnata da un grande amico mio, di Larino e del Molise, Ro Marcenaro, noto anche per la sua farfalla colorata di arcobaleno di “Piacere Molise”. Si presenta come la “Città del Sollievo” e, prossimamente, se va avanti e viene approvata la delibera della Giunta comunale, la “Città della cremazione”, in modo da completare il senso di conforto all’ospite che, da vicino o da lontano, arriva a Larino. Bisognerebbe aggiungere anche la “Città dei pulcini maschi abbattuti” (fino al 2024 quando entrerà in vigore il divieto), e, con la speranza che non accada, la “Città dei pannelli solari a terra”, il furto del cibo e, con esso, la fine dell’agricoltura, per millenni la fonte, insieme con la transumanza, della ricchezza e dell’immagine di questa gloriosa città.
Un disegno perdente - non solo di chi ha nelle mani il governo di questa città, ma, anche, delle forze di opposizione - contrapposto a una Larino “Capitale dei Frentani”, “Culla delle Città dell’olio”. Città de: “l’Olivo Gentile e della biodiversità olivicola”; “d’Arte”; “delle epigrafi”; seconda solo a Roma; “di tre fratelli, i primi Martiri della Cristianità”. E, nono solo, sede de: “primo seminario della cristianità”, “Anfiteatro romano”, “antica Fiera, quella di Ottobre”, “distretto biologico e della sostenibilità”, “Tribunale e Carcere di massima sicurezza”, “Premio Goccia d’Oro”, “Panel test riconosciuto in Italia, il secondo istituito dopo quello di Siena,”, “1° Ospedale aperto, già nel ‘500, nel Molise ed, oggi, del “Vietri”, abbandonato dai governi ultimi della Regione e da quelli locali”, “ primo e unico Hospice aperto nel Molise”, “centro storico di rara bellezza con la sua stupenda Cattedrale e il Palazzo ducale”, “sola festa di tre giorni, quella di san Pardo”; “1° Convento francescano costruito nel Molise”, “Istituto Tecnico Agrario Statale,anche questo il primo aperto nel Molise e il solo operativo ”, e altro ancora.
Un disegno perdente, che sta già portando Larino a essere un ricordo del suo glorioso passato, nel momento in cui i valori e le risorse del suo territorio (storia, cultura, paesaggio, ambiente, tradizioni e cibo della sua agricoltura) vengono svendute invece di essere valorizzate. Basta vedere la continuità di un nucleo industriale che non ha più alcun senso, che, però, pende, come una spada di Damocle, sui terreni, i più vocati, dell’agricoltura molisana.
A fronte di un insieme di primati che sono gioielli di quel tesoro unico che Larino ha, il territorio. Visto che è così, diventa fondamentale utilizzarlo solo per le sue vocazioni e non depredarlo e distruggerlo con altro cemento e asfalto; agricoltura super intensiva, che ruba fertilità e, con essa, il domani; pannelli solari a terra e altri interventi . Si tratta di avere consapevolezza del tesoro che uno ha e di organizzarlo per dare spazio a idee e progetti che aprono a uno sviluppo diverso da quello attuale, tutto nella mente e nelle mani di un sistema basato sul consumismo spietato. Un diverso tipo di sviluppo per riconquistare la dignità persa e, soprattutto, l’identità. Ovvero rilanciare la voglia di restare e non di scappare.
Grazie Pasquale, il 7 Dicembre come Biodistretto della via Amerina faremo una conferenza stampa per denunciare la inaccettabile pratica di sostituzione di Olivi con noccioleti e la compromissione ulteriore della nostra biodiversità.
RispondiEliminaCos'é pazze! Con il dio denaro è una perdita di tempo pensare di poter avviare un dialogo. Comando, impone, compra, vende, svende, depreda, distrugge, toglie il sonno. E' un incubo del quale bisogna liberarsi lavorando per trovare un'alternativa. La sola possibile è la ribellione a questo onnipotente, nessuna mediazione perchè è perdita di tempo prezioso qual è quello di coinvolgere li produttori per renderli protagonisti di un nuovo domani. Non è per niente facile, lo so, ma non ci sono scorciatoie visto che, in mancanza di ruolo politico dei loro rappresentanti, sono , nonostante le mazzate, affascinati dalla filosofia propria dell'agricoltura industriale. Il neoliberismo delle banche e delle multinazionali e i suoi adepti.
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