Il ritorno

di Pasquale Di Lena
Dopo 58anni dal ritiro del diploma di perito agrario non pensavo di tornare all’Istituto Tecnico Agrario Statale di Larino, dedicato a San Pardo, nella veste di insegnante alle ragazze ed ai ragazzi, alunni delle tre classi della Scuola media, e ai giovani che, in quest’anno scolastico, affronteranno gli esami dell’ultimo anno. L’aula magna dell’Istituto, il primo e solo nel Molise ai miei tempi nella Villa Petteruti Romano e, oggi, non lontano dal Convento dei padri francescani, era piena in ogni posto. Il benvenuto del vicario dell’Agrario, prof. Gagliardi, il saluto del prof. Carelli dell’Istituto per geometri, la bella presentazione del prof. Umberto Poppo e le parole amiche della professoressa, Giovanna Vizzarri, hanno avuto l’effetto di sciogliere la mia emozione e di entrare subito nel tema “L’olivo, testimone del territorio molisano”. La pianta a me cara, riconosciuta sacra e, da oltre seimila anni, fonte di civiltà dai popoli del Mediterraneo, l’area che, ancora oggi, esprime il 95% della superficie olivetata nel mondo. Nonostante - grazie alla sua fama di “panacea contro ogni male”, certificata dalla scienza medica, e, quale filo conduttore della Dieta Mediterranea - il salto e la corsa verso tutt’e cinque i continenti, tanto da far dire che “ogni minuto che passa c’è un frantoio che macina”. Una diffusione improvvisa dell’olivo, partita all’inizio del terzo millennio e un enorme successo di mercato dell’olio evo, proprio negli anni in cui l’olivicoltura italiana registra ampie fasce di abbandono; una perdita consistente di superficie: da 1,4 milioni di ettari, coltivati fino a pochi anni fa, con l’ultimo dato che parla di una superficie olivetata al disotto del milione di ettari. Un quadro non bello che dovrebbe far riflettere quanti governano questo primario comparto della nostra agricoltura per dare ad esso un programma di sviluppo che porta a riconquistare il terreno perso e a mettere a disposizione dell’olivicoltura un altro milione di ettari. Una necessità urgente se si vuole continuare ad essere i protagonisti della qualità dell’olio extravergine di oliva sui mercati del mondo, quelli già conquistati o, ancora, da conquistare. Da primi produttori, fino agli anni ’80 del secolo scorso, superati dalla Spagna (il Paese di gran lunga il più olivicolo al mondo), e. lo scorso anno, anche dalla Grecia, siamo scesi sul terzo scalino. Continuando, ho sottolineato di nuovo la sacralità dell’olivo, la sua attualità, quale pianta, con il suo olio, amica dell’uomo, e con le sue radici e le sue foglie, amica del suolo, dell’ambiente, del paesaggio, e, per la sua capacità di captare anidride carbonica e di cedere ossigeno, ancor più del clima. Ho raccontato il mio No, senza se e senza ma, agli impianti di oliveti superintensivi, che sono l’espressione alta di quell’agricoltura industrializzata, così cara alle banche e alle multinazionali, che la Fao – a giusta ragione - ha dichiarato distruttiva e, come tale, fallita. La rappresentazione, certo non esaustiva, dell’olivicoltura molisana, ha preso buona parte del tempo del mio intervento con: l’accenno alla bella storia dell’”Olio liciniano”, oggi “Aurino”, il più noto ai tempi dell’antica Roma; la presentazione di una realtà unica al mondo, il “Parco storico regionale dell’Olivo di Venafro”; il quadro delle 19 varietà autoctone - raccolte dal campo catalogo dell’Itas - delle oltre 600 sparse sulle 18 regioni italiane olivetate, che danno all’olivicoltura il primato mondiale della biodiversità olivicola, non ancora considerato per le sue enormi potenzialità di immagine e di mercato. Larino, con le tre varietà che portano il suo nome, è la città dell’olio più ricca al mondo di questo valore straordinario. Altro elemento è il Concorso ”Goccia d’Oro”, che, con la sua rigida selezione, ha evidenziando ed esaltato la qualità degli oli molisani e portato i produttori a dare ad essi la migliore delle immagini. Qualche parola in più per Larino, la patria dell’olivo ”Gentile”, il più diffuso, nonché culla delle Città dell’Olio, l’Associazione Nazionale oggi forte di oltre 420 enti e comuni associati, una realtà che, con le sue tante e importanti iniziative, sta dando molto all’olivo ed al suo olio. Anche il Molise vuole continuare ad essere un protagonista con il suo Distretto del Cibo “Olio Evo Molisano”, che ha come primario obiettivo altri 10 mila ettari di superficie olivetata da aggiungere ai 14mila esistenti. Tutto per dare nuova forza e prestigio alla sua fama di testimone, il “Genius loci” o simbolo del luogo, il territorio molisano, sapendo che il glocale ha tutto per essere vincente sul globale. Il territorio, Il solo tesoro che abbiamo, ha meritato tutto il silenzio di un pubblico attento di ragazze e di ragazzi per un futuro di valori e di risorse che ha bisogno, prima che sia troppo tardi, di passare nelle loro mani e dimenticare presto il tipo di sviluppo che depreda e distrugge. Il caloroso e lungo applauso conclusivo ha coperto di emozione il mio grazie. pasqualedilena@gmail.com--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------indice del numero di novembre 2022 http://www.lafonte.tv/--------------------- In questo numero: - ... senza confini di Carlo A. Roberto--- - terremoto anno ventunesimo (Lettera aperta per ravvivare la speranza indignata) ..di Antonio Di Lalla--- - le donne di dante..di Michele Tartaglia--- - giochi tragici..di Dario Carlone--- - pittura: "Clandestini"..di Ana Maria Erra Guevara--- - scambio di opinioni.. di Raffaele Jannucci--- - discontinuità necessaria..di Famiano Crucianelli--- - terzo settore: ora i fatti.. di Patrizia Manzo--- - il mosaico ..di Rossano Pazzagli--- - satrapo in arme..di Angelo Milone--- - dritti a destra..di Domenico D'Adamo--- - la presidente--- di Tina De Michele--- - le parole sono mondi..di Marcella Stumpo--- - tempi tristi per i poveri..di Michele Blanco--- - di giardini e giungle..di Christiane Barckhausen-Canale--- - tela: "Evoluzione - Involuzione" ..di www.su-mi.org--- - volti e maschere..di Luciana Zingaro--- - spicchi di luce..di Mara Carissimi--- - valore di un ritratto..di Gaetano Jacobucci--- - quel filo di libertà..di Anna Di Gregorio--- - a tu per tu con benedetta marinelli..di Gabriella de Lisio--- - processo ai media: un silenzio assordante..di Fabrizio Pezzani--- - gli appetiti non conoscono limiti ..di Franco Novelli--- - una dura sentenza del ventennio..di Giuseppe Mammarella--- - foto: "Corbezzoli"..di Guerino Trivisonno--- - la sostenibilità ambientale..di Marco Branca--- - il ritorno..di Pasquale Di Lena--- - pittura: "senza titolo 2"..di Antonio Scardocchia--- - salute del pianeta..di Fabio Vanni--- - foto: "Tutto ha un cuore!"..di Antonietta Parente--- - i colori della morte..di Franco Pollutri--- - i manufatti di Cleofino Casolino: "Bazar" ..di Cleofino Casolino--- - l'erba strega..di Gildo Giannotti--- - d'un tratto ..di Enzo Bacca--- - UT PICTURA POESIS..di Redazione--- - guerra civile..di Silvio Malic--- - scale verso il cielo ..di Filomena Giannotti--- - una giornata a san giuliano..di Domenico D'Adamo---------------------------------------------------------------- editoriale... terremoto anno ventunesimo (Lettera aperta per ravvivare la speranza indignata).. - di Antonio Di Lalla a pag.3 ------------------------------------ Scrivere ancora di terremoto e di mancata ricostruzione dopo 20 anni dal sisma che ha lesionato muri e coscienze provocando trenta morti a San Giuliano di Puglia, un centinaio di feriti e tremila sfollati può sembrare addirittura paradossale. Né ci consola che sia accaduto di peggio nel Belice (1968) o nell’Irpinia (1980), per non parlare dei cataclismi più recenti che aspettano ancora l’intervento massiccio dello Stato che puntualmente è latitante, dopo le dovute lacrime di coccodrillo iniziali. --

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