Quando il Molise diventa esempio

Caserta: nasce il caseificio che dà lavoro alle donne vittime di violenza.. Immobile confiscato alla camorra
L'idea di prendere cura delle donne vittime di violenza ha portato, qualche anno fa, alla nascita, a Termoli, della Cooperativa Kairos, e il merito è del suo promotore, dr. Nicola Malorni, delle donne vittime di violenza, i suoi soci e collaboratori, tutti bravi a far tesoro della bontà e sacralità dell'olivo per ridare voce, forza e coraggio, a chi portava addosso le ferite provocate da uomini incapaci di amare, ma solo di violentare. L'esempio della rinascita è stato un olivo colpito da un fulmine, sempre più noto ai più con il nome "Fausto", grazie soprattutto al cotometraggio di grande successo, "Gocce", firmato da Simone D'Angelo, un molisano doc. Questa notizia del caseificio nel casertano, da me letta su la Newsletter "Quale formaggio", darà gioia ai protagonisti della cooperativa Kairos, a Fausto, a Simone e ai protagonisti delcortometraggio, e farà dire a me che predico da tempo il ruolo, proprio del Molise, di laboratorio e di esempio per altri territori, che, nel caso, troveranno lo spunto per nuove similari iniziative. --------------------------------------------------------------------------------------------------------Ed ecco larticolo letto su "QualeFormaggio" ..Caserta: nasce il caseificio che dà lavoro alle donne vittime di violenza..Due beni immobili, sottratti definitivamente alle mafie, verranno ristrutturati in tempi molto brevi, nel casertano, per realizzare un polo per disabili e un caseificio gestito da donne vittime di violenza. La disponibilità di fondi dell’Ue per la ristrutturazione e il cambio d’uso garantirà ai due progetti un rapido impatto sul territorio, con l’inaugurazione tra dicembre e gennaio prossimi dei beni riqualificati. Si tratta di villette su due piani, situate nei centri cittadini di Casapesenna (confiscata a Raffaele Capaldo, cognato del boss Michele Zagaria) e San Cipriano d’Aversa (sottratta a Cipriano d’Alessandro del clan dei Casalesi). Nella prima delle due sarà realizzato il caseificio sociale che darà lavoro alle suddette donne, oltre a un luogo di preghiera per la comunità evangelica. Il costo di ristrutturazione dell’immobile di Casapesenna si aggira attorno ad 1,4 milioni di euro: protagonisti dell’operazione sono i Comuni coinvolti, che hanno suggerito le destinazioni d’uso, e Agrorinasce, la società consortile a partecipazione pubblica, in cui operano cinque amministrazioni comunali: oltre alle due suddette, anche San Marcellino, Santa Maria la Fossa e Villa Literno. Da circa venti anni Agrorinasce amministra più di centocinquanta beni sottratti ai clan nel casertano. Insieme a cooperative sociali selezionate, la società sta gestendo la valorizzazione dei beni confiscati, mentre la realizzazione delle opere sarà affidata ai Comuni. Il caseificio troverà spazio al pian terreno dell’immobile e verrà gestito dalla cooperativa sociale Raggio di Sole. «Volevamo creare», spiega il sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa, «un punto per valorizzare i prodotti tipici locali come la nostra ottima mozzarella di bufala campana, ma desideravamo anche che fosse un’opportunità per persone in difficoltà». «I beni confiscati», ha aggiunto De Rosa, «sono al primo posto dell’azione comunale, e lo stiamo dimostrando riaprendoli e ridandoli alla collettività». Dal canto suo l’amministratore delegato di Agrorinasce, Giovanni Allucci, ha commentato dicendo che «Questo progetto consente di realizzare un’opera importante non solo dal punto di vista sociale ma anche economico, coniugando due aspetti rilevanti connessi al tema dei beni confiscati».

Commenti

  1. Finalmente. Questo per me è il "virtuosismo". Grazie di cuore per averci reso partecipi, con questo articolo. Voglio l'informazione fatta di queste notizie, non solo quelle "funzionali" al neoliberismo.Graze.

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