Quando visiti la Palestina

Visit Palestina di Antonio De Lellis __
Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro/.Vivi un istante di dramma inconsolabile, di una ingiustizia tagliente, di una speranza attiva/. Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro/.Vivi nel racconto carico di forza di chi sta soffrendo, nel sorriso delle donne, negli occhi neri e profondi dei bambini, nella simpatia di chi lotta./ Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro/. Vivi l’accoglienza di un popolo fiero e antico, di uno sguardo stanco mai arreso, nell’operosità di donne colme di dignità/. Quando vivi la Palestina, il muro ti entra dentro/. Vivi nell’orgoglio di generazioni che guardano al cielo, che hanno mani ruvide e del colore rossastro della terra, convinti e perseveranti come la roccia, ovunque presente, come il vento che ti frustra il volto/. Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro/. Vivi la sprezzante presunzione di chi occupa la terra, condizionando il giorno e la notte nella umiliazione e nel sangue/. Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro./ Vivi lo stato di occupazione, i militari dappertutto, le assurde costruzioni di coloni aggressivi e potenti/. Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro/. Vivi la poesia e le parole fatte di pietra e di sconfinata tenerezza. Vivi, senza comprendere, il senso di quella segregazione e mutilazione/. Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro/. Vivi quel muro irragionevole, quella cesura, quel coltello tagliente, che come un fuoco sembra soffi solo da una parte/. Quando visita la Palestina il muro ti entra dentro/. Vivi i giovani che lottano stanchi e delusi, privati di diritti e ricchi di po0vertà, miseria, visioni possibili e azioni concrete/. Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro. Vivi il fastidio dei controlli, della sicurezza idolatrata, dei mitra, dei soldati troppo giovani per avere quel potere/. Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro/. Vivi l’ostinazione e l’amore di un popolo che non vuole nemici, di chi vive la nonviolenza/. Quando visiti la Palestina il muro ti entra dentro/. Vivi il cibo offerto, semplice e autentico, il popolo che ti avvolge e prende il posto del muro/. Quando visiti la Palestina, un popolo coraggioso ti entra dentro/.Vivi le lacrime di tutte le mamme, le tue e quelle che trattieni/. Quando visiti la Palestina uno sguardo di pace ti entra dentro/. Vivi l’impegno di Coloro che ti hanno preceduto, sentendosi impotenti, senza mai arrendersi/. Quando visiti la Palestina capisci che non sei inutile. Vivi il sogno che piangere insieme porterà alla riconciliazione/. Quando ti chiedi dove finiscono tutte le lacrime del mondo, vieni in Palestina/. Antonio De Lellis Pax Christi – Movimento per la riconciliazione e la Pace ____ Giudizio critico di Antonio Crecchia – Saggista Vincenzo di Sabato, per decenni alla guida del Centro Studi Molise, chiede un mio pensiero, sulla poesia dal titolo “Visit Palestine” che, per forma, ricchezza di movimenti psichici e per fattori compositivi - ritiene originale. L’autore è Antonio De Lellis della Pax Christi. E l’originalità la rilevo già dal primo verso, ripetuto più di dieci volte, che suscita curiosità e richiede approfondimento. Il campo d’osservazione del poeta è la Palestina oggi, da lui appena visitata e, da buon cristiano con la coscienza che entra in fibrillazione dinanzi a palesi ingiustizie umane, ha tratto l’immagine di una realtà sociale in cui la “Pax” tra Palestinesi e Israeliani è un’aspirazione sfociante in continua delusione. I popoli aspirano alla pace, alla libertà, alla giustizia, al benessere frutto del lavoro onesto; i governanti accumulano arsenali di ordigni bellici, creano “MURI” al fine di perpetrare segregazioni, separazioni, respingimenti, dissuasioni ad avvicinarsi al dominatore di turno, preparano il “casus belli”, organizzano azioni punitive e vendette sfocianti nel sangue… Quando visiti la Palestina il muro ti sta dentro”. Un’affermazione in cui risalta la durezza minacciosa del muro innalzato dagli Israeliani a difesa dei territori conquistati con le guerre del 1948 e del 1967, e il senso “oppressione” che morde la coscienza di chi guarda quel muro come un segno di ostinazione a mantenere le distanze dall’altro, considerato nemico… Un muro, iniziato nel 2002, lungo 570 km. che, ad opera finita, raggiungerà la lunghezza di 764 km! Una barriera insormontabile, a protezione di “coloni aggressivi e potenti”, innalzata ad ingiuria verso coloro di cui si ha disistima, privati “i diritti”, ricchi soltanto di “miseria, povertà, di visioni possibili e azioni concrete”. La poesia raccoglie il clima che si respira da parte dei Palestinesi (e dei visitatori dei territori contesi) che vedono gli Israeliani come occupanti e dominatori, padroni “sprezzanti”, con la “presunzione di chi occua la terra, / condizionando il giorno e la notte nella umiliazione e nel sangue” coloro che sono stati resi “impotenti / senza mai arrendersi”. Tragica realtà che tocca e rattrista la coscienza di chi, per natura, vive e nutre “la speranza attiva” in un futuro privo di odi, sofferenze di contrasti, e opera per la riconciliazione, la pace e la solidarietà, permanenti e globali. L’antica terra dei Filistei spera ancora nel “sogno che piangere insieme/ porterà alla riconciliazione”. Antonio Crecchia

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