Crisi climatica e della cultura
di Pasquale Di Lena
Già è cosa non facile spiegare la crisi climatica con i suoi continui e, sempre più, crescenti cambiamenti in corso e l’avvicinamento al momento(ancora otto anni) del non ritorno, poi ci si mette il sistema con i suoi fedeli e bravi servitori, soprattutto nel campo scientifico e del’informazione a rendere difficile, se non impossibile, il coinvolgimento del popolo che, già da tempo, è la vittima del disastro. Il sistema, quello neoliberista, che solo pochi, soprattutto chi più lo dovrebbe combattere, nominano. Penso alla sinistra - sempre più nelle mani di persone guastate dal sistema e, come tali, non all’altezza del compito – e, anche, a quelli che ci tengono a definirsi con un termine sbagliato, progressisti, visto che il progresso di cui si vanta il sistema del dio denaro, cioè delle banche e delle multinazionali, il neoliberismo, è la causa del disastro che vive il clima. So bene - anche se non ne ho mai fatto uso - che la mediazione è un’arte, ma analizzando bene il momento che viviamo, non è la mediazione che oggi serve, ma una vera e propria rivoluzione culturale che ridà voce alla politica, la sola in grado di mettere in crisi il dio onnipotente del momento, il dio denaro. Diversamente restiamo le vittime di giochetti che fanno perdere tempo, e, ciò che è peggio, la speranza.
Siamo di fronte al destino della nostra madre terra – che poi è il destino della nostra specie – cioè di fronte al problema dei problemi, che non permette scorciatoie e, meno che mai, calcoli, rinvii, sapendo bene che spiegare il clima (argomento abbastanza noioso)non è facile. Non è facile perché – come afferma chi è più preparato di me – è “una crisi della cultura, e pertanto dell’immaginazione…una crisi della capacità di credere”. Nonostante gli sforzi di un grande uomo, Papa Francesco, con i suoi insegnamenti e la riproposizione dei fondamentali valori, e, di una ragazza, Greta Thunberg, che già a 14 anni si preoccupava del domani, il futuro, capace di sensibilizzare i suoi coetanei e renderli protagonisti di manifestazioni in ogni angolo del mondo. I due personaggi, che, per chi sente le contraddizioni del sistema e lo contrasta, sono diventati i due punti di riferimento per ciò che dicono, scrivono e fanno.
A proposito dei giovani e di Greta, il campus allestito a Torino qualche settimana fa, alla fine di Luglio scorso, che ha ospitato, per cinque giorni, 500 giovani provenienti da ogni parte del modo per parlare del clima e del loro futuro, non deve meravigliare il silenzio dei media italiani, nella quasi totalità sotto il controllo del sistema, le banche e le multinazionali. E, meno che mai, deve meravigliare la totale indifferenza della politica nostrana, oggi alle prese, non a caso, di una campagna elettorale, che ha, con il sistema elettorale uninominale, un obiettivo certo da cogliere, la revisione, se non la cancellazione, della Costituzione, che, per il sistema, è un ostacolo da eliminare. Troppo socialista, troppo democratica, troppo attenta al mondo del lavoro e troppo attenta alla salvaguardia dei beni comuni, in particolare del primo, il più importante, il territorio. Il grande tesoro che le banche e le multinazionali, vogliono finire di derubare per continuare a depredare e distruggere, affamarci tutti e rendere, così, il paese dei mille e mille territori, un paese spoglio della sua storia, della sua cultura; dei suoi paesaggi e dei suoi ambienti; delle sue tradizioni e, dopo la chiusura delle botteghe artigiane e dei piccoli negozi, della sua agricoltura contadina e del suo cibo, che, proprio nel territorio, ha l’origine della qualità e della biodiversità. Ci sono anche altri obiettivi come la cancellazione dei 5 Stelle, che, con Conte, si sono permessi, di mettere in discussione alcune scelte del sistema, e perfino di non approvarle.
Un sistema che vuole tutto e tutti nelle sue mani, e, ciò che è peggio, che non perdona chi si pone e diventa ostacolo sulla strada che porterà nel baratro e decreterà la sua implosione di strumento di chi non ha il senso del limite e del finito. Di chi non vuole capire che, anche quest’anno, la terra mesi prima della fine dell’anno (28 luglio), in Italia il 14 di maggio, ha dato tutto quello che poteva dare.
Il sistema, cioè la causa di un progresso sbagliato, proprio perché distruttivo, basato sul consumo di tutto e, anche, di tutti noi, visto che fra poco ci ridurrà a numeri di un algoritmo che non considererà nessuno dei valori che il passato ci ha trasmesso, salvo il denaro, però da mezzo ridotto a fine. Considerarsi progressista vuol dire ritenersi apostolo di un dio privo di amore e di valori, di un mondo senza domani.
Ecco che la crisi climatica torna come “crisi della nostra capacità di credere”, e non solo, anche di individuare la causa di un mondo esagerato, smodato, impazzito, e, così, subire gli effetti deleteri del suo “progresso” fino a renderci complici di uno sviluppo che ci sta portando nel baratro.
pasqualedilena@gmail-com
Lucida analisi e grido di un appello al risveglio urgente dell' "Umano" nell'accezione più autentica del termine. Grazie di cuore dott.Pasquale Di Lena.
RispondiEliminaConcordo pienamente! Grazie per l'analisi. Tocca a noi riflettere e agire
EliminaPasquale peccato che in politica non esistono più persone come TE.
RispondiEliminaIo che ho avuto la fortuna di conosceti mi trovo in difficoltà a prendere una decisione dentro la cabina elettorale
RispondiEliminaServe ragionare per avere qualche certezza in più e, così, essere convinti che si è fatto la scelta possibile. Quella contro chi mi invoglia a non andare a votare. Il non voto è la prima vittoria del sistema. Quella contro chi, nel momento in cui decido di andare a votare, mi invita a votare i meno peggio, cioè i peggiori sostenitori del sistema delle banche e delle multinazionali, che sta distruggendo il mondo. La competenza, la coerenza, l'onestà, l'amore per la politica e quel fondamentale tesoro che è il teritorio, l'impegno sono valori e tutti importanti punti di riferimento per fare bene il proprio dovere e non sbagliare.
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