Queste elezioni
di Nicola Picchione
Temo che qualunque sia il risultato non risolveranno una crisi politica iniziata trent’anni fa con la caduta (naturale più che provocata) della vecchia classe politica e l’avvento della nuova iniziata col berlusconismo che sbandierava liberalisimo ma era solo padronale, incapace di formare politici capaci (Taiani ne è il simbolo finale: un nulla, un pupazzo di B.).
La caduta di Draghi è dovuta alla comprensibile intolleranza della classe politica di essere sopraffatta da un tecnico (che sia capace ha aumentato l’irritazione mettendo in risalto la propria incapacità).
Manca la politica perché mancano i suoi meccanismi operativi, i partiti con idee e programmi ben delineati.
Non c’è una destra liberale: FdItalia non resiste (non so se per sua natura o per strategia) al richiamo neofascista o comunque a un nazionalismo fuori dai tempi; la Lega, traditi gli ideali impossibili per i quali era nata, è rappresentata da un leader inqualificabile forse tenuto soltanto per la capacità di acchiappare voti con mezzi anche indegni; Forza Italia (ciò che ne resta) rimane creatura di un capo condannato, con forti sospetti di connessione con la mafia, ex piduista per carriera, a lungo rimasto a galla con la tecnica del piazzista. In pratica una destra solo apparentemente unita ed in ogni caso lontana da una destra liberale dignitosa legata all’antico liberalesimo con aggiornamenti necessari ai tempi.
La sinistra non esiste. Il PD è sostanzialmente un centro (non a caso è condotta da un ex democristiano, ha affianco- molto scalpitante- un ex democristiano giovane e ospita un vecchio ex democristiano come Casini). Agita ogni tanto ma senza convinzione qualche slogan di sinistra ma è lontana dal mondo del lavoro. Quello che è ufficialmente detto centro ospita una quantità di partitini e capetti scalpitanti e sgomitanti.
Infine, il movimento di Grillo nato per mandare al macero la neoclasse politica ne ha assorbito i metodi ma senza la loro furbizia e guidata da un inesperto di politica si è avviata da sé al macero.
Si va al voto con una legge elettorale vergognosa e antidemocratica, con alleanze tattiche nelle quali domina il sospetto verso l’alleato, pronti a farsi fuori in assenza di una strategia politica unitaria e senza una visione generale.
Non meraviglia che molti non vadano a votare (il voto è un diritto ma deve poggiare su una base solida) e che molti altri vadano a votare senza convinzione: un voto contro qualcuno anziché per qualcuno.
A peggiorare tutto ci troviamo di fronte a problemi fondamentali economici e sociali che esigerebbero soluzioni urgenti molto coraggiose e alcune impopolari che nessuno sa e vuole affrontare complicati da una situazione mondiale complessa. Senza parlare dei continui e pressanti richiami che madre Terra ci manda prima di evolvere verso una (per noi) irreversibile catastrofe. Di fronte a loro rimaniamo paralizzati, chiudiamo gli occhi come se non fossero problemi vitali che richiedono soluzioni immediate e sostanziali.
Si dice che alcune specie animali giunte a un momento critico del loro vivere insieme vanno da sé a precipitarsi in gruppo nell’abisso come se fossero stanche di vivere e odiassero quel modo di stare insieme. Un modo un poco troppo drastico per risolvere i problemi.
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