Il potere e la violenza

di Nicola Picchione
“Il mondo va di male in peggio, questo lamento è vecchio quanto la storia, così vecchio quanto la poesia che è anteriore alla storia, vecchio come la più vecchia di tutte le leggende poetiche, la religione dei preti”. Così inizia il saggio di Kant “Sul male radicale nella natura umana”. L’uomo ha la stupidità delle cellule del cancro le quali non riescono a frenare la loro crescita uccidendo così chi le ospita e finendo per uccidere se stesse. Per l’uomo c’è un’aggravante: ne è consapevole. Il peccato originale non è nell’albero della conoscenza ma nell’albero del desiderio di potere che va oltre il desiderio di ricchezza: riguarda il possesso delle persone, della loro libertà. Non della loro anima e del loro pensiero se non hanno l’animo servile. E’ così da sempre. Racconta Polibio che uno spartano, entrato nell’accampamento dei persiani in fuga vide nelle tende dei generali resti di cibo abbondante e posate d’oro e d’argento; si chiese: perché un popolo così ricco ha lasciato la sua terra e le sue case per venire ad occupare noi che siamo poveri e mangiamo una minestra misera e nera? Il desiderio di possesso alimenta il potere e spinge i pochi che comandano a mandare alla guerra popoli che non amano la guerra, con false motivazioni: guerra di difesa, guerra per portare la democrazia, guerra per portare la giustizia, guerra per portare sviluppo e progresso. Allo stesso modo si bruciavano le persone per salvarne l’anima dai peccati. Il potere si fida dei suoi muscoli e dimentica l’orgoglio e il coraggio di chi offende. Il potere vive nella paura della rivolta, non è mai sicuro anche se attira i deboli li fa servi e chiude le loro menti sino a credere alle false giustificazioni delle guerre. Il potere teme l’informazione e la democrazia che è viva se poggia sulla conoscenza ed è capace di riconoscere senza timore i propri limiti difetti errori e poi correggerli. Ci sono guerre dichiarate e guerre non dichiarate come la devastazione della Terra, ferita sporcata sventrata avvelenata in un delirio di possesso senza rispetto: senza freno come le cellule del cancro. Bisogna opporsi al potere. Opporsi alle guerre ragionando smontandone le cause da una parte e dall’altra, denudando il potere. “Tra le cose terribili del mondo- dice Sofocle- l’uomo è la più terribile”. Forse non voleva essere tanto pessimista e usò una parola ambigua (deinos) che non significa solo terribile ma anche meraviglioso. Perché l’uomo è terribile ma può anche essere meraviglioso. So di dire cose banali ma le dimentichiamo quando ci sembra che tutto vada bene, quando le guerre sono lontane da noi. Su queste considerazioni generali e banali cerco di capire l’attuale guerra che in più modi ci coinvolge. Mi chiedo se abbiamo commesso leggerezze, sottovalutazioni o anche errori. Condannare non basta. Bisogna sempre sottoporci alla nostra analisi

Commenti

  1. Ho letto,condivido ma ....mi resta difficile capire cosa fare

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  2. Mi associo al primo commento e se dicessi che mi associo anche alla tua risposta, caro Pasquale, sembrerei davvero ambiguo. Invece non lo sono e credo fermamente che la causa principale dei nostri mali sia proprio il consumismo. Il tratto filosofico dell'articolo lo racconta bene. La stessa "testimonianza" di Polibio ci fa capire quanto sia stupida l'ingordigia dei generali persiani ...
    Allora che fare? Tocca ancora sollevare la nostra voce per denunciare le cose che veramente non vanno bene ed insegnare con "amore" come si fa a farle andare bene! Un esempio per tutti bloccare il prezzo dei combustibili, della pasta e del pane; non per instaurare una dittatura ma per bloccare a zero le importazioni dalla Russia e dire a chi ha lucrato fino ad ora, "fai come ti pare e aspetta tempi migliori se vuoi guadagnare, il popolo deve vivere ora e sempre". Se fossimo pronti a questo, a costo di passare giorni e notti al freddo e senza lavoro (ferie forzate), la guerra finirebbe domani!
    Io però sono un pensionato (mi potrete dire perciò parli) ma pronto a fare la mia parte, cedere sino alla metà della mia pensione fino alla fine del blocco. Questo sarebbe per me meno umiliante e faticoso di quanto invece lo fu per mia nonna che dovette spogliarsi persino della fede nuziale "per la Patria" mentre il marito cioè mio nonno combatteva al fronte col rischio che i le camice nere prima e i repubblichini dopo, gli sparassero alle spalle.
    Questa è la filosofia con cui sono cresciuto! (CarLuc)

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