Barolo, le Città del Vino eleggono il nuovo Presidente
comunicato stampa de le Città del Vino
Nel paese in provincia di Cuneo sindaci, assessori e amministratori dei 460 Comuni enoturistici d’Italia si riuniscono per la Convention d’Autunno, dal 19 al 21 novembre.Si chiude la Presidenza di Floriano Zambon: una carica durata sei anni che ha portato tanti risultati positivi per i territori, contribuendo, ad esempio alla nascita della legge nazionale sull’enoturismo, al riconoscimento delle colline patrimonio Unesco del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene e alla nascita del progetto culturale ed enoturistico “Città Italiana del Vino”. Tenuto a battesimo nel 2021 proprio da Barolo, sarà Duino Aurisina (Trieste) la “Città Italiana del Vino 2022”, con un programma di respiro europeo, oltre i confini di Slovenia e Croazia.
Renata Bianco, sindaco di Barolo: “Una sfida vinta nonostante il Covid. Un grande progetto di comunità”.
Domenica
21 l’assemblea si apre in ricordo di Paolo Benvenuti, storico direttore
dell’Associazione scomparso a gennaio 2020.
Paolo Benvenuti a Campomarino
Dal 19 al 21 novembre le Città del Vino tornano a riunirsi nella Convention d’Autunno dopo la brutta pausa provocata dalla pandemia. A ospitare sindaci, assessori e amministratori dei Comuni enoturistici italiani, sarà il Comune di Barolo (Cuneo), ancora per un mese “Città Italiana del Vino 2021”.
Durante la Convention il coordinamento nazionale eleggerà il nuovo Presidente di Città del Vino. Si chiude dunque l’era di Floriano Zambon, il Presidente che è rimasto in carica più a lungo (dal 2004 al 2007, poi di nuovo per due mandati dal 2015 al 2021), portando risultati significativi per i territori italiani del vino e per l’Associazione Nazionale, fondata a Siena nel 1987 e che oggi aggrega oltre 460 Comuni a vocazione vitivinicola.
Con la Presidenza Zambon l’Associazione ha vissuto un importante rilancio anche dal punto di vista politico, facendo sentire con più impegno la sua voce sui tavoli istituzionali (in particolare con i Ministeri dell’Agricoltura, delle Finanze e del Turismo), sviluppando nuove alleanze con analoghe associazioni - dalle Città dell’Olio al Movimento Turismo del Vino, alla Federazione delle Strade del Vino italiane – contribuendo alla stesura della legge nazionale sull’enoturismo e tenendo a battesimo il riconoscimento delle colline Patrimonio Unesco di Conegliano e Valdobbiadene, un progetto di cui si cominciò a parlare proprio durante una Convention delle Città del Vino nel 2008. Il Presidente uscente Floriano Zambon ha inaugurato anche il nuovo progetto di cultura enoturistica della “Città Italiana del Vino”, un bando annuale che mette a confronto i programmi culturali di Comuni e territori candidati a questo ambito titolo. Nel 2021 è stata proprio Barolo la “Città Italiana del Vino”, ma tra un mese il testimone passerà a Duino Aurisina (Trieste), che ha realizzato un progetto che mette in rete le Città del Vino del Friuli Venezia Giulia e delle vicine Slovenia e Croazia, in un’ottica europea e transfrontaliera: un ricco programma d’eventi culturali ed enoturistici per un anno intero, con uno sguardo a “Gorizia e Nova Goriča 2025 Capitale Europea della Cultura” e allo sviluppo sostenibile di Agenda 2030.
Il sabato alle 15,30, nel Tempio dell’Enoturista del Castello di Barolo è in programma un convegno sulle denominazioni di origine a 30 anni dalla scomparsa di Paolo Desana, ideatore della legge sulle d.o., dal titolo “La lunga strada del vino italiano verso la tutela della qualità. Il caso delle denominazioni”, con interventi del figlio Andrea Desana e di Floriano Zambon.
Domenica alle 9,30 è in programma invece l’Assemblea nazionale, che si aprirà in ricordo di Paolo Benvenuti, storico direttore delle Città del Vino, scomparso a gennaio 2020. Il nuovo Presidente consegnerà una targa in memoria di Paolo alla moglie Federica, in segno di profonda gratitudine per il suo trentennale impegno a favore dei territori del vino.
Durante l’Assemblea sarà ufficialmente annunciata anche la nomina del nuovo Presidente degli Ambasciatori delle Città del Vino, una figura che guiderà una rete di personalità che si sono distinte negli anni con un costante impegno verso i territori enoturistici o nei rispettivi ambiti professionali: sono 154 gli Ambasciatori (ex sindaci, ex assessori, amministratori) e altri 60 gli Ambasciatori “emeriti”, provenienti dal mondo della scienza, della cultura, dell’arte e dello sport. Sono ad esempio Ambasciatori delle Città del Vino, per citare qualche nome, personalità come l’ex professore di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza Mario Fregoni, gli enologi Riccardo Cotarella e Roberto Cipresso e l’ex giornalista Rai Nereo Pederzolli.
Infine il passaggio del testimone tra il comune di Barolo, Città Italiana del Vino 2021, e il comune di Duino Aurisina, Città Italiana del Vino 2022, dalle mani del sindaco Renata Bianco a quelle del sindaco Daniela Pallotta.“A distanza di ormai un anno, posso affermare con enorme soddisfazione e con un pizzico di orgoglio, che la sfida di Barolo è stata vinta – dichiara Renata Bianco, sindaco di Bartolo -. Non mi riferisco soltanto al numero delle iniziative messe in piedi nel 12 mesi. Su questo, anzi, speravamo di riuscire a fare ancora di più, ma la chiusura generale imposta dalla pandemia ha compresso il calendario e costretto al rinvio di alcune attività. Sarà un doppio piacere poterle riproporre e potenziare nel 2022, anche per poterci ancora sentire Città Italiana del Vino, almeno per un altro po’. E’ stata un’esperienza che rifarei – ha concluso la Bianco – se penso soprattutto alla fitta rete di relazioni e scambi che il riconoscimento ha portato con sé, dando nuova linfa al senso di squadra e di comunità, che poi erano i concetti alla base del dossier di candidatura. Ogni iniziativa svolta dal comune di Barolo, è stata fatta con qualcuno, oltre che per qualcuno. I miei migliori auguri a Duino Aurisina”.
Nota personale
La foto di Paolo Benvenuti a Campomarino ricorda il suo saluto a la prima Città del Vino del Molise (oggi c'è anche Toro grazie al suo grande vino Herero), e. la consegna a me della medaglia d Ambasciatore delle Città del Vino, per essere stato, con Elio Archimede (ideatore), promotore e responsabile, grazie a L'Enoteca italiana di Siena, nei primi cinque anni di vita dell'Associazione. Poi la consegna a lui che, nella veste di direttore, ha avuto il merito, insieme ai Presidenti che si sono succeduti e ai suoi preziosi collaboratori, di renderla protagonista della "rivoluzione", negli anni'90, del vino italiano e importante punto di riferimento di un mondo, quello vitivinicolo, che è diventato immagine nel mondo. E' bello per me che ho visto nascere, nel 1987, le Città del vino e aiutato a crescere, sapere che, oggi, forte di 460 comuni associati, è una realtà che continua a dare ai territori vitivicoli (a rischio come i tanti coperti da cemento e asfalto, pali eolici e pannelli solari) il rispetto che meritano per essere l'origine della qualità e la fonte del cibo (un atto agricolo), il possibile domani solo se salvaguardati, tutelati, valorizzati. I territori della vite e dell'olivo, dei cereali e dei prati pascoli, dei frutti e degli ortaggi, i soli grandi tesori di questo nosstro stupendo Paese, patrimonio culturale, tutto, dell'umanità. Lunga vita "Città del Vino", "Città dell'Olio", "Città d'identità". Grazie Paolo. (pdl)
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