Vaccini e paure

di Nicola Picchione
Il dibattito sui vaccini rimane acceso, spinto anche dalle TV che da esso traggono alimento e guadagno spesso aumentando invece di ridurre confusione e paure. Da dove deriva la paura per il vaccino? Quali motivi spingono i novax e i loro affiliati a trovare ragioni plausibili alle loro paure malgrado le evidenze dei numeri a sfavore delle loro tesi? Motivazioni solo in apparenza razionali. Fobie insuperabili per pochi, assoggettamento psicologico per i più. L’uomo ha bisogno di certezze e crede di trovarle nella religione o nelle ideologie o nella scienza. Ma le ideologie sono evaporate, la scienza elabora teorie e la religione vive fra turbolenze e disagi con meno credenti e divisi in correnti o peggio. Vengono meno i punti di riferimento. La globalizzazione crescente pone problemi, rende incerti, aumenta l’insicurezza, mette in crisi il modello occidentale che credeva di poter essere universale. In crisi le regole sociali in crisi i governi nazionali, in crisi di credibilità la stessa scienza malgrado i risultati. Ci sentiamo assediati e minacciati: il riscaldamento globale, il degrado ambientale, i virus, le migrazioni, il terrorismo e molto altro ci rendono insicuri e con senso di impotenza. Vediamo nemici, avvertiamo una natura che prima o poi ci presenterà il conto, ci sentiamo orfani di guide autorevoli, cominciamo a capire che stanno svanendo le passate sicurezze; proviamo a girare la testa dall’altra parte di fronte alla fame e alle sofferenze di tanti e ci rendiamo conto che non possiamo continuare a ignorarle come invece vorremmo: prima o poi ci piombano addosso. Allora se qualche intellettuale in cerca di notorietà spacca il pelo in quattro e si mette a disquisire su libertà e privacy ci accodiamo e urliamo. Don Ferrante se la prendeva con le stelle al tempo della peste manzoniana, noi col virus ma non potendolo vedere o sentire ce la prendiamo col vaccino tramutandolo da difesa in offesa. Se non lo avessimo lo cercheremmo ora che lo abbiamo ci prendiamo il lusso di temerlo. Un’altra minaccia sta invadendo il nostro mondo come un virus: la falsa conoscenza. Sapere poco è peggio che non sapere: orecchiare appena di RNA e DNA illude di sapere e poter trarre conclusioni come annusare il cibo e illudersi di aver mangiato. Ci sentiamo ormai esperti in tutto e crediamo di saperne quanto il medico o il fisico o il chimico. Entriamo in labirinti senza avere la bussola e rimaniamo prigionieri senza rendercene conto. Viviamo in una turbolenza crescente che minaccia di trasformarsi in tempesta e ciclone. Dovremmo munirci di armi di difesa adeguate ma ci sentiamo capaci solo di piccoli rimedi temporanei non di agire sulle cause generali modificando il nostro modo di vivere al quale non sappiamo rinunciare e sottoporre a revisione le nostre idee conservando quelle fondamentali. Siamo ancora persuasi che il nostro modello culturale sia il migliore e non accettiamo modifiche. Ci era gradita la globalizzazione a senso unico: noi verso gli altri escludendo gli altri verso di noi. Non accettiamo di essere esportatori e anche importatori di cultura e siamo presi dal panico che ci piace nascondere con atteggiamenti minacciosi ma sterili e, anzi, pericolosi. Il dibattito sul vaccino è solo una piccola parte ed è inutile dibatterne perché esula dalla ragione. Nemmeno i numeri valgono, possono essere distorti o negati; la Costituzione è interpretata a proprio uso; l’idea di libertà individuale (fondamento liberale della democrazia ma con i limiti necessari) è un pretesto abusato non solo dai novax. Cominciamo a renderci conto di essere in una gabbia e reclamiamo la libertà che credevamo di avere e la privacy tanto osannata ma che da tempo abbiamo venduto in nome della sperata sicurezza e messa nelle mani di infiniti interessi. Oggi il vaccino domani altri inceppi: i pericoli sono dentro di noi ma gli occhi sanno guardare solo fuori. Dovremmo urlare meno, riflettere, saper ascoltare le ragioni degli altri, vedere i guasti che produciamo. Non per buonismo ma per utilitarismo. L’individuo può fare uso assoluto della libertà se sceglie di vivere lontano da ogni contesto sociale, con tutti i rischi e pericoli. Se vive in società, la sua libertà è limitata da norme e regole poiché accetta di essere parte di una unità più ampia. Può non vaccinarsi (a rispetto della libertà individuale), può nuocere a se stesso ritenendo di fare bene. Non può nuocere alla società. I novax sono una piccola minoranza rumorosa ma sono un segnale di allarme, uno dei tanti indici di una società che sta sbandando: sazia di benessere, sazia di libertà forse sazia anche di pace. Vuole altro ma non sa che cosa. Lo apprenderà da chi è ancora digiuno.

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Un pericoloso salto all'indietro dell'agricoltura

La tavola di San Giuseppe

Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch