Parla Italo Testa: «In Molise esiste una cultura mafiosa»

WORDNEWS.it - L’INTERVISTA al Presidente del Forum per la Sanità pubblica in Molise: «Per colpa del debito sanitario stanno morendo i molisani».
Il giudizio sulla politica è netto: «Toma è politicamente incapace. È stato messo lì ad arte perché avrebbe dovuto sistemare i bilanci. La responsabilità dei cittadini è altissima perché fanno le scelte elettorali. Però oggi non hanno alternative. Bisogna lavorare sui molisani perché si riprendano in mano il potere, non votino più in questo modo. Si dovranno cercare delle alternative.» Sui furbetti del vaccino: «È una furberia classica italiana che serve per mantenere nel modo più becero una clientela. Il clientelismo che sta nella mentalità degli italiani e dei molisani.» «Non intendiamo partecipare perché non condividiamo l’origine. Noi siamo al fianco delle famiglie di coloro che hanno perso la vita per i quali ci siamo offerti presso gli avvocati di partecipare a qualsiasi azione legale che essi intendano portare avanti». Comincia così la nostra conversazione con il dottor Testa, presidente del Forum per la difesa della sanità pubblica in Molise. Siamo partiti proprio con la protesta in programma domani davanti alla sede del consiglio regionale per raccogliere il punto di vista di un uomo che da tanti anni combatte sul fronte sanitario. "Questo modo di procedere, andiamo a fare caciara” per cacciare questi consiglieri regionali, è una cosa stupida». Per quale motivo? «Sono stati eletti e il governo non li può rimuovere e loro non si muovono. Tutto quello che stanno facendo sono operazioni interne che riguardano le posizioni di ognuno all’interno del consiglio e i desideri di ognuno di avere visibilità. Lo dimostra il fatto che l’azione che era stata portata avanti di sfiduciare Toma. Nessuno di questi signori vuole andare a casa. Non lo faranno mai». E lo hanno dimostrato con la crisi della scorsa settimana, subito rientrata. Non si era mai visto che un consigliere, dopo aver firmato la sfiducia al presidente della giunta, accettasse di diventare assessore. Uno stretto collaboratore di quel presidente appena “sfiduciato”. Un’azione fulminea, durata pochi minuti. «Non vogliono perdere due anni di stipendio.» Quindi fare “caciara” non serve a niente? «Serve a distrarre da quelli che sono i veri problemi che attanagliano la sanità molisana. Il problema che va affrontato oggi è il debito della sanità in Molise». Sono 14 anni che si parla di debito pubblico. Sono cambiati diversi sGovernatori (Di Stasi, Iorio, Frattura, ora Toma) ma questa spada di Damocle pende da decenni sulla testa dei molisani. I consiglieri no, quelle belle facce sono sempre presenti in quell’aula. Al massimo hanno cambiato il colore della giacca. Ma cosa comporta questo debito? «A causa del debito sanitario del Molise sta morendo la gente molisana». Perché? «In nome del debito sanitario è stata distrutta la sanità pubblica, privilegiando quella privata accreditata. È stato depauperato di personale tutto quello che è la sanità pubblica. Nel piano Frattura erano previsti due letti di malattie infettive, in tutto il Molise, nell’ospedale di Campobasso. Adesso i letti sono diventati ottanta e il personale è rimasto lo stesso». E cosa significa? «Che la gente non può essere assistita. Non ci può essere una assistenza adeguata». Ma tutto questo accade per incapacità politica? «A questa condizione di mancanza di personale si è aggiunta una incapacità politica di porre un rimedio a questo fatto costruendo un ospedale Covid unico, con adeguato personale in previsione della seconda pandemia. Cosa che non si è voluto fare perché questo significava andare verso una sanità pubblica.» Anche i commissari governativi hanno fallito la loro missione? «L’ultimo che è venuto (Giustini, nda), che ha fallito, non è stato messo in condizione di lavorare. Ma è stato l’unico a scoprire che i soldi che noi versavamo, come aumento dell’Irpef a causa del debito che dovevano essere messi sul fondo sanitario, sono stati utilizzati, per anni, per altre cose. E ha capito che se non si esce dal debito sanitario non si torna alla normalità. Il commissario avrà sempre il compito di tagliare. E siccome la politica molisana è gestita in un determinato modo i fondi vanno sempre in quella direzione. E per togliere il debito sanitario serve l’intervento dello Stato, come è stata fatto con la legge per la Calabria. Il governo e tutti i partiti che stanno al governo hanno una tendenza verso il liberismo, anche in medicina. Tutto quello che sta succedendo è legato al fatto che è stata smantellata la sanità pubblica». In che modo? «Prima riducendo i finanziamenti poi smantellando il pubblico per avvantaggiare il privato. E oggi ci troviamo in questa situazione». Un dato impressionante, in questa situazione drammatica, accomuna il Molise con la Lombardia. «In percentuale nelle due regioni, la più grande e la più piccola, ci sono state le maggiori privatizzazioni. E abbiamo la maggiore mortalità.» Il quadro non è affatto dei migliori: la politica è gestita in un determinato modo, la dirigenza sanitaria è legata alla politica fallimentare, il governo ha una tendenza verso la privatizzazione e i commissari, rappresentanti del governo, hanno fallito. Come se ne esce da questa situazione? «Innanzitutto abolendo il debito sanitario, così il Molise può progettare la sua sanità non con il commissario ma con tutto il consiglio regionale. Tutti i molisani dovrebbero chiedere al governo con forza di fare una legge ad hoc per abolire il debito sanitario.» Ma in tutta questa situazione che tipo di responsabilità hanno i molisani? Anche perché questa scadente classe dirigente è stata scelta dai cittadini attraverso il voto. «La responsabilità dei cittadini è altissima perché fanno le scelte elettorali che poi ci portano a questo. Però oggi non hanno alternative. Bisogna lavorare sui molisani perché si riprendano in mano il potere, non votino più in questo modo. Si dovranno cercare delle alternative. Due sono i punti su cui lavorare.» Iniziamo dal primo. «Togliere il debito sanitario. E su questa linea, noi come Forum, eravamo riusciti ad organizzare una convergenza di tutti quei comitati che erano sorti in difesa del proprio ospedale senza porsi il problema di quale fosse il vero danno. Questo fronte, che parla del debito sanitario, non è stato ripreso da nessuno dei partiti e dei movimenti che sta facendo la battaglia.» E il secondo punto? «Una volta che i molisani sono tornati titolari della loro sanità è doveroso convincerli che la soluzione del liberismo è fallimentare. Come è fallimentare la presenza dei poteri forti.» I fronti impegnati sul problema della sanità sono diversi. Comitati, associazioni, presidi, capipopolo non rendono unitaria la lotta per raggiungere gli obiettivi. Ognuno va per la sua strada. È possibile vincere una battaglia se i fronti sono divisi? «La battaglia diventa difficile se non si ha la chiarezza di quali sono i problemi. Se non si va all’origine del problema è tutto inutile. Mentre eravamo riusciti a coagulare tutti i comitati c’è stata la rottura del fronte». Perché è stato rotto il fronte? «Sta venendo fuori che il fronte è stato rotto perché sono entrate forze conservatrici che non volevano il cambiamento.» Una rottura voluta? «È stata voluta». Quale sarà il vostro impegno? «Far comprendere il problema reale alla gente. Con la rabbia si toglie quel senso di frustrazione ma con quale risultato? Si perdono le forze. Questo modo di procedere viene stimolato dalla classe dirigente che non vuole cambiare.» Cosa ne pensa del ministro della Sanità? Serve un medico per questo ruolo? «Il fatto che non sia un medico non è un fatto importante. L’importante è che il politico abbia dei tecnici adeguati. Vediamo il Molise: tra i tecnici non ci sono medici. Solo uno, la Scarfato, che non sappiamo se ha i titoli per fare quel lavoro. Il presidente è un commercialista, ma sta dimostrando di essere un politico incapace. Non ha neanche l’astuzia del politico». Non l’ha dimostrata con la Calenda, il giorno della mozione di sfiducia? «Quella è furberia. Non è astuzia. È stato messo lì ad arte perché, essendo un ottimo commercialista, avrebbe dovuto sistemare i bilanci. Ma da chi è stato scelto?» Da chi è stato scelto l’attuale sGovernatore del Molise? «Quando a Bojano le elezioni le vinse l’uomo di Frattura chi intervenne per indicare l’assessore esterno al bilancio?» Frattura? «Ecco. Quando Toma è diventato governatore ha messo tutti i collaboratori di Frattura nel suo entourage. Perché non c’è stato un cambio? Tutte persone che stanno lì senza titoli per starci.» Non esiste più una differenza tra centro-sinistra e centro-destra? «Non è mai esistita, da quando c’è stata la caduta del muro di Berlino con la trasformazione del Pci. Si è passati da uno statalismo eccessivo a un iper liberismo. In periferia si è ripetuto quello che accadeva al centro. Renzi aveva fatto il patto con Berlusconi, aveva governato con i berlusconiani. E chi erano? Alfano e Lorenzin, ex ministro della Sanità. Dai giornali è venuto fuori che questi signori erano finanziati dall’AIOP, l’associazione delle case di cura private accreditate che hanno un peso economico notevole. Alfano è diventato il presidente della più grossa associazione di sanità privata. La Lorenzin è diventata la responsabile sanitaria del Pd». Cosa significa tutto questo? «La linea politica è quella della privatizzazione. L’attuale ministro cosa può fare con il suo 1% di voti, ammesso che abbia capito l’importanza di tornare alla sanità pubblica.» Nelle ultime settimane è scoppiata una vicenda vergognosa. Diversi personaggi, senza alcun diritto, sono stati vaccinati. Anche una trasmissione nazionale di inchiesta giornalistica ha approfondito la questione, facendo emergere le disparità di trattamento. Nelle scorse ore il gruppo dei 5 stelle in consiglio regionale ha inoltrato un esposto in Procura proprio su questa vicenda. Chiudiamo, allora, con i furbetti dei vaccini per comprendere il punto di vista di Italo Testa. «È una furberia classica italiana che serve per mantenere nel modo più becero una clientela. Il clientelismo che sta nella mentalità degli italiani e dei molisani. Una cultura mafiosa, nel senso che io faccio il piacere a te e tu poi dai il voto a me. È come per il precariato che tiene vincolate le persone al carro del padrone. Questo fatto di avere gente che non ha i titoli, soggetti che possono cacciare, è caratteristico di una cultura di mafia. Non dico che c’è la mafia, non dico che i molisani sono mafiosi ma è una cultura che va cambiata. Al posto giusto va messa la persona giusta. Chi è stato messo lì per grazia ricevuta ha bisogno di altre persone per governare.»

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