I muri di gomma

(pubblicato il 7 Giugno 2020 con il titolo “La grande opportunità e il tempo negato”). Lo riproproniamo, con questo nuovo titolo, alla luce dei fatti gravi accaduti dopo decisioni scellerate che hanno portato alla situazione allarmante che il Molise e noi che lo abitiamo stiamo vivendo
Ieri, 6 Giugno, un sabato tutto all’insegna della riapertura e rilancio del Vietri di Larino con la proposta del commissario ad acta per la sanità molisana, Dr. Angelo Giustini, di un suo utilizzo come ospedale Covid e come Centro di Ricerca per le malattie infettive a carattere interregionale, cioè un bacino di utenza di 1,2 milioni di abitanti pari a quattro volte il numero dei residenti in Molise. Due iniziative, si diceva: la prima a Termoli promossa dal mensile La Fonte presso il Seminario di Termoli con il Vescovo, Mons. De Luca, della Diocesi di Termoli-Larino, insieme con i sindaci delle due città, protagonista. Una conferenza stampa aperta dal Direttore del periodico, Don Antonio Di Lalla, e moderata con grande maestria da Famiano Crucianelli, ex sottosegretario agli esteri e attualmente Presidente di un biodistretto, quello della Via Amerina in provincia di Viterbo nel Lazio. Una conferenza stampa molto partecipata e seguita da sindaci, ex consiglieri regionali e ex parlamentari, consiglieri regionali in carica; la seconda, nel tardo pomeriggio, a Larino nel parcheggio del Vietri con alcune centinaia di persone presenti, attente a seguire i rappresentanti del Forum per la Sanità e dei Comitati di Termoli e di Larino impegnati a sostenere la proposta del Dr. Angelo Giustini perché, è stato detto e sottolineato: - la più rispondente al rilancio di quella sanità a carattere pubblico che il coronavirus ha evidenziato come una necessità per affrontare le possibili pandemie future; - la più facile da realizzare vista la presenza del Vietri, una struttura moderna inaugurata 20anni fa, di proprietà della Regione Molise, e non privata; - la più economica, visto che si deve solo attrezzare degli strumenti che servono al Covid e al Centro di ricerca. Oltretutto con risorse che sono tutte a carico del governo centrale e non dei molisani, la gran parte delle quali – come tutti sanno - finite nelle tasche dei privati; - la più completa, dotata com’è di un centro di terapia iperbarica fondamentale per affrontare e vincere il virus; - la più pronta, nel momento in cui non c’è da costruire nuove strutture; - la più libera, non avendo reparti attivi al suo interno, ma, non lontano l’ospedale San Timoteo di Termoli che chiede – a giusta ragione – il la riapertura del reparto natalità; - la più vicina alle grandi vie di comunicazione; - la più rispondente ai bisogni di un territorio, il Basso Molise, da tempo abbandonato con la crisi dell’industria e quella dell’agricoltura. Una situazione strana quella vissuta ieri, nel momento in cui tutti parlavano e dicevano bene. Tutti, soprattutto i consiglieri regionali, sia quelli intervenuti alla conferenza stampa, che gli altri che hanno dichiarato nelle interviste che concordavano sulla bontà della soluzione “Vietri” di Larino. Una soluzione tutta favorevole ai molisani e al Molise, che, però, rischia di non essere realizzata perché contrastata e negata dal presidente della Regione e da un collaboratore chiamato a dirigere l’Asrem, che si permette anche di dire no a una soluzione decisa a maggioranza dal Consiglio regionale. Un consiglio regionale schiaffeggiato, che ha continuato a porgere l’altra guancia a chi dovrebbe solo eseguire le decisioni prese da un Parlamento, quello molisano. Una Situazione Kafkiana, paradossale e, per molti aspetti, anche angosciante. Una perdita di tempo che dura dall’inizio della pandemia e che vede di fatto il Molise ancora privo di un ospedale Covid, con due muri, entrambi di ostacolo ad arrivare, con la presentazione di un programma approvato, all’appuntamento del 17 p.v.. Due muri: uno di pietra viva che, sulla spinta del privato, continua a dire no, e, l’altro, di gomma che fa rimbalzare la proposta con pari risultato, qual è quello di non arrivare in tempo all’appuntamento e, così, far saltare un’opportunità per il Molise e noi molisani. Una straordinaria opportunità, strategica per il futuro della sanità molisana e per lo sviluppo possibile di una Regione che, con il suo essere campagna, ha tutto per programmare, con l’offerta di quel bene primario che è la salute, il futuro di un diverso sviluppo, soprattutto degno di una Regione.

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