Lettera aperta a quanti vogliono il natale della sanità molisana

 

Da la fonte di dicembre

la speranza forza propulsiva

Di Antonio di lalla

Quale natale? È la domanda che si pongono l’industria e l’economia, il commercio e il mercato. È la risposta che si attende dai governi e dai politici. Quale natale è il tormentone che rimbalza dai programmi televisivi di approfondimento (da qui si comprende la profondità dell’ approfondimento!).

Il primo Francesco nel 1223 ebbe una genialata formidabile. Mentre la cristianità, alto clero in testa, organizzava crociate col pretesto della liberazione della terra di Gesù, in realtà solo per razziare tutto quanto era possibile incamerare - e pure di più - Francesco a Greccio, in uno dei tanti tuguri abitati da poveri si fermò a contemplare una donna che aveva partorito da poco. E così convocò tutti i suoi discepoli dicendo che Gesù bambino era lì in quella stalla e non c’era bisogno di andare a cercarlo in Palestina. Presto ci si dimenticò che quel presepe era la contestazione della violenza insita nelle crociate e si ripiegò sul romantico quanto melenso presepe vivente! Oggi sembra che non possiamo vivere senza il natale anche se tutti sappiamo che questa è una festa posticcia che risale al quarto secolo e servì per rimpiazzare la festa della nascita del dio sole, celebrato dai romani, e non sappiamo giorno, mese e anno né tanto meno l’ora della nascita di Gesù. Per tutti però il 25 dicembre è l’architrave dell’economia invernale!

Il nuovo Francesco avrà il coraggio di sorprenderci con un gesto, una parola che faccia saltare tutti gli schemi, oserei dire i fronzoli, natalizi per restituirci con la gioia di una nascita la drammaticità della vita dei poveri? Avvenne già in quell’irripetibile 27 marzo scorso in una piazza S. Pietro deserta e lui a pregare per l’umanità colpita da questa pestilenza che non ancora si riesce a sconfiggere. Mostrò il coraggio di stare solo davanti a Dio. Che all’inizio della primavera la pasqua, unica, vera, grande festa cristiana sia stata celebrata in totale chiusura è stato accettato pacificamente, rassegnatamente ma il natale no, è impossibile, perché provocherebbe la rivolta di cristiani alla Salvini che vogliono ingozzarsi di panettoni e presepi, di pandori e alberi di natale, al suono di cornamuse e “tu scendi dalle stelle”. Purtroppo di cristiani così ce ne sono sempre troppi, spero non i più!

La fede non è un tranquillante della coscienza ma un invito al rischio, a giocarsi il tutto per tutto, come il seme messo a dimora sottoterra. Il buon Marx, in una frase a mio giudizio equivocata, vedeva nella religione una forza di resistenza, infatti afferma: “la religione è il sospiro della creatura oppressa, il cuore di un mondo senza cuore e l’anima delle condizioni senz’anima. È l’ oppio del popolo”. Noi sosteniamo, andando ben oltre, che la fede è soprattutto una forza propulsiva che deve portare alla liberazione integrale della persona. Perciò in quanto cristiani non possiamo disinteressarci dell’ambiente in cui viviamo, della storia che attraversiamo, dei problemi che affliggono il territorio, di coloro che sono preposti a governare. Non possiamo permettercelo, né noi né i diversamente credenti. Ciò che è di tutti deve appartenere a tutti e deve essere difeso da tutti. Insieme. Con coraggio.

La certezza che le cose possono e devono cambiare ci porta a lottare da anni per la ricostruzione post sisma, da mesi per una sanità al servizio del Molise. Ma le cose non cambiano da sole, soprattutto perché ci sono di mezzo troppi interessi economici, né tantomeno le cambiano i politicanti che ci sgovernano. Sono lì e saltano da destra a sinistra e viceversa, come marionette nelle mani di un grande puparo. Non le cambieremo neppure noi finché non ci decideremo a formare una nuova classe politica, appassionata della cosa pubblica e scelta con oculatezza, non perché ci favorisca nei nostri interessi ma solo perché dotata di un minimo di lungimiranza e buon senso.

Sulla sanità il presidente della giunta regionale non sta facendo il bene dei cittadini, e lo sanno tutti, anche quelli che colpevolmente gli tengono il sacco. Fa carte false, non solo metaforicamente, perché è più interessato ad avere dal governo la nomina a commissario della sanità, sottraendola a quello in carica - e contro il quale ha scatenato le televisioni di Forza Italia e dunque del già cavaliere - che a risolvere i problemi causati dalla pandemia. Se è vero quanto circola in rete e cioè che finanche gli atti sul covid emessi dal presidente sono nulli perché c’è una firma sbagliata, siamo messi proprio male. E sarà ancora peggio perché ci sono interessi economici neppure troppo nascosti.

Noi continuiamo a chiedere l’ ospedale covid a Larino perché i malati hanno perso la salute non la dignità. Per gli amministratori non ha importanza che la gente muoia ma non c’è detergente che possa lavare le loro coscienze! Anche se i tribunali non si occuperanno delle loro malefatte il popolo li ha già giudicati. Con le tende il nostro novello boy scout ci giochi d’estate, non ci ricoveri i malati in pieno inverno davanti agli ospedali! E ancora, pretendiamo lo sviluppo della medicina sul territorio e, subito, la piena funzionalità delle case della salute. Ogni ritardo è imperdonabile.

Vorrei rendervi partecipi di una domanda che mi assilla. Se sto su un autobus in corsa e mi accorgo che l’autista non è in grado perché dà segni evidenti di squilibrio posso far finta di niente? Se non intervengo non divento complice e corresponsabile? Provate ora a sostituire autobus in corsa con regione Molise e vedrete che non ne usciamo incolumi se non facciamo qualcosa. Subito.

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Commenti

  1. Condordo pienamente con quanto scrivi e sulla responsabilità di tutti noi nel vedere, sentire e vivere il disaggio e non far nulla. A mio avviso occorre insistere e coinvolgere gli stessi operatori sanitari. Sono loro i primi, che operano in trincea, in quella linea di demarcazione tra chi soffre dentro e chi è fuori inerme e preoccupata per le sorti del proprio caro. Sono credibili più di qualunque altro, in questo momento di crisi: e se non cambi le cose quando c'è crisi quando le cambi? Da soli sono deboli, non riescono, occorre creare una forza che li avvolga e li faccia sentire e vivere più importanti di quanto già sono, devono sognare e vivere il meglio di loro stessi. Certamente occorre star lontano da coloro che sono al soldo del politico di turno e sicuramente in Molise ne abbiamo molto.

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    1. Qui, caro Gianfrancesco, neanche in tempo di crisi cambiano le cose. Il padrone è sempre lo stesso, come pure i suoi servitori. La sanità poi! Non sono al soldo del politico ma dietro le promesse di quattro "illuminati" che non sanno neanche, non dico quali sono i loro compiti, ma qual è il proprio ruolo. Tant'è che approvano per due volte la sede Covid a Larino e si lasciano, subito dopo, smentire da un dirigente dell'Asrem, nominato dalla Regione. Nelle mani - qui come nel resto del Paese, dell'Europa, del mondo
      - di chi pensa solo di accumulare denaro e nei cervelli "illuminati" di chi non sa cosa ha nelle mani. Grazie al governo pentastellato, pd, Italia viva e "sinistra speranza", ci sarà il raddoppio delle pale eoliche e verranno triplicati i pannelli solari a terra. Furto di territorio (storia, bellezza e bontà), agricoltura, cibo, cioè della sola energia vitale di cui abbiamo veramente bisogno. Affari e denaro, tanto denaro. Se è così il Molise sparirà. Per ora io mi attacco sempre più al mio campo di olivi e erbe spontanee, al mio orto e a L'Olio di Flora, il mio olio "Gentile di Larino", biologico.

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