i Penziere (9)
Il Il
È il
titolo drll’articolo che ho letto su GREENREPORT.
Riporto qui una sintesi che, con i numeri, fa capire la gravità della
situazione-
:
«Nell’ultimo decennio, i Comuni italiani hanno visto succedersi 416 casi di
allagamenti da piogge intense (319 dei quali avvenuti in città) che hanno
determinato 347 interruzioni e danni alle infrastrutture con 80 giorni di stop
a metropolitane e treni urbani; 83 giorni di blackout elettrico; 14 casi di
danni al patrimonio storico-archeologico; 39 casi di danni provocati da lunghi
periodi di siccità e temperature estreme; 257 eventi con danni dovuti a trombe
d’aria; 35 casi di frane causati da piogge intense e 118 eventi (89 avvenuti in
città) da esondazioni fluviali».
Un
impatto insostenibile e che ha richiesto un tributo di vite umane, …pari a 251
morti, di cui 42 riferiti al solo 2019,…con 50.000 persone
evacuate in seguito a frane e alluvioni.
Tra
le città più colpite: Roma, seguita
da Bari e, al terzo posto, Agrigento…a
rischio c’è la salute delle persone, tanto che .., tra il 1999 e il 2018 l’Italia ha
registrato complessivamente 19.947 morti riconducibili agli eventi
meteorologici estremi e perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di
dollari. E a pagare le conseguenze maggiori, ancora una volta, saranno i più
poveri, nel Belpaese come nel resto del mondo».
…. Dal 2013 il nostro Paese ha speso una media
di 1,9 miliardi l’anno per riparare ai danni e soltanto 330 milioni per la
prevenzione: un rapporto di 6 a 1 che è la ragione dei danni che vediamo nel
territorio italiano – osserva Zanchini”.
Leggendo
l’articolo sono tornato indietro agli inizi degli anni cinquanta e al bisogno
di lavorare di milioni di italiani, in particolare del nostro meridione, e mi
sono ricordato dei cantieri di lavoro che hanno sfamato tante famiglie, allora
numerose. Spendere i 2 miliardi per prevenire, invece di riparare ogni anno i
disastri provocati, vorrebbe dire: dare una risposta al clima e renderlo più
buono; tanta occupazione; un ambiente
sano; più paesaggi e, ancora, più belli; meno distruzione di biodiversità; meno
lutti e, quindi, più vita; meno
disperazione e più serenità. In pratica più intelligenza e meno
stupidità, meno abusi e meno criminalità.
2) ARIA
INQUINATA
l’esposizione
a lungo termine all’aria inquinata è un fattore di rischio, peraltro piuttosto rilevante, visto che provoca
e 58.600 vittime l’anno, indipendentemente da Covid-19. La pandemia nel nostro
Paese avrebbe
risparmiato il 15% delle vite che si è portata via.
La lettura di queste due righe e poco più mi ha fatto pensare a cosa succederà quando le Piane di Larino saranno invase da camion, con le uova in entrata, e, con i pulcini in uscita. Sono ancor più convinto che il gioco non vale la candela.
3. IL MOLISE NON CE LA FA PIÙ
Ieri sera la
trasmissione di approfondimento di Rai 3, Titolo V, dopo due tentativi (falliti)
di raccontare la sanità molisana, ha scelto
di non iniziare neanche il discorso sulla
pessima gestione dell’emergenza sanitaria nel Molise, . Una gestione allo
sfascio totale per colpa di chi è rimasto sordo alle ripetute sollecitazioni –
avanzate da forum, comitati, associazioni, singoli cittadini, e, anche, 118
sindaci dei 136 attivi in Molise - di una riapertura dell’ospedale “Vietri” di
Larino, quale sede Covid e Centro interregionale di ricerca per le malattie
infettive.
Una struttura di proprietà dell’Asrem/Regione,
chiusa dal precedente governo regionale, dotata di sala rianimazione, camera
iperbarica e camere attrezzate con erogatori di ossigeno. Una riapertura che, con pochi euro, poteva avvenire già nel
periodo della prima fase della pandemia che stava interessando Il nostro Paese
e il mondo intero e non aspettare i quattro mesi che servono per completare la
Torre programmata nei pressi dell’ospedale Cardarelli di Campobasso.
La Verità è che quelli che hanno lottato per
la soluzione dell’ospedale Vietri non sono riusciti -respinti, come la gran
parte dei molisani - da comportamenti
lontani da ogni logica e senso di responsabilità; da rimbalzi di accuse;
caos - a far sentire le proprie voci ed a far valere i tanti appelli di una soluzione,
oltretutto la più facile, la più tempestiva e, soprattutto la più economica.
Comportamenti, che hanno portato alla pesante,
grave situazione che la sanità molisana
vive.
Una
situazione che penalizza duramente tutti i molisani e rende più difficile - nel
momento in cui viene a mancare la
risposta alla domanda della salute - le stesse prospettive che pur si erano
manifestate con la presenza di turisti
che hanno conosciuto il Molise quest’estate.
Vale ancor
più la pena far presente che, con questo modo di procedere, c’è da essere
preoccupati, anche e soprattutto, per l’imminente e complessa campagna di
vaccinazione, che richiede competenze specifiche, sia sanitarie che
organizzative.
A tale
proposito vale, altresì, la pena di ricordare la centralità delle 13 Case della Salute, previste nella nostra Regione, tuttora
rimaste sulla carta, che sono, invece, da aprire subito proprio per
l’importanza e urgenza che esse rivestono con l’attribuzione di competenze
specifiche in materia di vaccinazione e
contrasto alla diffusione del virus. C’è da dire che l’apertura delle suddette
fondamentali strutture consentirebbe di far partire la
costruzione di una rete sociosanitaria territoriale simile a quella realizzate
in altre Regioni.
La gravità della situazione, con sempre più ricoveri e, ciò che è peggio, sempre più morti, e la non attivazione di queste strutture sono la dimostrazione della mala politica e della cattiva gestione dell’emergenza sanitaria, e le conseguenze sono tante, non ultima quella di un attacco alla sanità pubblica, che, invece, si deve rafforzare.a fonte
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