Greta Thunberg: la giovane attivista riflette sulla crisi ambientale ai tempi del coronavirus

In un’intervista esclusiva con National Geographic, Greta Thunberg analizza i successi del movimento ambientalista giovanile e le sfide da affrontare.

LUNEDÌ, 23 NOVEMBRE 2020
DA OLIVER WHANG
Questo ritratto è intitolato “Greta.”

Questo ritratto è intitolato “Greta.”

FOTOGRAFIA DI SHANE BALKOWITSCH, NOSTALGIC GLASS WET PLATE STUDIO

Fin dal suo primo sit-in davanti al Parlamento svedese oltre due anni fa, il messaggio fondamentale di Greta Thunberg è stato chiaro e coerente: la crisi climatica è la principale minaccia all’esistenza del genere umano e dobbiamo affrontarla in quanto tale. Questo messaggio ha ispirato milioni di giovani attivisti a protestare a favore del cambiamento e ha portato a una serie di interventi diventati virali che hanno contribuito a rendere Grata Thunberg celebre a livello mondiale. È stata scelta come “Persona dell’anno” dalla rivista Time nel 2019 ed è stata candidata al Premio Nobel per la pace due anni di seguito.

Nel pieno della pandemia di COVID-19, una crisi globale di natura ben diversa, e con il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, l’attivista 17enne è tornata a scuola in Svezia. National Geographic ha analizzato con lei via Zoom come è cambiato il suo essere attivista nel corso dell’ultimo anno e la sopravvivenza del suo messaggio in un mondo sempre più complesso (questa intervista è stata parzialmente adattata per ragioni di lunghezza e chiarezza).

Oliver Whang: Negli ultimi sette mesi circa sono successe molte cose. Come è cambiato il tuo lavoro da quando è scoppiata la pandemia di coronavirus?

Greta Thunberg: Siamo passati dal fare molte azioni in presenza, incontri e scioperi e così via, alle azioni virtuali. Ma, in realtà, visto che siamo un movimento di persone che non prende l’aereo a causa dell’impatto ambientale, il nostro modo di lavorare non è cambiato poi molto. E poi ogni Paese, ogni gruppo locale, è diverso. Perché siamo un movimento molto decentralizzato. Non siamo strutturati in modo gerarchico, ogni gruppo locale decide autonomamente cosa fare. Quindi è stato diverso da città a città, da Paese a Paese.

Oliver Whang: Qualcuno di questi Paesi o città si è adattato in modo particolarmente efficace?

Greta Thunberg: Sì. Alcuni hanno fatto scioperi digitali ogni settimana e hanno avuto successo. E molti hanno fatto azioni simboliche. Alcuni hanno appeso cartelli o scarpe fuori dagli edifici parlamentari per simboleggiare che dovremmo essere lì, ma invece stiamo a casa. La gente ha trovato molti modi creativi per adattarsi.

Oliver Whang: Ti sembra che la crisi legata al cambiamento climatico sia stata in qualche modo dimenticata nel caos di questa situazione?

Greta Thunberg: Beh, si tratta di un discorso molto spinoso perché, sì, naturalmente, è successa la stessa cosa con tutti gli altri problemi. In un’emergenza come questa, è prevedibile che tutto il resto venga messo in sospeso, e così è stato.

Oliver Whang: Una cosa che mi ha colpito della risposta mondiale alla pandemia di coronavirus è che molti Paesi e aziende hanno messo in atto azioni significative. Sono state approvate leggi di stimolo all’economia e le aziende stanno sviluppando i vaccini rapidamente. Pensi che questo tipo di risposta possa essere d’ispirazione per le possibili azioni da realizzare per affrontare la crisi climatica?

Greta Thunberg: In realtà non dovremmo mettere a confronto due crisi diverse, ma questo dimostra che siamo in grado di gestire una crisi come tale. E tutto questo probabilmente cambierà il modo in cui percepiremo le crisi e la risposta alle crisi stesse. E dimostra chiaramente che la crisi climatica non è mai stata trattata come una crisi. Viene trattata come una questione pubblica e importante, come un argomento politico. Ma non è così, perché è una crisi esistenziale.

Oliver Whang: Ma la risposta al coronavirus ti ha dato più speranza? Intendo dire, ti ha fatto pensare che possiamo ottenere una risposta simile anche per la crisi climatica?

Greta Thunberg: Conferma quello che sapevo già. Che quando tratteremo la crisi climatica come una vera crisi, potremo cambiare le cose e ottenere risultati.

Oliver Whang: Gli Stati Uniti si sono ritirati dall’Accordo di Parigi. E ci sono molte persone, non la maggior parte degli americani, ma molti di loro, che sono d’accordo con questa decisione. Cosa diresti a quelle persone?

Greta Thunberg: Niente. Solo quello che dico sempre, di fare riferimento alla scienza. Perché alcuni hanno già provato a far cambiare idea a quelle persone per tanto tempo, e non ci sono riusciti. Quindi perché dovrei riuscirci io? Perché io dovrei essere diversa? Se non ascoltano, comprendono e accettano la scienza, allora non c’è niente altro che posso fare. C’è qualcosa di molto più profondo che deve cambiarli.

“Non ci sono più ragionamenti da fare. Non ci sono più scuse. Adesso, o state provando a minimizzare la crisi o a negarla del tutto, oppure volete distogliere l’attenzione ”

DA GRETA THUNBERG

Oliver Whang: E cosa potrebbe essere questo aspetto più profondo?

Greta Thunberg: Che oggi viviamo in una società della post-verità e che non ci importa di aver perso l’empatia. Abbiamo smesso di prenderci cura gli uni degli altri, in un certo senso. Abbiamo smesso di pensare a lungo termine e in modo sostenibile. E questo è qualcosa di molto più profondo del negazionismo della crisi climatica.

Oliver Whang: Quindi pensi che per affrontare la crisi climatica potremmo aver bisogno di un cambiamento culturale o di paradigma e non solo di approvare tasse e leggi sul carbonio, convincere i leader e sviluppare tecnologie?

Greta Thunberg: Se dicessi una cosa del genere, le persone prenderebbero quella frase estrapolandola dal contesto e direbbero che voglio una rivoluzione o qualcosa del genere. Ma io intendo dire che la crisi climatica non è l’unico nostro problema. È solo un sintomo di una crisi più ampia. Come la perdita di biodiversità, l’acidificazione degli oceani, la perdita di terreno fertile e così via. E queste cose non si risolveranno semplicemente bloccando le nostre emissioni di gas serra. La Terra è un sistema estremamente complesso. Se prendi un aspetto e alteri il suo equilibrio, questo avrà un impatto in contesti molto al di là della nostra comprensione. E questo vale anche per l’uguaglianza. Gli uomini fanno parte della natura e se noi non stiamo bene, allora la natura non sta bene, perché noi siamo la natura.

Thunberg in posa per una foto, “Mi batto per tutti noi”.

Thunberg in posa per una foto, “Mi batto per tutti noi”.

FOTOGRAFIA DI SHANE BALKOWITSCH, NOSTALGIC GLASS WET PLATE STUDIO

Oliver Whang: Ti preoccupa il fatto che potresti perdere tutte quelle persone che forse accettano l’idea che il cambiamento climatico è una realtà ed è una crisi, ma danno la priorità a disoccupazione, accesso al cibo o altri problemi nazionali invece che alla crisi climatica? 

Greta Thunberg: No, non mi preoccupa. Non siamo stati resi consapevoli della crisi del clima; la crisi climatica non è mai stata trattata come una crisi, quindi come possiamo aspettarci che le persone se ne preoccupino? Non siamo consapevoli neppure dei fatti fondamentali, come possiamo aspettarci che le persone promuovano azioni a favore del clima? Ecco, questo è un aspetto che deve essere cambiato. Dobbiamo capire che non stiamo lottando per cause separate. Stiamo lottando per un’unica e sola causa, anche se può non sembrare. È la lotta per la giustizia climatica, la giustizia sociale. Qualunque sia il problema, è la lotta per la giustizia.

Oliver Whang: Pensi che abbiamo fatto qualche progresso significativo nell’affrontare la crisi climatica da quando hai iniziato a protestare, oltre due anni fa?

Greta Thunberg: Dipende dal punto di vista. In un certo senso, sì. Sembra che il dibattito si sia evoluto e pian piano sempre più persone stanno iniziando a capire meglio la crisi climatica e ad attribuirle la giusta priorità. Ma d’altra parte, non è ancora mai stata trattata come una vera crisi. E le emissioni stanno aumentando. Quindi dipende da come consideri la cosa.

Certo, non possiamo aspettarci che questo movimento da solo cambi il mondo. Se lo pensiamo allora non abbiamo capito la crisi climatica. La gente dice “Il tuo movimento ha fallito visto che non hai raggiunto i tuoi obiettivi?” Ma quali sono i nostri obiettivi? Noi non abbiamo nessun obiettivo. Il nostro obiettivo è fare il più possibile per essere una piccola parte di un cambiamento molto più grande. Essere uno di tanti attivisti che spingono nella stessa direzione da prospettive diverse. È questo il nostro obiettivo. Non possiamo aspettarci che un movimento o un’iniziativa, una soluzione possano cambiare tutto, o che ci spingano nella direzione giusta. Perché la crisi climatica è molto complessa. Non è così semplice.

Oliver Whang: C’è stato qualcosa che hai fatto tu, o che hanno fatto altri giovani attivisti, che pensi abbia avuto particolare successo? O un qualche tipo di manifestazione nei confronti della politica o dell’economia che ritieni possa rappresentare un tuo successo?

Greta Thunberg: Sì, ce ne sono molti. Specialmente esempi locali. Ma penso che la cosa più grande che abbiamo realizzato è mettere la scienza al centro di tutto. Noi ci limitiamo a dire: “Non vogliamo che ascoltiate noi, vogliamo che ascoltiate la scienza”. Questa non è una questione che riguarda la politica, non è la nostra opinione. Non siamo noi a volere la riduzione delle emissioni, è la scienza a sostenere che ne abbiamo bisogno se vogliamo mantenere i nostri impegni. Non siamo noi a volere che le cose stiano in questo modo, ma purtroppo così è. E continueremo a spingere affinché le persone ascoltino la scienza.

Oliver Whang: Hai mai dubbi sul tuo lavoro? Hai mai dubbi su te stessa o su quello che hai fatto?

Greta Thunberg: No, perché so che è la cosa giusta da fare. In questo momento ci troviamo a un punto per cui dobbiamo per forza uscire dalle nostre zone di comfort. Sento di avere il dovere morale di fare ciò che posso, in quanto cittadina. E questo mi rende parte di qualcosa ed è mio dovere, mio dovere morale, mia responsabilità morale, fare tutto ciò che posso.

Oliver Whang: E non hai mai messo in dubbio tutto questo?

Greta Thunberg: No. Intendo dire, io non voglio essere un’attivista. Penso che nessun attivista per il clima lo faccia perché vuole esserlo. Lo facciamo solo perché nessun altro sta facendo niente e perché dobbiamo fare qualcosa. Qualcuno deve fare qualcosa e noi siamo quel qualcuno.

Oliver Whang: I tuoi doveri morali o le tue responsabilità sono cambiati da quando sei diventata celebre?

Greta Thunberg: Beh, sì. Certamente ciascuno di noi ha una responsabilità, ma maggiore è la tua visibilità, maggiore è la tua responsabilità. E più grande è il tuo potere, maggiore è la tua responsabilità. Più grande è la tua impronta di carbonio, maggiore è il tuo dovere morale. Quindi, certo, visto che ho raggiunto un pubblico molto vasto, di conseguenza ho anche maggiori responsabilità. Devo usare questi canali, o comunque vogliate chiamarli, per educare, diffondere la consapevolezza.

E tutte le cose, tutte le risorse che ho, spariranno un giorno. Voglio dire, non rimarrò così per molto tempo. Presto la gente perderà interesse in me e non sarò più, diciamo, “famosa”. E a quel punto dovrò fare altro. Quindi sto provando, finché ho questa visibilità, a utilizzarla.

Oliver Whang: Come vedi il tuo futuro? Vuoi andare all’università? Hai qualche piano?

Greta Thunberg: A dire il vero non saprei. Faccio semplicemente quello che voglio fare al momento. Recentemente ho appena iniziato il ginnasio (l’equivalente svedese del liceo [nota dell’Editor]). E ci rimarrò per i prossimi tre anni. A meno che non decida di fare qualcos’altro, insomma, vedremo. Il mondo cambia da un giorno all’altro. Quindi credo che l’unica cosa sia adattarsi.

Oliver Whang: Come pensi di sostenere questo movimento? Ci sono cose specifiche che dobbiamo fare che sono diverse rispetto a due anni fa, a un anno fa oppure a otto mesi fa?

Greta Thunberg: Penso che sia una questione complessa. Ma adesso abbiamo toccato il fondo, in un certo senso. Non ci sono più ragionamenti da fare. Non ci sono più scuse. Adesso o state provando a minimizzare la crisi o a negarla del tutto, oppure volete distogliere l’attenzione. Dobbiamo solo iniziare a trattare la crisi come tale e continuare a mettere al centro la scienza, ma adesso tutti danno la colpa agli altri e siamo bloccati in un circolo vizioso. Non andremo da nessuna parte a meno che qualcuno spezzi questa catena, per così dire. Qualcuno deve fare qualcosa. Cioè, ovviamente molte persone devono fare diverse cose, ma a meno che qualcuno con un grande seguito o grandi responsabilità faccia qualcosa per iniziare a trattare la crisi come merita -- ad esempio i media -- non saremo in grado di fare passi avanti.

Il fotografo Shane Balkowitsch, che risiede a Bismarck in North Dakota, ha creato queste immagini utilizzando il processo di stampa a collodio umido, inventato nel 1848. Per vedere altri suoi lavori, segui la sua pagina Instagram @balkowitsch

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