La cura dello sguardo e il Molise di Franco Arminio

 



Questa dedica bella al Molise l’ho trovata a pagina 23 del libro, La cura dello sguardo - nuova farmacia poetica, di Franco Arminio - il poeta, lo scrittore, il paesologo, il documentarista, l’organizzatore, il maestro -  che ho avuto la fortuna di incontrare, qualche anno fa, al Centro di Cultura AFRA, in via Marconi a Larino, in occasione della presentazione di un altro suo libro Geografia commossa dell’Italia interna , che mi ha gentilmente donato con una dedica “A Pasquale, poeta della terra”, che, scritta da un poeta vero, mi ha emozionato, ma non mi ha fatto montare la testa più di tanto.

Qualche mese dopo – se ricordo bene era il 2017 -  sono andato a Bisaccia, il suo paese in Irpinia d’Oriente, il luogo nativo di quel grande regista che è stato Ettore Scola e che io ho avuto la fortuna di conoscere e, con lui, passare una serata a tavola in occasione della consegna del Globo d’Oro, il premio della Stampa estera in Italia al mondo del cinema.

L’occasione, la inaugurazione de La “sua” Casa della Paesologia, insieme con tanta gente proveniente da più parti del nostro Paese. Un pensiero, un omaggio, un amore grande ai piccoli paesi  “dell’Italia interna”.Un incontro fatto di assaggi di buon cibo e di entusiasmi, strette di mano e sguardi. Un pomeriggio indimenticabile.

Quest’estate, in piena sosta Covid, quando ho letto dell’uscita, per la casa editrice Bompiani,  del suo libro, mi sono preoccupato di trovarlo. Quando mi è stato portato da Padova, sapendo che i libri di Arminio non si sfogliano ma si leggono, l’ho messo sulla scrivania nell’attesa di liberarmi di alcuni impegni presi per leggerlo.

La Cura dello Sguardo è un libro che sa cogliere bene il momento, la cura che Arminio propone, convinto com’è che “molte malattie entrino dagli occhi e dalle parole…gli sguardi…sono anche più potenti di agenti patogeni che possono transitare nell’aria o nel cibo” A proposito del cibo e il nostro modo di procurarcelo “ha tratti largamente disumani: bisogna cambiare abitudini immediatamente e discutere con chi non lo vuol fare. Mangiare tanta carne e produrre armi non si può dire che siano conquiste di civiltà”, come pure “non possiamo dare per scontato che un manager debba guadagnare cinquecento volte più di un operaio. Se vogliamo mettere al centro  del nuovo mondo la salute delle persone, allora dobbiamo fare una seria battaglia contro l’inquinamento della terra, dell’aria e dell’acqua, contro la concentrazione urbana e il deserto rurale. Ma questa attenzione alla scena planetaria deve accompagnarsi  a una rivoluzione nel modo di percepire e di percepirsi”.  Mi fermo qui per non stare a riportare l’intero libro, dedicato “ ai morti senza funerali,  fatto di riflessioni, appunti, pensieri, annotazioni. Una poesia  lunga 205 pagine che è bello leggere. “La poesia – come scrive Franco Arminio nell’altro suo libro, quello a me regalato con dedica –è la realtà più reale, è il nesso più potente tra le parole e le cose”.

Pasquale Di Lena

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