Oleoturismo, insieme al turismo del vino, per promuovere l’Italia del bello e del buono
Il turismo dell’olio prova a crescere: l’extravergine segue i passi del “fratello maggiore” vino anche nel percorso legislativo che ha portato all’enoturismo, e dopo aver portato a casa, con la Legge di Bilancio 2020, la normativa che lo equipara al mondo del vino e valorizza l’offerta turistica dei territori e aziende produttrici, vuole ora arrivare al traguardo del decreto attuativo. Per questo, oggi, al Senato della Repubblica, a Roma, il senatore Dario Stefàno, tra i principali fautori della legge sull’oleoturismo, ha presentato la proposta di decreto attuativo messa a punto “con grande senso di collaborazione e responsabilità, visto che i tempi stringevano” dall’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e dalle Città dell’Olio.
“Tre anni fa abbiamo realizzato l’obiettivo di una legge che norma l’enoturismo - ha osservato Stefàno - con fatica dopo due anni abbiamo conseguito il risultato del decreto attuativo che ha dato la possibilità di praticare l’enoturismo. Poi abbiamo a pié pari riportato sull’olio un impianto normativo che ha le stesse caratteristiche, in quanto si propone di far vivere le aziende agricole tramite la multifunzionalità e consente ad alcune regioni e al Paese intero la possibilità di colorare di identità peculiari l’offerta turistica attraverso il turismo dell’olio che - è ormai certificato - nel paniere dell’enogastronomia rappresenta una grande leva identitaria. Vino e olio sono due identità del nostro Paese che abbiamo voluto tenere insieme perché non sono in competizione ma sono in una condizione di complementarietà”.
“Le Città dell’Olio e l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico - ha proseguito Stefàno - hanno fatto un lavoro di supporto al Governo, hanno predisposto un impianto di decreto attuativo che aiuterò a portare all’attenzione del Ministero delle Politiche Agricole perchè finalmente sia possibile praticare la strada dell’oleoturismo”.
Secondo Stefàno, “l’olio può esprimere tanto, è un grande patrimonio identitario, deve continuare a essere leva fondamentale dell’industria agroalimentare ma può essere anche un elemento di qualificazione della nostra industria turistica perché ci consente di colorarla con elementi identitari che in nessun altro Paese possono essere riproposti. Olio e vino sono due prodotti che uniscono il paese, difficile trovare una regione d’Italia in cui non ci sia una tradizione olearia o enologica. Sono due prodotti che tengono insieme il Paese e questo va valorizzato anche in senso turistico.
“Con l’oleoturismo - ha dichiarato Michele Sonnessa, presidente delle Città dell’Olio, - possiamo contrastare l’abbandono delle terre, offre inoltre straordinarie opportunità per salvaguardare cultura e biodiversità”.
Sonnessa ha spiegato che la proposta di decreto attuativo messa a punto con l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, si articola su due punti principali: il primo è l’istituzione di un Osservatorio statistico “che recuperi dati e informazioni sui vari territori che potrebbero essere trasferiti in un report annuale, per favorire attività di coordinamento e recuperare anche le esperienze più significative dei territori”. Il secondo punto fondante della proposta, “é un piano strategico nazionale di promozione del turismo dell’olio e del vino. Dico anche vino perché olio e vino possono essere l’uno il volano dell’altro. Poi vogliamo elaborare, sempre con l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, una piattaforma di formazione non solo degli amministratori locali ma soprattutto di operatori economici e produttivi perché è importante poter offrire nel settore figure qualificate e professionali”.
“L’oleoturismo ha fatto grandi passi avanti negli ultimi anni - ha dichiarato Roberta Garibaldi, presidente Associazione Italiana Turismo Enogastronomico - come dimostra un sondaggio riferito agli italiani e al loro interesse verso l’enogastronomia, la voglia di partecipare a un visita in frantoio è stata espressa dal 69% per cento degli intervistati, la stessa percentuale che ha espresso il desiderio di visitare una cantina. Quello tra olio e turismo è un legame che va potenziato e valorizzato e certamente la legge sull’oleoturismo rappresenta una enorme possibilità di crescere. I dati in nostro possesso parlano di un fortissimo interesse nei confronti dell’extravergine, ora sta a noi costruire pacchetti e situazioni dotate di forte appeal e comunicati in modo deciso e impattante”.
Donato Taurino, presidente Movimento Turismo dell’Olio Puglia, ha portato l’esperienza della sua Regione, tra le più importanti per la produzione olearia italiana: “la Puglia - ha detto - conta oltre 900 frantoi che costituiscono una vera road map per gli appassionati, Ben venga questa legge che regolamenta il sistema anche dal punto di vista giuridico e fiscale”.
“Una legge attesa e importante, punto di partenza basilare per un turismo che avrà nel vino e nell’extravergine due solidi pilastri - ha osservato in videoconferenza Sebastiano de Corato, vice presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino (e responsabile del Progetto Olio, ndr) - due prodotti che, insieme alle altre eccellenze del paniere agroalimentare italiano, possono realmente costituire un grande fattore di crescita per i tanti meravigliosi territori del nostro Paese”.
“Tre anni fa abbiamo realizzato l’obiettivo di una legge che norma l’enoturismo - ha osservato Stefàno - con fatica dopo due anni abbiamo conseguito il risultato del decreto attuativo che ha dato la possibilità di praticare l’enoturismo. Poi abbiamo a pié pari riportato sull’olio un impianto normativo che ha le stesse caratteristiche, in quanto si propone di far vivere le aziende agricole tramite la multifunzionalità e consente ad alcune regioni e al Paese intero la possibilità di colorare di identità peculiari l’offerta turistica attraverso il turismo dell’olio che - è ormai certificato - nel paniere dell’enogastronomia rappresenta una grande leva identitaria. Vino e olio sono due identità del nostro Paese che abbiamo voluto tenere insieme perché non sono in competizione ma sono in una condizione di complementarietà”.
“Le Città dell’Olio e l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico - ha proseguito Stefàno - hanno fatto un lavoro di supporto al Governo, hanno predisposto un impianto di decreto attuativo che aiuterò a portare all’attenzione del Ministero delle Politiche Agricole perchè finalmente sia possibile praticare la strada dell’oleoturismo”.
Secondo Stefàno, “l’olio può esprimere tanto, è un grande patrimonio identitario, deve continuare a essere leva fondamentale dell’industria agroalimentare ma può essere anche un elemento di qualificazione della nostra industria turistica perché ci consente di colorarla con elementi identitari che in nessun altro Paese possono essere riproposti. Olio e vino sono due prodotti che uniscono il paese, difficile trovare una regione d’Italia in cui non ci sia una tradizione olearia o enologica. Sono due prodotti che tengono insieme il Paese e questo va valorizzato anche in senso turistico.
“Con l’oleoturismo - ha dichiarato Michele Sonnessa, presidente delle Città dell’Olio, - possiamo contrastare l’abbandono delle terre, offre inoltre straordinarie opportunità per salvaguardare cultura e biodiversità”.
Sonnessa ha spiegato che la proposta di decreto attuativo messa a punto con l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, si articola su due punti principali: il primo è l’istituzione di un Osservatorio statistico “che recuperi dati e informazioni sui vari territori che potrebbero essere trasferiti in un report annuale, per favorire attività di coordinamento e recuperare anche le esperienze più significative dei territori”. Il secondo punto fondante della proposta, “é un piano strategico nazionale di promozione del turismo dell’olio e del vino. Dico anche vino perché olio e vino possono essere l’uno il volano dell’altro. Poi vogliamo elaborare, sempre con l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, una piattaforma di formazione non solo degli amministratori locali ma soprattutto di operatori economici e produttivi perché è importante poter offrire nel settore figure qualificate e professionali”.
“L’oleoturismo ha fatto grandi passi avanti negli ultimi anni - ha dichiarato Roberta Garibaldi, presidente Associazione Italiana Turismo Enogastronomico - come dimostra un sondaggio riferito agli italiani e al loro interesse verso l’enogastronomia, la voglia di partecipare a un visita in frantoio è stata espressa dal 69% per cento degli intervistati, la stessa percentuale che ha espresso il desiderio di visitare una cantina. Quello tra olio e turismo è un legame che va potenziato e valorizzato e certamente la legge sull’oleoturismo rappresenta una enorme possibilità di crescere. I dati in nostro possesso parlano di un fortissimo interesse nei confronti dell’extravergine, ora sta a noi costruire pacchetti e situazioni dotate di forte appeal e comunicati in modo deciso e impattante”.
Donato Taurino, presidente Movimento Turismo dell’Olio Puglia, ha portato l’esperienza della sua Regione, tra le più importanti per la produzione olearia italiana: “la Puglia - ha detto - conta oltre 900 frantoi che costituiscono una vera road map per gli appassionati, Ben venga questa legge che regolamenta il sistema anche dal punto di vista giuridico e fiscale”.
“Una legge attesa e importante, punto di partenza basilare per un turismo che avrà nel vino e nell’extravergine due solidi pilastri - ha osservato in videoconferenza Sebastiano de Corato, vice presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino (e responsabile del Progetto Olio, ndr) - due prodotti che, insieme alle altre eccellenze del paniere agroalimentare italiano, possono realmente costituire un grande fattore di crescita per i tanti meravigliosi territori del nostro Paese”.
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