MIOPIA

Come è noto, la parola indica vedere male, sfocato, da lontano. E’ anche noto che non c’è solo la miopia degli occhi, correggibile con le lenti. E’ più diffusa e grave quella mentale. Non riusciamo a vedere oltre qualche decennio; ci fermiamo al futuro nostro e dei nostri figli. Non oltre. Il 2050 ci sembra molto lontano, non ci interessa se saremo (saranno) miliardi in più. Crescete e moltiplicatevi.
Sospetto che più una comunità è arretrata economicamente e culturalmente più ha il chiodo della sessualità esaltando il maschio più che l’uomo. Forse perché si deve equilibrare l’alta mortalità infantile. Più sesso più figli. In passato l’orgoglio dell’italiano era ritenersi campione mondiale del sesso, desiderato da svedesi e altre; lucido di brillantina e dal petto villoso vantava più le sue parti inferiori che quelle superiori, orgoglioso delle sue battute di caccia sulle spiagge o sui marciapiedi.
Leggo che tra non molto saremo 10 miliardi. Che nel 2050 la sola Nigeria avrà 429 milioni di abitanti che non potrà sfamare; l’Africa arriverà a 2,5 miliardi. La mortalità infantile è ridotta ma non il desiderio sessuale e i conseguenti figli messi al mondo. Impulso sessuale con benedizione divina. Crescete e moltiplicatevi e guai a pensare al sesso fuori dalla moltiplicazione, farete la fine di Onan.
Sarà l’accoglienza europea- vendetta storica- la insufficiente valvola di sfogo?
Leggo che ci sono allevamenti intensivi di animali tenuti ammassati in modo crudele, imbottiti di antibiotici che sempre più perdono efficacia. Se ora muoiono nel mondo circa 700 mila persone l’anno per antibiotico-resistenza nel 2050 ne moriranno 10 milioni l’anno, il virus attuale è poca cosa al confronto. Un riequilibrio adottato dalla natura? Leggo che la sola Cina importa 50 milioni di tonnellate di soia dal Brasile che per produrle distrugge la foresta con gravi conseguenze per tutti. Leggo ancora che si allevano e macellano oltre 70 miliardi di animali l’anno che nel 2050 diventeranno 120 miliardi. Ciò malgrado è ancora diffusa la fame. Accusiamo i cinesi di mangiare animali selvatici e diffondere nuove malattie dimenticando che gli allevamenti intensivi rompono equilibri delicati e spingono batteri e virus a cercare altre vie di sopravvivenza con nostro grave pericolo. Dimentichiamo che il maggior contributo all’accumulo di gas serra deriva dagli allevamenti e dall’agricoltura e che tuttavia siamo costretti a intensificare la produzione di alimenti sognando allo stesso tempo una agricoltura ideale, rispettosa della natura e non ossessionata dalla produzione. Moglie ubriaca e botte piena, come si dice.
La natura sopravvive; siamo noi in pericolo, nemici di noi stessi. Il 2050 non ci riguarda: dopo noi il diluvio. La nostra miopia non è né fisica né intellettuale: è culturale. Sappiamo e ce ne freghiamo, non riguarda noi chi verrà. Viviamo alla giornata trastullandoci con le nostre ideologie, incolpandoci l’un l’altro, sognando una classe politica lungimirante ma impossibile perché essa nasce e si moltiplica in un allevamento sociale nel quale il futuro non interessa. Un futuro minaccioso per malattie, fame, sete. E guerre per sopravvivere che porteranno invasioni e morte. Ma confidiamo nella Provvidenza o nelle ideologie. Del resto, ci siamo convertiti a essere macchine di produzione e consumo al servizio di grandi ricchi, chiusi in estesi allevamenti chiamati città e megalopoli, stipati e imbottiti di luci colorate fatte di promesse di benessere; macchine da lavoro e consumatori senza limiti. La vita al servizio della produzione sino ad accartocciarsi su se stessa. Ce lo hanno ripetuto i filosofi, occhiali messi da parte per non vedere. Facciamo del mondo un vulcano che accumula energia e che prima o poi esploderà.
Miopia dal greco: strizzo gli occhi per vedere meglio. A noi non piace strizzare la mente.

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