CRISI E OPPORTUNITÀ

In anteprima l'articolo che uscirà sul prossimo numero de La Fonte, il mensile pubblicato a Larino che vale la pena avere in abbonamento e leggere.
Pasquale Di Lena

Siamo rimasti tutti sorpresi dall’arrivo del Coronavirus e siamo ancora tutti colpiti, chi più chi meno, dalle conseguenze di questa lunga quarantena. Storditi, disorientati, naviganti che hanno perso la rotta dopo la tempesta e, come tali, incapaci di interpretare la nuova e, soprattutto, di capire quale, dove e quando avverrà l’approdo.
Confesso che, personalmente non ancora riesco – ci sto provando sin dall’inizio di questa triste storia che ci tocca di vivere - a mettere insieme un’idea chiara, capire da dove ripartire, cosa ci riserverà il domani, quale sarà il futuro dell’umanità.
È, forse, l’idea di un mondo vasto che mi confonde e rende ancora nebulosa, poco chiara, la visione della crisi e delle opportunità che bisogna cogliere per risalire dal precipizio dentro il quale siamo stati sprofondati.
La pandemia - come si sa - si è diffusa ovunque, soprattutto là dove il denaro è diventato idolo da venerare più di ogni altra cosa e là dove il “progresso”, cioè il profitto per il profitto,si esprimeva più che altrove.
L’atteggiamento proprio di un sistema, il neoliberismo, che, nei suoi settant’anni di vita e con la folle idea dell’infinità delle risorse, ha provocato la Terra e l’ha costretta a reagire con la diffusione di un virus sconosciuto e particolarmente aggressivo nei confronti dell’essere umano.
Non erano bastati alcuni avvertimenti che la Terra stessa aveva da tempo lanciato. Penso al cambiamento climatico e alla perdita crescente della biodiversità .
Il sistema, il neoliberismo, con il suo culto del dio denaro e la sua idea dell’infinità delle risorse e del non limite del globo, ha continuato imperterrito sulla sua strada, dimostrando sempre a più persone quello è stato ed è: predatorio e distruttivo, senza né cuore e né anima.
Quel cuore e quell’anima di cui l’umanità ha bisogno per affrontare la crisi dirompente in atto, che, a breve, si farà sentire, con le sue conseguenze più drammatiche, nel momento in cui metterà in luce il fallimento culturale del sistema, e con esso, il crollo del tipo di sviluppo, che toccherà ogni settore dell’economia non risparmiando niente e nessuno.
C’è da pensare alla crisi, che il tempo aggraverà, e, soprattutto, capire gli errori del sistema e le nostre complicità. Per non rimanerne vittime della stessa c’è da pensare anche, e, soprattutto, credere nelle tante opportunità offerte, su delega della Terra, dal coronavirus.
E in gioco la salute nostra e delle nuove generazioni - un bene che il virus ci ha fatto riscoprire – sapendo che essa è prioritariamente nella capacità di prevenire.
Un compito che, come si è visto là dove la sanità è stata gestita dal privato, solo il pubblico è in grado di assicurare.
Prevenire, partendo dalla cura del clima; lo sviluppo di un’agricoltura naturale, biologica, non più intensiva, che assicuri cibo di qualità al pari degli allevamenti; l’attenzione per la cultura e i processi formativi ed educativi; il rispetto di quell’altro bene comune, altrettanto prezioso quanto la salute, che è il territorio, il vero grande solo tesoro che, soprattutto, il Molise ha.
A proposito del Molise - parlando di opportunità – voglio sperare che quando questa nota sarà pubblicata sia stata risolta, nel modo più razionale, la questione dell’ospedale Covid e del centro di ricerca interregionale per le malattie infettive, indicati dal Commissario nominato dal governo nel “Vietri” di Larino, ma negati, con motivazioni davvero sorprendenti, dal governo regionale nella persona del suo presidente e del commissario Asrem. Un no – è quello che penso dopo aver ascoltato le motivazioni - perché il Vietri vuol dire pubblico e non privato; portare risorse e non toglierle; rilanciare il territorio più vocato all’agricoltura e, quindi, cibo, che, se biologico, alimenta la salute; dare la migliore delle risposte alla nuova domanda turistica che ci sarà; rilanciare e non chiudere i paesi; equilibrare lo sviluppo su tutto il territorio e non concentrarlo. Solo chi conosce e ama il Molise e pensa al suo futuro sa quanto è importante la riapertura del Vietri di Larino.
Una perdita di tempo inutile se tutto, come io mi auguro, andrà a buon fine, ma, se malauguratamente questo non accadrà, una grande opportunità persa per il Molise, prim’ancora che per Larino e il Basso Molise.
Crisi e opportunità, i due scenari che sono di fronte non solo a noi molisani, ma al mondo intero.
Il primo da gestire con la politica, la solidarietà, il confronto, l’unità; il secondo da cogliere con il sogno, la voglia di fare, il buon governo a tutti i livelli, la progettualità e la programmazione di un nuovo tipo di sviluppo che azzeri le disuguaglianze, rafforzi la partecipazione democratica e dia a tutti il senso della libertà.
Come dire, per quanto riguarda il Paese e il nostro Molise, “Attuare la Costituzione”, per riprendere la via maestra, camminare con lo sguardo rivolto in avanti, cosa, però, possibile solo se la testa non è girata all’indietro.

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