Ricordi d’un incontro con Enzo Nocera
A pochi giorni della
sua morte
Ricordi d’un incontro con Enzo Nocera fra realisti e sognatori del Molise
in una sera d’inverno del 1970 a Guardialfiera
Ricordi d’un incontro con Enzo Nocera fra realisti e sognatori del Molise
in una sera d’inverno del 1970 a Guardialfiera
Stavamo a confabulare così da un’ora, addossati su divani, con Nicola
Perrazzelli, con Adolfo Colagiovanni, Franco Fraracci, Walter Genua, Paolo
Nuvoli, Giuseppe D’Agostino, Lino Mastropaolo, Luigi Biscardi, Peppe Bucci, Nino
Amoroso, Luciano Gentili, Franco Correra, venuti ad inaugurare a Guardialfiera,
fra giovani volenterosi del posto, il Centro Culturale “F. Jovine” nel
ventennale della sua morte, e a delineare il tema e lo stimolo per la prima
“Rassegna Molisana d'arte e di tecnica
scolastica”.
“A
Campolieto nevica”, esclama Virginia Maurizio, entrando infreddolita alla Sede
in Corso Umberto 90, e introducendoci Enzo Nocera. “C’è rischio di non
passare, al ritorno, sul valico di Cerro Secco”.
“Ma no, è soltanto lieve spruzzatina di bianco, e sono anche gli ultimi colpi di
coda della vetusta Statale 87 che vuol batterci addosso”, osserva Nicola
Perrazzelli, la sera di quel 28 dicembre 1970. “Fra breve la Bifernina ci
farà percorre nel basso la colonna vertebrale del Molise. Ci riusciremo ad avere
una strada veloce – prosegue compiaciuto il neo-Presidente del Centro Culturale
– ce la faremo, come per l’istituzione della nuova provincia di Isernia e la
formalizzazione del la Regione Molise Ho visto peraltro stamattina,
sbancare Pantano Basso a Termoli e incomincio ad immaginare ciminiere
fumanti, issate lì dalla Fiat di Agnelli a Termoli. Son triste però per questo
nostro vecchio Biferno, già depredato da Fiorentino Sullo e, fra poco, anche dei
ridenti giardini guardiesi, disposti ad asole attorno all’alveo, e sorvegliati
dallo storico Ponte di Annibale. Li inghiottirà l’azzurro di un immenso lago,
che non riuscirà a risarcire mai la vita e la storia e l’economia di moltitudine
di ortolani di Guardialfiera, nella loro imminente ed inesorabile diaspora nel
mondo”.
Nocera tormenta con le mani il cartoncino di convocazione, legge e rilegge
l’ordine del giorno e sembra persino d’aver intuito i ragionamenti e le
deduzioni che gli altri avrebbero concordato prima del suo
arrivo.
“Sta per nascere un Molise nuovo – incalza Colagiovanni – la lunga notte delle
imposture, della paura, dei disfacimenti, della pigrizia rassegnata, schianta
adesso il muro orribile dentro il quale la gente di Morutri si è sempre
scontrata, restando sconfitta. E’ l’inizio del “dopo”; c’è il segno vivo di
un’ansia che si traduce in progetti, in gesti, in azioni reali. L’impeto
irrefrenabile nostro e di questa spumeggiante giovinezza intervenuta qui stasera
– sottolinea orgoglioso Adolfo Colagiovanni – rappresentano le vere ed
invincibili spinte verso una trasformazione totale del nostro
destino”.
Adesso il Molise – urla Giuseppe Bucci non può più perdere tempo, non può più
aspettare, né rimandare”:
Io non conoscevo Enzo Nocera. Sapevo appena della sua solerzia
editoriale. E neppure Perrazzelli pensò nel 1968, di impegnarlo per la
pubblicazione di “Viaggio nel Molise”.
Al
fianco di Virginia, Enzo è frenetico. Né io potevo più resistere alla tentazione
di aizzarlo. Gli chiedo a bruciapelo se in mezzo a tanto sovvertimento, egli
avesse la pazzia e la dinamicità e la fermezza d’impiantare sulla nostra terra,
il vessillo di una industria libraria, capace di lasciare nella storia scritta,
le tracce di orgogli culturali trascorsi e di sogni futuri. Se fosse in grado di
aiutare davvero la nostra civiltà, di aprile i balconi a tesori nascosti e muti,
trovare nei molisani ogni linguaggio per essere papati e sentiti e divulgati, in
mezzo ad una società ammodernata, il senso più bello del vivere e del nuovo
convivere.
Come un torrente in piena, Enzo Nocera tracima parole. Travolge di
convinzioni l’uditorio incuriosito.
“Nel Molise non c’è né voglia di vincere, né di perdere. Ci si abbandona
alla quiete beata. Si vuol passare il tempo, aspettando che il tempo passi. Si
vuol evitare la paura del rischio e l’equilibrio del buon senso. Quello che a
Boiano, la tradizione di mia nonna definisce <morale dell’indifferenza>.
Non ho paura del rischio – proclama Enzo Nocera – né riesco a
rimanere fermo. Devo sperimentare il nuovo coraggio di saltare, proprio in quei
punti dove la prudenza tace e dove l’entusiasmo ti
spinge”.
Impegni
assolti! Questa scintilla rutilante, non cessa da allora e da quell’ “editto” di
saggia Guardialfiera, di scatenare bagliori sulla cultura e sulla editoria
regionale e nazionale. Ed Enzo subito provoca aperture intellettuali, si scatena
negli azzardi e negli “sfizi”, che sono i prodigi dei
forti.
Le riflessioni di Perrazzelli – Presidente del Centro, appena istituito – e le
allucinazioni di Colagiovanni. Sono state come assorbite ed attuate
ostinatamente da Nocera, in 50 anni.
Egli ha scelto ed ha percorso, così, la sua strada sconsiderata, con coraggio,
con ottimismo e con la consapevolezza di compiere un “dovere”, camminando
a testa bassa e schiena dritta, svecchiando e trasfigurando sistemi statici, e
contagiandoci nel gusto del lavoro, della scoperta, della
creatività.
Ancorato a principi che sovrastano miserie e asprezze, con lo stimolo a guardare
oltre e più in alto, si è lanciato nel folto della editoria più dinamica,
producendo narrativa, storia, poesia, saggistiche, offrendo anche a noi, la
fierezza del suo insostituibile ingegno. Sempre al nostro fianco. Fa uscire il
Saggio Criitico di Francesco D’Episcopo su Jovine, nei primi anni ’80. Scopre
“Ragazza Sola”, il romanzo dello scrittore guardiese, apparso a puntate
nel 1936 su “I diritti della Scuola” e lo raccoglie nel 1987 on la veste
editoriale della Collana Narratori.
Risoluto il suo sostegno nella ideazione e nella istituzione del “Parco
Letterario” molisano con Stanislao Nievo, nell’àmbito del quale, ristampa
“Viaggio nel Molise” e pubblica “Invito a F. Jovine, uomo e
scrittore” di D’Episcopo.
Insieme a Renato Lallli, e con una sua mostra storica, didattica e itinerante
celebriamo il bicentenario della Repubblica Partenopea, nei Comuni molisani
legati ai personaggi martiri nella rivoluzione del 1779.
In veste editoriale, raggiunge riconoscimenti prestigiosi nei Premi
Internazionali “Piedicastello” a Guardialfiera. Brilla persino da
narratore, essendo stato premiato nel 2001, con il racconto “Il lunario
dell’Osteria”:
“Il
susseguirsi monotono ed assurdo degli anni” si può fermare. Ogni volta che
pionieri, come Nocera, riescono ad aprire le porte dell’oscurità e ad uscire
dalle nostre insicurezze. Con Lui il Molise perde lanotte e conquista più luce
di primavera. Guadagna quella “dignità” e quel “Valori” sognati
dagli utopisti in una lontana sera d’inverno, rRimasti ad anelare e agire, con
quelli di oggi.
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