Carissimo Arjay,
prima che mi dimentico è importante dire grazie al tuo maestro
che ha scelto il mio Molise.
A questa mia terra – l’altra è la Toscana, ora anche tua, che mi ha adottato e fatto incontrare persone speciali, alcuni diventati mie maestri, come tuo nonno Bruno – ho dedicato la gran parte dei miei articoli e alcune pubblicazioni, una in particolare, “Molise, il piacere della scoperta”. Un libro che mi piacerebbe regalarti il giorno che verrai a trovarmi con Raffly e i tuoi cari e, così, conoscere la(1963) e, se non ci fosse la Val d’Aosta con le sue montagne, la più piccola.
C’erano, fino a qualche tempo fa, molti in Italia, che non
sapevano della sua esistenza, tant’è che circolava la voce “il Molise non esiste”, soprattutto perché fino
al 1963 era un’appendice dell’Abruzzo, la regione conosciuta, fino ad allora, come “Abruzzo e Molise”.
Una terra antica e ciò è testimoniato da un accampamento di 700mila anni, che racconta del primo uomo eretto , l’Homo Aeserniensis, cioè di Isernia, capoluogo di Provincia insieme con Campobasso, che è anche il capoluogo di Regione. La terra dei Sanniti, il glorioso popolo che ha dato una dura lezione ai romani, umiliati con il passaggio sotto le forche Caudine. E, anche, la terra dei Frentani, con la mia città natale e dove ora vivo, Larino, antica capitale.
Una terra di passaggio, segnata com’è dalla transumanza, cioè quell’andare (trac) e tornare (tur) lungo i tratturi, le vie millenarie, tracciate dalle pecore, dalle mucche, dai cavalli e altri animali , greggi e mandrie poi guidate dai pastori due volte l’anno, Settembre, quando dalle montagne dell’Abruzzo e dello stesso Molise si portavano, seguendo la vegetazione, cioè il cibo, verso il piano (la Puglia) e, a fine Aprile- Maggio risalivano per pascolare i prati erbosi appena liberi dalla neve.
Una terra di passaggio e, come tale, in grado di raccogliere le diverse culture, i diversi saperi,
soprattutto degli abruzzesi e dei pugliesi, le due origini dei pastori, e, anche delle genti della Campania e del Lazio, le altre due regioni confinanti.
Un piccolo territorio esteso per 4,440 Km²,
con più della metà (53%) coperto da montagne e il rimanente da dolcissime
colline, con pianure così piccole da non essere neanche considerate. 136 paesi,
la gran parte posizionate sulle colline, di cui 4 con una popolazione superiore
ai 10mila abitanti, 6 superiori a 5mila, 55 otre mille, 43 oltre 500 e 28 dai
100 ai 500 abitanti. Ognuno di questi
136 paesi parla il suo dialetto e, con alcuni, proprie lingue, in particolare l’albanese
e il croato. Popoli che hanno trovato, nel 500, l’ospitalità.
Un territorio composto da 136 territori, ognuno dei quali, fino a qualche anno fa, esprimeva la propria identità, con il dialetto; il modo di cucinare; i prodotti; le feste e le tradizioni, molte delle quali uniche.
Un territorio piccolo, ma che, grazie al primato della sua biodiversità, ha tutto, anche il mare, quello dell’Adriatico, cha da San Salvo (Abruzzo), con le isole Tremiti nel bel mezzo, porta a Chieuti all’inizio del Gargano (Puglia).
Un mare ricco di un pescato di piccole dimensioni, ma molto saporito, con Termoli vera capitale della cucina marinara.
Diffuse anche le colture orticole.
Ricca la sua gastronomia, per la gran parte ispirata dall’orto e dal pescato, a significare con i cereali e, con il suo filo conduttore, l’olio extravergine di oliva l’espressione alta di quello stile di vita che è la Dieta mediterranea, oggi patrimonio dell’umanità e la prima tra le 60 e poco più modi di cucina nel mondo.
Ci sono importanti memorie storiche come teatri e anfiteatri
dell’antichità, quali Altilia, Larino,
Pietrabbondante, Venafro; una miriade di castelli e dimore storiche; Chiese e
cattedrali come quelle di Termoli e di
Larino.
Tante le tradizioni, fra quali quella che io più amo, La Tavola di San Giuseppe, che riporta all’ultima cena e al numero 13, cioè 13 commensali e 13 portate, rigorosamente a base di magro (cereali, verdure (soprattutto legumi), pesce e baccalà. Una tradizione dedicata San Giuseppe e rivolta ai poveri , che il giorno della vigilia e della festa avevano da mangiare. La tradizione che, più di ogni altra, dà il segno della solidarietà e dell’ospitalità.
E’ questo ed altro ancora il Molise che spero di avere la possibilità di farti conoscere e degustare, partendo dal suo colore verde particolare, dalla bellezza dei suoi paesaggi, dai suoi possenti e delicati vini, dai suoi oli delicati e, anche, piccanti; dalle sue pietanze uniche come la Pampanella di San Martino in Pensilis, bocconi di un maialino di 90/100 kg., drogato di spezie e infornato; la Ventricina, un insaccato; i latticini ed i formaggi, in particolare il caciocavallo e il pecorino; una polenta particolare di un mais particolare e coltivato solo nel Molise; il brodetto di pesce alla termolese; le pallotte cace e ove; i cavatelli e i fusilli, due paste fatte dalle donne molisane; l’agnello arracanate (con l’origano) e patate. Poi, funghi e tartufi, tra i quali quello bianco che dà al Molise un primato mondiale. Il 40% del raccolto. E, dulcis in fundo, l’Ostia di Agnone, un dolce unico. A proposito di Agnone, nota non solo per il suo caciocavallo, ma, anche per le sue campane. La famiglia che produce dall’anno mille queste campane, Marinelli, è oggi a rappresentare l’azienda, prima al mondo, condotta dalla stessa famiglia, nel caso dei Marinelli, da oltre mille anni.
Ecco a te, Argjay, una breve presentazione di questa mia piccola grande terra, un Comune-campagna con i suoi 300.000 abitanti e una popolazione rappresentata da anziani, che, non il coronavirus, ma la distrazione dell’uomo moderno, per una perdita di quel valore importante che è il rispetto, sta mettendo in pericolo.
Ti devi preoccupare di chiedermi se hai bisogno di spiegazioni o di altro. Ancora il mio benvenuto a te a Raffly e un caro saluto a voi e ai vostri cari.
Un abbraccio
Pasquale
Larino, 24 Aprile 2020, vigilia della Festa della Liberazione
p.s.
un fiume tutto molisano, il Biferno, e due in comproprietà con l'Abruzzo, il Trigno, e, l'altro, il Fortore, con la Puglia; due laghi artificiali: quello di Occhito e quello del Liscione; due catene di montagne, il Matese in comproprietà con la Campania e le Mainarde, in comproprietà con il Lazio e l'Abruzzo; due parchi: Matese e Parco nazionale Abruzzo, Molise Lazio; una serie di oasi naturali. Una terra ricca di acqua, tutta potabile
A questa mia terra – l’altra è la Toscana, ora anche tua, che mi ha adottato e fatto incontrare persone speciali, alcuni diventati mie maestri, come tuo nonno Bruno – ho dedicato la gran parte dei miei articoli e alcune pubblicazioni, una in particolare, “Molise, il piacere della scoperta”. Un libro che mi piacerebbe regalarti il giorno che verrai a trovarmi con Raffly e i tuoi cari e, così, conoscere la(1963) e, se non ci fosse la Val d’Aosta con le sue montagne, la più piccola.
la mia Casa del Vento |
Una terra antica e ciò è testimoniato da un accampamento di 700mila anni, che racconta del primo uomo eretto , l’Homo Aeserniensis, cioè di Isernia, capoluogo di Provincia insieme con Campobasso, che è anche il capoluogo di Regione. La terra dei Sanniti, il glorioso popolo che ha dato una dura lezione ai romani, umiliati con il passaggio sotto le forche Caudine. E, anche, la terra dei Frentani, con la mia città natale e dove ora vivo, Larino, antica capitale.
Una terra di passaggio, segnata com’è dalla transumanza, cioè quell’andare (trac) e tornare (tur) lungo i tratturi, le vie millenarie, tracciate dalle pecore, dalle mucche, dai cavalli e altri animali , greggi e mandrie poi guidate dai pastori due volte l’anno, Settembre, quando dalle montagne dell’Abruzzo e dello stesso Molise si portavano, seguendo la vegetazione, cioè il cibo, verso il piano (la Puglia) e, a fine Aprile- Maggio risalivano per pascolare i prati erbosi appena liberi dalla neve.
Una terra di passaggio e, come tale, in grado di raccogliere le diverse culture, i diversi saperi,
soprattutto degli abruzzesi e dei pugliesi, le due origini dei pastori, e, anche delle genti della Campania e del Lazio, le altre due regioni confinanti.
cattedrale di Larino del 1300 |
Un territorio composto da 136 territori, ognuno dei quali, fino a qualche anno fa, esprimeva la propria identità, con il dialetto; il modo di cucinare; i prodotti; le feste e le tradizioni, molte delle quali uniche.
Un territorio piccolo, ma che, grazie al primato della sua biodiversità, ha tutto, anche il mare, quello dell’Adriatico, cha da San Salvo (Abruzzo), con le isole Tremiti nel bel mezzo, porta a Chieuti all’inizio del Gargano (Puglia).
Un mare ricco di un pescato di piccole dimensioni, ma molto saporito, con Termoli vera capitale della cucina marinara.
Pampanella di San Martino in Pensilis |
I caratteri di questa terra, una volta scomparsa la
transumanza, sono quelli di una diffusa ruralità e di un’agricoltura che prevale sulle rimanenti attività. Tra le
colture erbacee dominano i cereali, in particolare il grano duro, ma anche il
farro; tra le colture arboree, l’olivo, con ben 19 varietà autoctone, cioè proprie
del luogo, tra le quali spicca la “Gentile di Larino”, rappresentata da 700
mila dei 2 milioni e poco più olivi sparsi sul territorio collinare. Larino è
anche la culla dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio che io ho
promosso dopo quella del Città del vino realizzata a Siena. Dopo l’olivicoltura,
la viticoltura, con il suo vitigno principe, Tintilia, e tanti altri,
principalmente Montepulciano e Trebbiano.
Diffuse anche le colture orticole.
Ricca la sua gastronomia, per la gran parte ispirata dall’orto e dal pescato, a significare con i cereali e, con il suo filo conduttore, l’olio extravergine di oliva l’espressione alta di quello stile di vita che è la Dieta mediterranea, oggi patrimonio dell’umanità e la prima tra le 60 e poco più modi di cucina nel mondo.
Tartufo bianco e nero |
Tante le tradizioni, fra quali quella che io più amo, La Tavola di San Giuseppe, che riporta all’ultima cena e al numero 13, cioè 13 commensali e 13 portate, rigorosamente a base di magro (cereali, verdure (soprattutto legumi), pesce e baccalà. Una tradizione dedicata San Giuseppe e rivolta ai poveri , che il giorno della vigilia e della festa avevano da mangiare. La tradizione che, più di ogni altra, dà il segno della solidarietà e dell’ospitalità.
E’ questo ed altro ancora il Molise che spero di avere la possibilità di farti conoscere e degustare, partendo dal suo colore verde particolare, dalla bellezza dei suoi paesaggi, dai suoi possenti e delicati vini, dai suoi oli delicati e, anche, piccanti; dalle sue pietanze uniche come la Pampanella di San Martino in Pensilis, bocconi di un maialino di 90/100 kg., drogato di spezie e infornato; la Ventricina, un insaccato; i latticini ed i formaggi, in particolare il caciocavallo e il pecorino; una polenta particolare di un mais particolare e coltivato solo nel Molise; il brodetto di pesce alla termolese; le pallotte cace e ove; i cavatelli e i fusilli, due paste fatte dalle donne molisane; l’agnello arracanate (con l’origano) e patate. Poi, funghi e tartufi, tra i quali quello bianco che dà al Molise un primato mondiale. Il 40% del raccolto. E, dulcis in fundo, l’Ostia di Agnone, un dolce unico. A proposito di Agnone, nota non solo per il suo caciocavallo, ma, anche per le sue campane. La famiglia che produce dall’anno mille queste campane, Marinelli, è oggi a rappresentare l’azienda, prima al mondo, condotta dalla stessa famiglia, nel caso dei Marinelli, da oltre mille anni.
Ecco a te, Argjay, una breve presentazione di questa mia piccola grande terra, un Comune-campagna con i suoi 300.000 abitanti e una popolazione rappresentata da anziani, che, non il coronavirus, ma la distrazione dell’uomo moderno, per una perdita di quel valore importante che è il rispetto, sta mettendo in pericolo.
Ti devi preoccupare di chiedermi se hai bisogno di spiegazioni o di altro. Ancora il mio benvenuto a te a Raffly e un caro saluto a voi e ai vostri cari.
Un abbraccio
Pasquale
Larino, 24 Aprile 2020, vigilia della Festa della Liberazione
p.s.
un fiume tutto molisano, il Biferno, e due in comproprietà con l'Abruzzo, il Trigno, e, l'altro, il Fortore, con la Puglia; due laghi artificiali: quello di Occhito e quello del Liscione; due catene di montagne, il Matese in comproprietà con la Campania e le Mainarde, in comproprietà con il Lazio e l'Abruzzo; due parchi: Matese e Parco nazionale Abruzzo, Molise Lazio; una serie di oasi naturali. Una terra ricca di acqua, tutta potabile
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