NOI, BAMBINE AD AUSCHVITZ

"La  nostra condizione di bambine lasciate parzialmente libere di muoversi, in attesa che il nostro destino fosse deciso dai carcerieri o dai medici criminali che usavano i bambini della baracca come cavie per i loro esperimenti disumani, era del tutto anomala per Birkenau. Per chi non lo sapesse, Birkenau era un campo di sterminio nel quale i pochi prigionieri internati - quella piccola percentuale di persone che, scesa dai trasporti, non era mandata subito nelle camere a gas -  venivano chiamati dai nazisti 'cadaveri in vacanza'".
Riporto questo passo del racconto di Andra e Tatiana Bucci "Noi, bambine ad Auschwitz", libro edito per la collana "Strade blu" della Mondatori, pubblicato nel dicembre del 2018.
Non ho avuto il piacere di conoscere Tatiana, ma di incontrare più volte, nella seconda metà degli anni '80, Andra. La trovavo sempre al negozio di Flora tutte le volte che andavo a Padova.
Non mi ha mai parlato di questa storia tragica, sua, di sua sorella e della sua famiglia. Ora, dopo aver letto il libro "Noi, bambine a Auschwitz - la nostra storia di sopravvissute alla Shoah" ricordo e capisco questo suo silenzio.

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