Riscoprire Frattura attraverso il fagiolo bianco: il borgo d’Abruzzo che rinasce
da GamberoRosso
Una ventina di abitanti, ma tanta voglia di fare: Frattura in Abruzzo rinasce grazie al recupero della coltivazione del tipico fagiolo bianco
Lo chiamano Paese Fantasma ma Frattura, frazione di Scanno, nel cuore della Valle del Sagittario in Abruzzo, è un luogo vivo che pullula di tradizioni, rituali, antiche pratiche ancora oggi portate avanti dai suoi (pochissimi, circa 20) abitanti. Un borgo diviso in due, fra parte vecchia – distrutta dal terremoto della Marsica del 1915 – e nuova, facce diverse della stessa anima rurale e pastorale, che resiste anche grazie a progetti di recupero agricolo.
L’Abruzzo perduto: il progetto dell’Università di Bologna
Quello di Fluturnum, Archeologia e Antropologia nella Valle del Tasso e nell’Alta Valle del Sagittario – Matrix 96 Soc. Coop., per esempio, iniziativa partita nel 2010 grazie all’Università di Bologna, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggi d’Abruzzo e il patrocinio del Comune di Scanno, con il supporto del Rotary Club Roma Ovest. L’obiettivo? Indagare tradizioni e usanze locali, riscoprire colture e culture di un tempo. A dare il via alla missione, l’archeologa Francesca Romana Del Fattore, mentre a capo del gruppo di antropologia c’è Anna Rizzo.
Il fagiolo bianco di Frattura: un’antica coltura abruzzese
Fra i protagonisti del progetto (un lavoro intenso che abbraccia tanti ambiti), il fagiolo bianco di Frattura, coltivato dalle famiglie locali negli orti rimasti a Frattura Vecchia. Si tratta di un’autoproduzione, “parliamo di piccole quantità”, specifica Anna, “una forma di resistenza in un luogo che sembra perduto”. Dopo il sisma i terreni sono stati lasciati nella parte vecchia, principalmente nella zona chiamata l’Aruccia, l’area sotto il punto in cui è avvenuta la frana: “I coltivatori sono riusciti a selezionare le cultivar migliori in grado di adattarsi al contesto pedoclimatico di montagna”.
La promozione del fagiolo bianco di Frattura
Palermitana d’origine e bolognese d’adozione, l’antropologa lavora da anni a stretto contatto con i fratturesi, “che hanno mostrato una grinta e uno spirito di aggregazione mai visti”. Tanto che, nel tempo, alcuni di loro si sono cimentati anche nella realizzazione di ricette tipiche a base di fagioli, dispensando consigli e informazioni preziose sul web, come ha fatto Franca Ciccotti con il suo canale Youtube e la pagina Facebook, La cucina di Franca. Un dettaglio che potrebbe sembrare banale, ma che non è affatto scontato per una comunità che per tempo ha vissuto in una condizione di forte isolamento dal resto della regione, spesso anche dai borghi limitrofi. C’è poi una pagina Facebook dedicata al fagiolo curata nel dettaglio “dove si trovano tutte le fasi di lavorazione dell’orto, ma anche spiegazioni su come costruire le ringhiere per il bestiame e altro”.
Il fagiolo bianco di Frattura: caratteristiche e utilizzi in cucina
Ma veniamo al fagiolo. Detto anche “fagiolo di pane”, è una varietà autoctona seminata, raccolta e pulita a mano da uomini e donne, che portano avanti con fierezza il lavoro nei campi. Simbolo della forza della biodiversità, il legume è entrato anche nell’Arca del Gusto di Slow Food, “ho spedito tutte le documentazioni necessarie: non poteva non esserci”. I modi migliori per gustarlo? “Con le sagne”, pasta tradizionale abruzzese, “oppure in insalata”.
Gli eventi e il valore delle tradizioni
Ma Anna non si è limitata a restituire valore al prodotto: insieme agli abitanti, ha ricostruito l’identità culturale del territorio. “Facciamo spesso riunioni di paese per organizzare attività ed eventi”, come i laboratori di pasta fresca o il festival “Non solo un fagiolo”, nato con l’intento di porre l’accento sull’importanza del ripristino dei luoghi dismessi, “in grado di riattivare le economie locali non ancora estinte”. Perché nelle aree più isolate come questo borgo fermo nel tempo, ricordare e tramandare i saperi del passato diventa l’unico modo per evolversi e andare avanti. Via libera quindi a ricette con il fagiolo, ma anche altre specialità locali, con il coinvolgimento di pastori, artigiani e massaie del paese. C’è poi “Estate a Frattura”, con un programma fitto di appuntamenti pensati per fare luce su questo paesino spesso dimenticato in favore dei più noti comuni vicini.
Ripartire dall’agricoltura: l’Abruzzo che rinasce
Nel tempo, anche i ragazzi di Scanno si sono incuriositi e hanno deciso di prendere parte al progetto: “Con le loro famiglie hanno preso un orto dismesso e lo hanno riportato in vita, creando un terreno di fagioli grande quanto un campo di calcio”. Fino a poco tempo fa quegli appezzamenti erano abbandonati, oggi gli orti sono saturi, “non c’è praticamente più spazio a Frattura Vecchia”. Per questo si è iniziato a coltivare anche nelle zone vicine, aree dimenticate lasciate in pasto a rovi ed erbe infestanti, che oggi tornano a splendere. Ma non solo: “Le persone più anziane hanno cominciato a liberare alcune porzioni di terrazzamenti, lasciando così campo libero alle coltivazioni”. E ripristinando il paesaggio storico, la memoria del luogo, ridando una dimensione spazio-temporale a un borgo che sembrava destinato a scomparire. E che invece resiste, si evolve, riparte. Anche grazie al cibo.
a cura di Michela Becchi
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