Consiglio Agricolo Ue. Ministro Bellanova: Agricoltura strategica per obiettivi Agenda 2030




L’agricoltura può svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030. La sostenibilità ambientale deve però essere coniugata sempre alla sostenibilità economica dei processi produttivi, senza la quale le imprese agricole non sarebbero messe nelle condizioni di operare al meglio. Questi i temi al centro del dibattito del consiglio informale dei Ministri dell’Agricoltura riuniti oggi a Helsinki sotto la Presidenza finlandese.
In questo contesto, è stata analizzata anche la proposta di riforma della Politica agricola comune post 2020 ed evidenziata l’esigenza di prevedere la necessaria sussidiarietà e flessibilità, perché l’agricoltura europea è molto diversa da regione a regione. Occorre inoltre tenere sempre presente l’obiettivo della semplificazione, evitando le complesse sovrapposizioni di azioni e misure con i tre livelli di impegno previsti dalla proposta di riforma: condizionalità rafforzata, eco-schema, misure agro-ambientali del secondo pilastro.
Sono alcune delle questioni sollevate stamane dal ministro Teresa Bellanova nel corso della riunione di Helsinki.
“Affrontare insieme la crisi climatica in atto è fondamentale – ha affermato il ministro – e l’Italia vuole essere in prima fila con un modello di agricoltura sostenibile a livello economico, sociale e ambientale. I nostri suoli vanno protetti e curati, perché possono essere una delle chiavi fondamentali per invertire la rotta. Sul piano operativo, non esiste una ricetta buona per tutte le agricolture europee perché le misure per aumentare il contenuto di sostanza organica nei terreni sono profondamente diverse da regione a regione. Per questo crediamo che ogni Stato membro deve avere la possibilità, nell’ambito del proprio Piano strategico, di definirne una lista in grado di rappresentare la migliore soluzione possibile per aumentare la percentuale di carbonio nei suoli. Proponiamo impegni flessibili e adattabili alle diverse realtà territoriali. Pensiamo per esempio al ruolo importante dei pascoli permanenti, agli allevamenti estensivi che utilizzano pascoli legati a pratiche tradizionali, alle buone pratiche nei frutteti, alla gestione forestale sostenibile e all’utilizzo dei prodotti legnosi derivati”.
“Se i futuri Piani strategici della PAC consentiranno questi adattamenti – ha concluso Bellanova – avremo posto basi più solide per rendere più moderna l’agricoltura. Con risposte utili per le imprese agricole che dovranno essere consapevoli dell’importanza delle sfide che hanno di fronte e anche del loro ruolo primario. Non bisogna dimenticare, infine, che il contenimento delle emissioni di gas serra in agricoltura è un tema globale, non solo europeo. Per questo le politiche commerciali dell’Unione dovranno necessariamente considerare questi aspetti negli accordi commerciali con i Paesi terzi e l’Unione europea dovrà pretendere, nel rispetto del principio di reciprocità, garanzie equivalenti per i prodotti importati, in termini di sostenibilità ambientale, qualitativa e di sicurezza alimentare”.
A latere della riunione, la Bellanova ha incontrato il collega francese Didier Guillaume al quale ha ribadito la forte contrarietà italiana a eventuali tagli di bilancio sulla Pac, la necessità di semplificare le norme a favore degli agricoltori e riequilibrare la dotazione per l’Italia alla luce delle penalizzazioni subite con l’attuale programmazione, la necessità di rafforzare nel primo pilastro gli interventi settoriali e quella di salvaguardare ruolo e competenze delle Regioni, oggi penalizzate dalla proposta della Commissione.
Si è discusso anche di etichettatura dei prodotti alimentari, tema su cui la Ministra Bellanova ha ribadito l’importanza della trasparenza sull’indicazione dell’origine di tutti i prodotti agricoli.




Nostro commento:

l'agricoltura è, come dice la Ministra, certamente strategica per la sostenibilità ambientale, economica e sociale, ma solo se è organica e rigenerativa, biologica. Come tale, soprattutto per il nostro Paese, l'unica agricoltura da sostenere nella nuova Pac e in tutte le azioni di finanziamento pubblico ai vari livelli. Si tratta di considerare l'agricoltura intensiva, quella industriale - lo stesso vale per gli allevamenti super intensivi - un danno al clima e un freno possente alla sostenibilità. Serve dichiarare il loro  fallimento e sottolineare il contributo dato ( la voce che viene subito dopo i prodotti ricavati da fossili) al processo preoccupante in atto dei profondi cambiamenti climatici. Un tema bollente, che, finalmente, è al centro dell'attenzione, soprattutto grazie alla mobilitazione di milioni di giovani che, con la ragazzina Greta, hanno dato vita a ben tre scioperi globali, ultimo quello in atto iniziato questa settimana e che vedrà Venerdì le piazze italiane piene di giovani e giovanissimi che parleranno di cambiamento delle politiche per avere assicurato il proprio futuro. 

Per quanto riguarda gli "accordi commerciali con i Paesi terzi e l’Unione europea dovrà pretendere, nel rispetto del principio di reciprocità, garanzie equivalenti per i prodotti importati, in termini di sostenibilità ambientale, qualitativa e di sicurezza alimentare”. D'accordo con queste parole della Ministra, ma questa richiesta contraddice con le sue prime dichiarazioni circa la necessità di una ratifica del Ceta, il trattato con il  Canada operativo ormai da due anni. La conseguenza è di dover prendere atto di un aumento dell'importazione di grano duro dal Canada (un aumento di 9 volte nei primi sei mesi di quest'anno!), tutto trattato con il glifosate, sostanza non a caso chiamata "secca tutto", che con le farine entra nel pane e nella pasta che mangiamo ogni giorno e, così, diventa un secca tutto anche della nostra salute.

Terza e ultima considerazione riguarda la salvaguardia e tutela del territorio che trova solo nell'agricoltura contadina la sua valorizzazione. Senza una legge che blocchi l'uso e abuso del territorio, che, nella stragrande maggioranza dei casi, vuol dire distruzione di superfici enorme di terreno fertile e biodiversità, modificazione del paesaggio e dello stesso ambiente, chi continuerà a pagare il prezzo più alto sarà l'agricoltura e noi che abbiamo bisogno dei nostri prodotti caratterizzati da qualità e diversità, come sanno ben raccontare i tanti primati in quanto a biodiversità (olivicola, viticola, frutticola, in particolare), riconoscimenti di denominazioni di origine, indicazioni geografiche e prodotti tradizionali. Un patrimonio enorme sempre più a rischio con le politiche che privilegiano la quantità alla qualità, l'uniformità alla diversità.

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