Reggio Emilia, l'apicoltore Francesco Ruini muore in Ghana assalito dalle api. «Insegna il mestiere in Africa»
Leggo questa triste notizia su MSN notizie, la morte di una persona che ho conosciuto tanti anni fa, a cavallo degli anni '80, nel periodo di preparazione della fondazione delll'U.N-A.API, l'Unione Nazionale delle Assola federazione apicoltori italiani ciazioni degli Apicoltori italiani. Figlio del mio caro amico Onelio, il casaro apicoltore che diventerà il presidente di questa nuova Unione di associazioni apistiche non aderenti alla FAI, la federazione degli apicoltori italiani, che aveva avuto fino ad allora il monopolio del comparto apistico. Allora svolgevo il ruolo di presidente del Cenfac (Centro delle forme associative) della Toscana e, grazie all'incontro, nella seconda metà degli '70, con un apicoltore speciale, grande animatore, di Montalcino, Roberto Franci, ho imparato a conoscere il mondo delle api, con i suoi straordinari apicoltori, professionisti e dilettanti. E' Roberto, purtroppo morto poco dopo la costituzione dell'Unaapi, che mi coinvolge nel lavoro di promozione e organizzazione dell'Associazione toscana degli apicoltori, con Pignatelli, e, poi, dopo avermi presentato Onelio Ruini, nella realizzazione dell'U.N.A.API. E' così che conosco un personaggio e comincio a frequentare la sua casa di Rio Saliceto, deliziato dai buoni piatti della cucina emiliana preparati dalla moglie, la gentilissima signora Carmen. Con loro l'unico figlio Francesco, allora giovanissimo, che seguiva il padre e viveva già allora la passione per le api. Di questi incontri ricordo i nostri scontri-confronti sui due testimoni dei nostri rispettivi territori, il Parmigiano reggiano e l'Olio evo "Gentile di Larino. Francesco, sempre presente, faceva da mediatore. Della costituzione dell'U.N.A.API. a Bologna nella sede della Lega delle Cooperative, grazie all'ospitalità di un dirigente di origine di Modena, di cui ora non ricordo il nome, ricordo i nomi di Andreatta, Girotti, un persnaggio dell'apicoltura emiliana e, ancor più, un giovanissimo Lucio Cavazzoni, che diventerà presidente di CO.NAPI e di Alce Nero, che ho avuto la fortuna di rincontrare lo scorso anno qui nella mia Larino. Dopo la costituzione dell'Unapi, 1981, ho rivisto altre volte Onelio e Francesco. Ora, con i tanti ricordi che si scontrano nella mia memoria, sono qui a piangere una persona che ho sempre considerato un mio giovane amico. Sapere che non c'è più mi rattrista e fa piangere il mio cuore. Addio Francesco
REGGIO EMILIA Una fine terribile. E una nemesi per lui, che era uno dei maestri dell'apicoltura in Italia. Francesco Ruini, 66 anni di Reggio Emilia, è morto per choc anafilattico, dopo essere stato attaccato da uno sciame d'api mentre in Ghana insegnava agli agricoltori del posto il suo mestiere. L'incidente è accaduto lunedì. Inutili i soccorsi. L'uomo era in missione in Africa da Ferragosto. Era stato presidente e vicepresidente dell'associazione apicoltori di Reggio e Parma, di cui era consigliere. Lascia moglie e due figli. Domani sarebbe dovuto ripartire per tornare in Italia.
REGGIO EMILIA Una fine terribile. E una nemesi per lui, che era uno dei maestri dell'apicoltura in Italia. Francesco Ruini, 66 anni di Reggio Emilia, è morto per choc anafilattico, dopo essere stato attaccato da uno sciame d'api mentre in Ghana insegnava agli agricoltori del posto il suo mestiere. L'incidente è accaduto lunedì. Inutili i soccorsi. L'uomo era in missione in Africa da Ferragosto. Era stato presidente e vicepresidente dell'associazione apicoltori di Reggio e Parma, di cui era consigliere. Lascia moglie e due figli. Domani sarebbe dovuto ripartire per tornare in Italia.
«La mia storia»
Sul sito di Confapi si ritrova un «autoritratto», in cui Ruini parla di sé e della sua storia: «Il mio incontro con le api — scriveva — è avvenuto presto, la mia prima maschera l’ho indossata a sei anni, per accompagnare mio padre che, casaro di professione, era apicoltore per passione. Quando andò in pensione si dedicò alle api e io con lui. Proseguii gli studi fino alla laurea, ma decisi che l’apicoltura sarebbe stata la mia professione e così fu. Produco miele di acacia e millefiori con le circa 400 famiglie e mi dedico alla riproduzione di nuclei».
Il lutto
Profondo, ovviamente, il cordoglio del mondo associativo. In una nota la Confederazione Italiana degli Agricoltori (Cia) scrive: «Francesco era un imprenditore capace, generoso e sempre pronto a dare il proprio contributo a chi gli chiedeva un aiuto. Amava il contatto con la natura e la sensazione di libertà che questo lavoro gli regalava. È stato tra i primi a denunciare con forza le pesanti conseguenze dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sulle api. Era un collega, ma prima di tutto un amico e un punto di riferimento per tutta l’apicultura emiliano romagnola».
«La mia storia»
Sul sito di Confapi si ritrova un «autoritratto», in cui Ruini parla di sé e della sua storia: «Il mio incontro con le api — scriveva — è avvenuto presto, la mia prima maschera l’ho indossata a sei anni, per accompagnare mio padre che, casaro di professione, era apicoltore per passione. Quando andò in pensione si dedicò alle api e io con lui. Proseguii gli studi fino alla laurea, ma decisi che l’apicoltura sarebbe stata la mia professione e così fu. Produco miele di acacia e millefiori con le circa 400 famiglie e mi dedico alla riproduzione di nuclei».
Il lutto
Profondo, ovviamente, il cordoglio del mondo associativo. In una nota la Confederazione Italiana degli Agricoltori (Cia) scrive: «Francesco era un imprenditore capace, generoso e sempre pronto a dare il proprio contributo a chi gli chiedeva un aiuto. Amava il contatto con la natura e la sensazione di libertà che questo lavoro gli regalava. È stato tra i primi a denunciare con forza le pesanti conseguenze dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sulle api. Era un collega, ma prima di tutto un amico e un punto di riferimento per tutta l’apicultura emiliano romagnola».
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