Non ha senso piangere sul latte versato
di
Umberto Berardo
l'Orangutan difende il suo ambiente |
L'undici
febbraio 2019 il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte
incontrava in prefettura a Campobasso i sindaci del Molise, il presidente della
regione e i rappresentanti delle forze sociali per illustrare il Contratto
Istituzionale di Sviluppo del territorio.
La
scelta fu di affidare ai sindaci l'elaborazione dei progetti stimolando la
capacità propositiva di base e di demandare ad Invitalia l'attuazione del
programma di sviluppo.
Sono
stati presentati successivamente 365 progetti.
Il
Governo ha convocato di recente in pompa magna a Roma i vertici delle
istituzioni locali assegnando appena 220 milioni di euro a fronte dei due
miliardi necessari.
Invitalia
ha pubblicato il 9 luglio la graduatoria dei 66 progetti finanziati.
Il
presidente Toma e qualche sindaco come quello di Campobasso manifestano piena
soddisfazione.
Solo
ora tredici sindaci, tra cui nessuno delle aree interne, ed alcuni consiglieri
regionali insorgono contro la graduatoria dei progetti finanziabili chiedendo
che essa venga rivista quantomeno in una seconda fase di selezione degli
stessi.
Si
grida contro una parcellizzazione dei finanziamenti e verso una distribuzione a
pioggia degli stessi con l'unico scopo di ripetere quanto già abbiamo
conosciuto in esperienze del passato con il fine di sedare il malcontento dei
cittadini, ammesso che ancora ci sia in giro la volontà e la capacità di
esprimerlo.
Si
sostiene che si è scelta oltretutto la cantierabilità di opere per le quali
sono previsti altri canali di finanziamento e che anche quelle di messa in
sicurezza di opere pubbliche non garantiscono davvero l'inizio della
progettazione di uno sviluppo economico reale che possa interessare una
crescita sia pure minima dell'occupazione in una regione che continua a
spopolarsi per un decremento delle nascite, ma anche per un ritorno
all'emigrazione delle fasce più giovani della popolazione.
Nei
prossimi anni la soglia dei residenti rischia di precipitare sotto i
trecentomila abitanti.
I
sindaci criticano anche la decisione di finanziare con soldi pubblici progetti
presentati per strutture private.
Che
il Contratto Istituzionale di Sviluppo del Molise sia nato senza un'idea chiara
di quello che possa essere il futuro della regione ci sembra del tutto evidente
altrimenti la scelta sarebbe stata quella di investire le somme disponibili su
infrastrutture fondamentali e per progetti legati ad una razionale
imprenditorialità locale capace di far emergere le vocazioni del territorio e
le potenzialità di imprese in grado di promuovere sviluppo economico e
occupazione.
Quando
gli esponenti politici e sindacali sono stati convocati in febbraio dal
presidente Conte sapevano bene quali erano le cifre minime dei finanziamenti da
dover mettere in campo; dovevano rendersi conto anche che i progetti non
potevano essere così parcellizzati nel numero e distribuiti a macchia di
leopardo senza criteri di capacità di sviluppo occupazionale; dovevano
pretendere un coordinamento regionale in una prima selezione locale dei
progetti e reclamare con Invitalia la partecipazione della regione nella valutazione
di quelli da finanziare.
Nulla
di tutto questo è stato chiesto in febbraio né nelle fasi successive di lavoro
sull'elaborazione e l'attuazione del Contratto Istituzionale di Sviluppo del
Molise.
Quello
di non aver reclamato un gruppo di lavoro costituito da soggetti in grado di
studiare i progetti dei sindaci e di coordinarli in un disegno articolato e
organico funzionale ad uno sviluppo complessivo della regione è stato un enorme
errore politico certamente dettato da una visione miope di chi ha anteposto
interessi localistici al bene comune che dev'essere sempre quello prevalente.
Ora
davvero non ha alcun senso il malcontento dei sindaci e di qualche consigliere
regionale che piangono sul latte versato e che si stracciano le vesti su scelte
del Governo e di Invitalia di cui sono corresponsabili.
Se,
come scrivono, "i diversi interventi non hanno nulla di strategico per lo
sviluppo" della regione, provvedano a mettere in campo iniziative per
rimediare ad un'attuazione assurda del Contratto Istituzionale di Sviluppo del
Molise che non sembra avere nulla di nuovo rispetto ai tempi del famigerato
art. 15 di cui ha copiato e peggiorato i sistemi di diffusione a pioggia dei
fondi pubblici con l'unico scopo di illudere i creduloni che anche su molti
organi di stampa locali hanno fatto a gara nei giorni successivi al 9 luglio
per presentare questa iniziativa del Governo come una scelta politica ed
economica di largo respiro.
Di
fronte a proposte come quella di Conte in febbraio gli amministratori locali
come le forze economiche e sociali crediamo avessero allora ed abbiano ancora
oggi bisogno di un paradigma operativo che a loro manca da tempo e cioè il
confronto con un'opinione pubblica da cui sono sempre più lontani e incapaci di
sostenerne le esigenze.
La
democrazia reale è solo questa e non quella di una delega senza rapporti di
condivisione delle scelte con la popolazione.
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