Le sorprese del Molise non finiscono mai di stupire ed i nostri vini sono ‘al femminile’, il vino Tintilia o la Tintilia è il testimone perfetto di questa terra aspra e dolce allo stesso tempo. Femminile proprio come la Barbera del Piemonte. 
Già il nome è un programma, infatti deriva dal suo intenso colore rosso frutto di una piccola bacca nera provocante di energia. In realtà il nome è di origine spagnola (tinto=rosso) perché per molto tempo si pensava che il vitigno provenisse dalla penisola Iberica. In dialetto molisano si dice “a tenteie”. 
In Francia era addirittura annoverato fra le ‘tinture’ naturali come “Tenturier d’Espagne”, per la sua capacità di tingere di rosso tutto quello che toccava. E furono proprio i francesi di Napoleone a favorire la sua coltivazione nel Molise che aveva l’esposizione migliore dei pendii.
La sua storia rispecchia proprio quella del Molise, durante l’euforia sembrava scomparso a vantaggio di vitigni più produttivi poi il destino si inverte. È stato Pasquale Di Lena (allora segretario generale dell’Ente Mostra vini – Enoteca Italiana di Siena e membro del Comitato Nazionale Vini) a suonare, con altri amici, il risveglio di questo vitigno ormai perso e l’agronomo Michele Tanno ad averlo ricercato. Insieme hanno promosso il suo orgoglioso ritorno fino a che nel 2011 è diventato un vino DOC, il “Tintilia del Molise”. Una vera vinificazione in purezza.
Tintilia è l’unico vitigno autoctono di questa regione e forse le sue radici sono veramente antichissime e arrivano dal fiero popolo dei Sanniti, gli unici che hanno tenuto testa ai romani per 3 secoli. O forse è meglio dire che la viticoltura è stata introdotta dai Sanniti e la Tintilia nel Settecento durante la dominazione spagnola dei Borboni del Regno delle due Sicilie.
Ha omaggiato le tavole dei molisani per secoli eppoi i vigneti sono stati espiantati o abbandonati per l’ebbrezza delle grandi produzioni nelle zone pianeggianti. Erano però rimasti vitigni intorno a Campobasso, Ferrazzano, Colle d’Anchise, Cercemaggiore, Ripalimosani e in alcuni comuni della provincia di Isernia, testimoni della nostra storia e cultura e delle nostre tradizioni.
Ma la Tintilia ha resistito e la sua rinascita idealmente corrisponde alla rinascita delle aree interne del Molise, quelle più vere. La Tintilia si coltiva preferibilmente proprio nei terreni in pendio delle zone alte almeno sopra i 200 metri.
E la prima crisi degli anni ’90 a risvegliare l’interesse a questo vitigno 
La sua rinascita con i premi e i risultati raggiunti è l’emblema del percorso che stanno compiendo i Molisani che tornano nel loro paese per riscoprire la loro identità, anche attraverso il vino, e proporre questi territori ad un turismo lento.
Oggi la Tintilia DOC si trova negli scaffali delle migliori enoteche vicino ai grandi vini piemontesi o friulani e rappresenta una intera regione e un territorio bellissimo e ospitale. Ed è in attesa del riconoscimento DOCG che sarebbe il coronamento di un percorso che ha puntato sulla qualità del vino e sul recupero delle tradizioni.
Oggi la Tintilia DOC, le altre 3 DOC (Biferno, Pentro d’Isernia e Molise) e l’Olio Molise DOP sono eccellenze assolute apprezzate in tutto il mondo da abbinare alle altre 4 DOP del Caciocavallo Silano, delle mozzarelle e ricotta di bufala e del salamino all’italiana. Per non dimenticare che siamo nella IGP del Vitellone dell’Appennino Centrale e nella regione del tartufo bianco e della vera Pasta Italiana.
Avrei altre delizie da raccontare ma lascio al lettore il desiderio di scoprirle venendo a visitare da turista una delle regioni più autentiche d’Italia. Nel frattempo mi vado a gustare un boccone di Pampanella di San Martino in Pensilis con un po’ di Tintilia.

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