Il Molise spinge sul turismo Ma servono più professionalità

Italia a Tavola - Pubblicato il 27 aprile 2019 | 09:16 

  di Pasquale Di Lena


Non entro nel merito delle ragioni che hanno portato l’attuale governo della Regione Molise a prendere un’iniziativa forte e decisa sul turismo e il suo sviluppo.

, tanto da partire, alla fine dello scorso anno, con un’iniziativa importante, qual è stata quella degli Stati generali, che si è svolta a Termoli (Cb); che ha impegnato ingenti risorse (esagerate per un piano) e dato seguito a una serie d’incontri sul territorio molisano che hanno ottenuto un ampio coinvolgimento, soprattutto degli operatori del comparto e dei rappresentanti degli enti e delle istituzioni regionali.

(Molise, spinta sul turismo Ma servono più professionalità)

Non entro nel merito, dicevo, perché oggi, ancor più di ieri, sono convinto che il turismo può  svolgere in pieno la sua grande funzione all’interno di una strategia che porta a un diverso e stabile sviluppo del Molise. Ci sono tutte le condizioni per sviluppare questo ruolo e cogliere un obiettivo davvero importante, qual è lo sviluppo di questa terra antica, piccola ma ricca di risorse e di valori, e per dire che essa ha tutti gli elementi che oggi riescono a stimolare l’attenzione del turista, italiano e del mondo, affinché decida di mettere in agenda una visita.

Penso ai 136 comuni, tutti, ad eccezione di Campobasso, Termoli, Isernia, e pochi altri, al di sotto dei 5mila abitanti, con la gran parte, in verità, sotto i mille e alcuni poco al disopra dei cento. Borghi posti sui fianchi di dolci colline, che dominano piccole vallate e danno la possibilità - là dove non disturbati da gigantesche pale eoliche o viadotti allucinanti - di rimanere incantati da paesaggi che incantano e danno emozioni.

Penso al primato della ruralità e alle tradizioni ad essa legate, quali feste, fiere, ricorrenze, quasi tutte secolari; alla ricchezza di una cucina strettamente legata all’orto intorno casa o intorno al paese, alla campagna impressa da boschi e olivi. Una cucina semplice che è la perfetta rappresentazione di quello stile di vita, raccolto dalla dieta Mediterranea, ritmato dalle stagioni e dai giorni della settimana, dalle feste e dalle ricorrenze, dai momenti di più forte socializzazione e, soprattutto, da 160 prodotti tradizionali, cioè noti da almeno 25 anni.

Penso alla ricchezza di biodiversità, prim’ancora di parlare della storia, che, con l’Homo Aeserniensis, ci porta indietro di 700mila anni e più; dell’arte; della cultura. C’è tutto, dicevo, quello che serve per affidare al turismo un ruolo importante se, però, vengono prese in considerazione due priorità:

1) Il ruolo strategico dell’agricoltura per un piano di sviluppo che vuole offrire prospettive certe per un futuro vicino e lontano, dando risposte immediate ai coltivatori che, da anni, pagano una crisi strutturale del settore. Riportare al centro l’agricoltura e, nel suo significato più ampio, la zootecnia e la selvicoltura, vuol dire ridare allo sviluppo il cuscinetto necessario a far girare tutte le attività, l’economia complessiva della Regione, rafforzando le peculiarità sopra citate, che hanno le motivazioni giuste per far girare a grande velocità il turismo e rendere il “glocale” un punto di confronto e di dialogo del globale, non più una sottomissione.

Un atto dovuto, quello di mettere a disposizione dell’economia molisana un piano di sviluppo con al centro l’attività, oggi più che mai primaria, l’agricoltura con la selvicoltura e la zootecnia, che non può, con il biologico e le pratiche naturali, che essere di grande qualità, nonché espressione alta di un territorio sostenibile, che aiuta il clima con l’assorbimento di C02 e la cessione di ossigeno. In questo senso si può definire l’agricoltura un vero e proprio miracolo in grado di dare quella speranza di futuro, così fortemente richiesto dalla generazione del terzo millennio.
Senza dimenticare che l’agricoltura e le altre due attività ad essa collegate, vogliono dire cibo, paesaggi, continuità della storia, cultura, tradizioni, occupazione, ricerca, innovazione, mercato, reddito, imprenditorialità, rilancio dell’azienda contadina.

Puntare sul ruolo strategico dell’agricoltura, riaffermando il suo primato e la sua centralità, vuol dire, soprattutto, puntare sulle risorse e sui valori che il territorio – il solo tesoro che il Molise ha – è in grado di mettere a disposizione, a partire da quel bene prezioso che è l’acqua, quella potabile in particolare.

2) Il turismo, con l’agricoltura e il suo ruolo strategico per un nuovo sviluppo, se vuole, può dare vita e animare una vera strategia di marketing. Una struttura al servizio dell’intero governo regionale (e non solo di questo o quell’assessorato) per non continuare a vedere lo spettacolo dello spreco di risorse e di opportunità con il solito gioco della mano destra che non sa che fa la sinistra, e viceversa.

Penso a quello che avevo, con la presentazione di una proposta di legge mai posta in discussione, già illustrato, nella seconda metà degli anni ’90, vale a dire il marchio “Piacere Molise” e la creazione di un’immagine propria del Molise, sviluppata con i colori dell’arcobaleno da un grande disegnatore contemporaneo, il maestro Ro Marcenaro.
Una proposta fatta propria dalle due Camere di Commercio del Molise, oggi detentori di quel marchio e di quella immagine. I due enti hanno provato a utilizzarli con alcune iniziative in loco, senza, però, tangibili risultati, per la semplice ragione che non avendo il punto di riferimento in un’agenzia di promozione e valorizzazione, che la Regione Molise non si è voluta dare, i risultati non potevano arrivare.

Serve un’agenzia promozionale per la internazionalizzazione delle imprese (tutte e non solo quelle agricole turistiche), ricca di strumenti e di professionalità, capace di programmare le azioni, dopo una scelta oculata dei mercati dove svilupparle almeno con una continuità di tre anni.

Serve non solo al Molise, ma anche ad altre Regioni se si vogliono utilizzare in pieno le risorse e non sprecarle; creare opportunità di conquista, soprattutto dei nuovi mercati, e cogliere le grandi potenzialità che essi vanno esprimendo con milioni e milioni di nuovi consumatori: creare, anche, professionalità coinvolgendo un numero importante di giovani, oggi costretti a espatriare

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