DEL RICCO PATRIMONIO DI RISORSE E DI VALORI DEI TERRITORI CHE SEGNANO IL BEL PAESE
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SPAZIO LIBERO
Il racconto è
fondamentale se, però, accompagna un
programma pluriennale di azioni di promozione e valorizzazione dei nostri vini
e del nostro cibo. Un programma, sopportato da attente strategie, è necessario
e urgente se si vuole far fruttare, con l’immagine della qualità e della
diversità, le risorse impegnate e, con esse, cogliere le opportunità messe a
disposizione dai mercati.
Quando arriva il mese di Marzo e vedo, non lontano, il
mandorlo riempirsi di gemme che presto diventeranno petali bianchi venati di
rosa, sento che è giunta la primavera. So che inizia la rinascita che la natura
esprime con la voglia di un nuovo giorno, una nuova stagione.
Negli anni di quand’ero a Siena, all’Enoteca italiana dell’Ente Mostra
Vini, questa sensazione della primavera, la condividevo, senza il mandorlo, con
i miei presidenti e i miei collaboratori, dando inizio ai preparativi per far
vivere alla prima Enoteca aperta in Italia e, forse, nel mondo, ed ai suoi
grandi vini a docg, doc e igt il migliore dei Vinitaly, con lo stand a
disposizione del mondo degli operatori e dei visitatori della grande
mostra-mercato dei vini italiani.
C’era, nell’attesa della manifestazione, sempre il sole splendido
della bella Verona nella mia immaginazione, nonostante l’esperienza della prima
partecipazione, anno 1985, vissuta con
uno stand improvvisato nella piazzetta della Fiera, bagnato di pioggia tutti i
giorni di quella edizione. Una decisione, quella di essere al Vinitaly, presa
all’ultimo momento, sulla spinta del successo dell’importante manifestazione
“Alimentazione, Vino e Sport”, organizzata dall’Enoteca, per la prima volta, lontana
da Siena e dalla Toscana, a Roma, ai Campi sportivi, il campus dello sport
italiano.
E a Verona, quella prima volta con l’Enoteca, c’era la donna più
rappresentativa dell’atletica italiana, l’olimpionica e primatista mondiale,
Sara Simeoni, che, in occasione dell’incontro di Roma, al momento della
consegna della Rosa d’Oro, l’Enoteca
aveva eletta a madrina del vino italiano.
Un anno importante per il vino italiano, il 1985, l’anno dei festeggiamenti
delle sue prime quattro Docg (Barbaresco, Barolo, Brunello di Montalcino e Vino
Nobile di Montepulciano), il riconoscimento massimo previsto dal Dpr 930 del
1963, che ha segnato l’inizio della svolta, quella che ha portato il
consumatore del mondo a considerare i tanti vini italiani e ad apprezzarli per i loro caratteri di
qualità.
Se il Vinitaly, da allora, diventa sempre più il punto d’incontro con
il vino italiano, l’appuntamento annuale con l’esteso e immenso vigneto Italia,
i suoi territori, i suoi sempre più preziosi vini, l’Enoteca Italiana, invece,
si apre al mondo e, nel mondo, porta e diffonde il racconto di una realtà stupenda,
che, dai 1200 metri della Val d’Aosta, scende e si distende sulle mille e mille
colline che da Ovest a Est, da Nord a Sud, comprese le piccole grandi isole,
disegna i più bei paesaggi di questo nostro incantevole Paese.
È con il racconto che l’Enoteca italiana di Siena ha convinto
i nostri ristoratori in Canada della bontà e grandezza dei vini italiani e, con
essi, ha conquistato il consumatore canadese, quello di alcuni dei Country club più esclusivi d’America, e, in una
serata davvero indimenticabile, gli ospiti di casa Sinatra, tutti personaggi
famosi nel campo del cinema, dello spettacolo, dello sport e della politica.
Il racconto del ricco patrimonio di storia e di cultura, e,
anche di ambienti e paesaggi, tradizioni proprie di quel bene comune che è il
territorio, l’origine prima, unitamente all’intelligenza e sensibilità dei coltivatori/produttori/trasformatori,
della qualità di un vino come di ogni altro prodotto dell’agroalimentare
italiano.
Ho la conferma che sono ancora 5056 i prodotti agroalimentari tradizionali; 299 le indicazioni geografiche (165 Dop, 132 Igp e 2 Stg); 523 vini (74 Docg, 332 doc e 117 Igp) a significare l’abbondanza di territori e la ricchezza che
essi esprimono in quanto a biodiversità e tradizioni.
Importanti primati, male e poco utilizzati, per il vuoto di
programmi, strategie, strutture, strumenti e professionalità in grado di
raccontarli. Uno spreco enorme di possibilità e di opportunità, un rischio per
la conquista di quelle fette enormi di mercato, oggi e ancor più domani, a
disposizione.
Allora, seconda metà degli anni ’80, il Canada e gli Usa non erano i mercati del
nostro vino, soprattutto di quello Doc e, meno che mai, delle Docg con le prime
quattro appena riconosciute. Lo sono
diventati in seguito, sia per le quantità che per il valore, grazie al Mipaf e
alle nostre istituzioni presenti sui due mercati, e, anche, grazie alla
presenza e azione permanente della struttura senese, durata oltre dieci anni.
Come non lo sono, oggi, i mercati della Cina, dell’India,
della Russia, del Brasile e di tanti altri Paesi che da poco si sono aperti
alla globalizzazione, ma hanno tutto per diventarlo e alla grande. Milioni di
potenziali consumatori di cibo italiano e, come tali, milioni di potenziali
turisti, necessari per riportare, sui podio più alto di questo comparto, il
Paese dei primati nel campo della cultura e della storia, dei paesaggi e delle
tradizioni, del cibo.
Se il vuoto lasciato
con l’abbandono e, poi, con la completa chiusura dell’Ente Mostra Vini, ha preoccupato
solo pochi, l’assenza di una programmata
e coordinata azione promozionale, in Italia e nel mondo, che, ormai, dura da
tempo, deve preoccupare il Paese, perché non premia ma punisce chi produce,
trasforma e vende, e non solo, i territori nel loro insieme.
Una perdita enorme di risorse e di opportunità che il Paese non
si può più permettere.
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