In risposta alla richiesta dell'Associazione SETA
Leggo, qualche giorno fa, sulla posta in arrivo sul mio computer, “Speriamo di fare cosa gradita inviandovi da oggi e con frequenza quindicinale il link alle newsletter dell'associazione SETA (Scienze E Tecnologie per l'Agricoltura) nata dal gruppo che ha redatto e divulgato i documenti da voi sottoscritti indirizzati a Camera e Senato della Repubblica e riferiti al DDL 988. La newsletter di questa settimana è disponibile all'indirizzo:
https://drive.google.com/file/d/1mGg4-nkx76Br79bXbHJEIMVJA2xJKbbx/view
Un cordiale saluto.
Sandro Fracasso
Prima riflessione “quantità” e non “qualità”, ben sapendo che la
quantità è il solo obiettivo di un’agricoltura industrializzata, a tutti i
costi, anche quello di azzerare la fertilità del terreno. La quantità serve,
secondo l’editorialista, per dare una
risposta all’aumento della popolazione che abiterà il globo nel 2050. E, a tale
proposito, si può anche prendere in considerazione “un concetto di sintesi come quello di sostenibilità nei
suoi aspetti economici, sociali e ambientali”, ma solo – sottolinea editorialista
– “per lasciarlo nelle mani di coloro che volgono il loro sguardo unicamente al
passato, (sapendo) che la sostenibilità è un concetto relativo: nell’idilliaco paleolitico la sostenibilità per il nostro
Paese prevedeva la presenza di una popolazione umana di poche migliaia di
individui perennemente affamati e con speranza di vita inferiore ai 30 anni
mentre oggi grazie alla tecnologia (abitazioni, vestiario, cure mediche,
alimentazione, ecc.) ospita 60 milioni di individui con speranza di vita di
oltre 80 anni”.
In verità l’altro giorno un
numero cospicuo di scienziati europei ha affermato che un’agricoltura tutta biologica
è in grado di nutrire i 525 milioni di europei previsti in quella data.
L’editorialista chiude con la necessità di disporre di strumenti per comunicare con il grande pubblico per metterlo
in guardia su scelte di cui potrebbe pentirsi in futuro.
Poi “Il punto sul nostro percorso” a firma di
Sandro Fracasso, che, dopo poche righe, inizia con una serie di link posti all’inizio,
in particolare la lettera aperta indirizzata a Susanna Cenni, una persona che
conosco e che stimo .
Mi è bastata per capire, nel tono e nella sostanza,
che la parola Scienza, per me importante, è stata usata dai firmatari,
che si ritengono scienziati, come il giubbetto dei poliziotti quando c’è da
affrontare delinquenti e scalmanati. Tanto risentimento nei dieci punti di
risposta a un ragionamento, quello della Cenni, che, per quanto mi riguarda, condivido
in pieno. E’ strano che dietro il nome
della Scienza si nasconda di fatto il tentativo di oscurare
completamente il periodo, soprattutto gli ultimi 50anni, dominato dall’agricoltura
della quantità, quella dei piani verdi dell’agricoltura industrializzata, che
la Fao ha, nell’Aprile dello scorso, dichiarato fallita e, peggio ancora,
artefice di disastri per il clima e l’ambiente.
Penso alla perdita di biodiversità, vegetale e
animale; al pericolo che corrono in questi ultimi decenni le preziose api; alle
morti dirette e indirette per colpa del glifosate, il cosiddetto, e non a caso,
seccatutto.
Il ragionamento della Cenni è stato bollato, cosa
che si ripete tutte le volte che uno non ha validi ragionamenti da contrapporre,
ideologico. Come accusare gli scienziati
che si sentono baciati dalla scienza e riportano pari le tesi delle multinazionali, di essere dei
prezzolati. Verrebbe da dire “meglio ideologici e con le mani pulite, che
venduti”!
La verità è che la tanto conclamata agricoltura
moderna (industrializzata), grazie ai tanti divulgatori formati da scienziati,
e, anche, alla fame di reddito dei coltivatori, ha ridotto a poca cosa la
nostra agricoltura con il fenomeno diffuso dell’abbandono. Abbandono delle aree
marginali, ma anche di tante aziende con migliaia di coltivatori, soprattutto in questi ultimi
anni, sa lasciare per la mancanza di reddito.
Non si può dire che la Scienza non ha niente a che fare con
le situazioni disastrose che vive il globo, a partire dal clima; che è estranea
all’influenza del dio denaro e che è tutta colpa dei produttori e cultori biodinamici, considerati dal gruppo, poveri
pranoterapeuti. Per fortuna ci sono i
nati nel terzo millennio che le cause dei disastri dovuti ai cambiamenti
climatici, grazie a una loro coraggiosa coetanea, le hanno intuite se non capite!
La Scienza, per me è tale, quando si apre al dialogo e non
quando mette etichette o vuole imporre verità inquinate da bugie. Il glifosate
è solo un esempio. Ed è per questo che ho chiesto di soprassedere nell’inviarmi
quello che è da considerare più una pubblicità occulta sotto il nome sacro della Scienza.
Pasquale Di Lena
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