IL MOLISE NON COGLIE I SUCCESSI DEL VINO ITALIANO. 30% IN MENO IL VALORE DEL SUO EXPORT

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Ha appena chiuso i battenti a Düsseldorf, in Germania, la 25a edizione di ProWein, la più grande esposizione internazionale del vino con 61,5mila espositori, provenienti da 142 Paesi, ben 6900 espositori di 64 Paesi vitivinicoli del mondo, di cui 1654 espositori italiani. 
Ricordo di aver vissuto la prima edizione, quando l’Enoteca Italiana di Siena era di casa nella bella cittadina tedesca dove l’ufficio Ice, Istituto commercio estero, era punto di riferimento per l’intero mercato tedesco. 
Dalle tabelle riportate da Tre Bicchieri, il settimanale economico de Il Gambero rosso, leggo che nel 2018 l’Italia ha segnato il miglior risultato del terzo millennio, con il record della produzione di vino  nel mondo. Non solo, il 2018 ha segnato anche il record a valore nelle esportazioni di vino e quello dei vini Dop prodotti (22,6 miliardi di hl., di cui il 60% vini bianchi), mentre cala la produzione dei vini Igp (13,2 milioni di hl.).  
Da un’altra tabella apprendo che l’export di vino, in quanto a valore,  è, per bene il 67% nelle mani di tre Regioni, Veneto (35,7% x 2.219.870.000 di euro), Piemonte (16.4% pari a € 1.022.285.000) e Toscana (15,6% pari a €978.196.000) con un incremento nei confronti del 2017 di 3,6% per il Veneto, 3,5% per il Piemonte e del 4.4% per la Toscana. L’incremento maggiore ( + 13,1% per un valore di €23.828.000) viene registrato dalla Liguria, seguito da quello della Valle d’Aosta (+11,9% pari a € 1,540.000).

C'è in questi dati il ruolo giocato nell'export del fenomeno Prosecco, che, sarebbe bene capirlo subito, quanto dureraà
Non so se a Düsseldorf il Molise era presente e con quali aziende. So, però, dalla lettura della tabella che Il Molise rappresenta solo lo 0,1% di tutto il vino italiano esportato per un valore complessivo di €2.302.000, e che è la Regione, insieme alla Lombardia (-0,1% ), alla Sardegna (-6.9%); e alla Basilicata (-9,4%) , che registra il calo più pesante (- 29,3%), quasi un terzo in meno del vino esportato nel 2017. 
Un crollo vero e proprio  che ha il significato grave di una perdita netta di opportunità  in riferimento alla conquista  di nuovi mercati e, soprattutto, a un consolidamento di quelli già conquistati. Tutto nel momento di maggiore immagine dei vini molisani, trascinati dalla Tintilia.
C'è Bisogno di correre subito ai ripari con incontri, che vedono  insieme pubblico e privati, per un'analisi attenta del dato, a dir poco allarmante. Chiedersi cos’è che non ha funzionato negli ultimi anni in quanto a programmazione e strategie di marketing, nonostante l’inserimento e l’impegno delle organizzazioni e associazioni di assaggiatori nella promozione della cultura del vino e di quella dei vini molisani in particolare, che hanno svolto in pieno il loro compito.
Un’analisi spietata delle politiche vitivinicole messe in atto in questi anni dalle istituzioni, non da sole, ma, è certo, sulla spinta degli imbottigliatori di vino, delle loro associazioni e organizzazioni. Dal dato (- 29,3%), sopra riportato, si può ben dire, senza possibilità di essere smentiti, che le politiche, se ci sono state, sono risultate sbagliate e che serve trovare le soluzioni atte a riparare agli errori commessi, e, soprattutto, a riempire un vuoto enorme che penalizza la vitivinicoltura molisana, e, con essa, l’agricoltura  e la stessa immagine del territorio regionale. 
La risposta al reddito, lo diciamo a chi non ancora l’ha capito, la dà il mercato, che, per essere conquistato  in modo duraturo, ha bisogno di adeguate risorse per una seria programmazione della promozione, e, insieme, di politiche, strumenti, strategie, professionalità, pazienza, non di improvvisazioni, presunzioni o di appagamenti dovuti a casualità. 
Fa bene l'attuale Ministro dell'agricoltura a dire che Il Mipaaft “è al lavoro per cercare di recuperare i ritardi sull'Ocm vino e, in particolare, sul nuovo decreto promozione”, visto che nel periodo 2013/2017 sono stati ridati all’Ue, ben 90 milioni di euro destinati alla promozione dall’Ocm vino.  
Un’enormità, soprattutto di occasioni perdute, che portano a minare anche il futuro, leggendo questa breve nota su Wine Meiridian. 
Secondo le previsioni dell’export dei vini fermi al 2022 di IWSR non sarà certo l’Italia quella a crescere di più nel prossimo quadriennio. Davanti a noi, infatti, troviamo il Cile (+11 milioni di casse), la Spagna (+10,9 milioni), la Francia (10,3 milioni), il Portogallo (6,8 milioni), la Nuova Zelanda (5 milioni), la Georgia (2,9 milioni) e finalmente l’Italia con un aumento di 2,3 milioni di casse. 

Gli errori si pagano e, se maturati in un tempo lungo,  a caro prezzo. Penso al vuoto di una programmazione e di strategie, alla mancanza di strumenti, strutture e professionalità. Penso alla chiusura dell'Ente Mostra Vini . Enoteca Italiana di Siena ed alle possibilità che aveva, invece di chiudere, di crescere ed adattarsi alle esigenze del vino italiano e alle potenzialità espresse dal mercato, anche con un interessante crescente aumento dei consumi.
C'è, in Italia e nel Molise, il limite di una politica e di una cultura che è quello di non porre al centro il mercato ed è un limite che riguarda il mondo del vino, dell'olio, e, nel complesso, dell'agroalimentare. 
C'''è sempre tempo per correre ai ripari se, però, si ha la voglia di trasformare gli errori in azioni e di impostare nuovi percorsi, quelli destinati a risultare vincenti, per tutti, e, ancor più per i territori che ne hanno profondo bisogno.

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