L’enoturismo in Italia: 14 milioni di accessi e oltre 2,5 miliardi di € il giro d’affari
Il 27
febbraio i dati dell’osservatorio Città del Vino/Università di Salerno saranno
presentati al ministro delle Politiche Agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio
il paesaggio che dal Monte di Larino scende sul lago del Liscione e sale lentamente su Monte Mauro Tra le Mainarde e la Maiella (foto: p. di lena) |
Presentata
oggi alla Borsa Internazionale del Turismo, a Milano, l’anteprima del XV
Rapporto sul Turismo del Vino in Italia. Oltre alla figura specialistica
dell’enoturista appassionato (circa 150 euro la spesa giornaliera) spuntano i
nuovi escursionisti del vino: viaggiano in giornata e spendono mediamente 85
euro. Dopo l’accordo con le Città dell’Olio si apre una finestra anche sul
turismo tra uliveti e frantoi
Floriano
Zambon, presidente di Città del Vino: “Il nostro Osservatorio si conferma dopo vent’anni
d’attività come il più autorevole strumento d’analisi del settore. Lo
presenteremo anche al ministro delle Politiche Agricole e del Turismo, Gian
Marco Centinaio, in un incontro con le Città del Vino il prossimo 27 febbraio a
Roma”.
Dal XV
Rapporto sul Turismo del Vino in Italia emergono nuove conferme sulle stime
dell’enoturismo dell’anno precedente: almeno 14 milioni annuali di accessi
enoturistici tra escursioni e pernottamenti, almeno 2,5 miliardi di euro annuali
di giro d’affari considerando l’intera filiera enoturistica. Numeri che
lasciano ben sperare per crescite e sviluppi sempre più consistenti. Come lo
scorso anno si conferma la vivacità del fenomeno, caratterizzato anche da
tantissime iniziative nei Comuni e sui territori per la promozione e il
miglioramento dell’offerta enoturistica. Un’evidenza già emersa dal XIV
Rapporto, in cui per la prima volta era stata “formalizzata” questa vitalissima
dinamica.
Secondo il
XV Rapporto le stime consolidate sui 14 milioni di accessi enoturistici annuali
e gli oltre 2,5 miliardi di euro di fatturato annuali (per l’intera filiera del
turismo del vino) sono valutazioni prudenti. In secondo luogo, dai Comuni emergono
segnali di disagio a livello “infrastrutturale”: valutazioni insufficienti
riguardano sia la qualità dei collegamenti (anche e soprattutto strade) sia la
funzionalità degli organismi territoriali come Strade dei Vini e/o dei Sapori.
Inoltre, tra i servizi su cui bisognerebbe maggiormente investire emerge la criticità della comunicazione (alcuni si spingono alla vera e propria “pubblicità”). Tuttavia, l’aggregazione territoriale sembra ancora poco perseguita, se non in pochissimi casi eccellenti. In tal senso, si è sempre più convinti del ruolo strategico che può svolgere l’Associazione Nazionale Città del Vino sui territori, a partire dal rafforzamento dell’Osservatorio del Turismo del Vino tramite la collaborazione con enti istituzionali (in primo luogo, il MIPAAFT) e con enti associativi (costituiti da operatori pubblici e/o privati).
Inoltre, tra i servizi su cui bisognerebbe maggiormente investire emerge la criticità della comunicazione (alcuni si spingono alla vera e propria “pubblicità”). Tuttavia, l’aggregazione territoriale sembra ancora poco perseguita, se non in pochissimi casi eccellenti. In tal senso, si è sempre più convinti del ruolo strategico che può svolgere l’Associazione Nazionale Città del Vino sui territori, a partire dal rafforzamento dell’Osservatorio del Turismo del Vino tramite la collaborazione con enti istituzionali (in primo luogo, il MIPAAFT) e con enti associativi (costituiti da operatori pubblici e/o privati).
Risultati
incoraggianti sono emersi dai due sondaggi, in particolare da quello rivolto
alle aziende, che segnalano, con tutti i limiti di un sondaggio esplorativo, di
erogare un’offerta ormai consolidata di servizi essenziali e accessori per
l’enoturismo. Rimangono tuttavia da sanare alcuni ritardi per l’accessibilità
di persone disabili a vigneti, cantine e degustazioni. Quest’impegno sui
servizi, accompagnato al fascino del binomio vino/territorio è adeguatamente
compensato dagli enoturisti, i quali, dal sondaggio esplorativo, spendono in media
circa 85 euro se escursionisti senza pernottamento e circa 150 euro al giorno
se turisti con pernottamento. Il turismo del vino in Italia, pertanto, cresce
di anno in anno nei numeri e nei servizi, in particolare in Toscana, come
emerge da entrambi i sondaggi esplorativi. Quasi il 50% delle aziende che hanno
risposto al sondaggio è toscana e quasi il 50% degli enoturisti la ritengono la
regione italiana più attrattiva.
Riflettori
puntati anche sul turismo dell’olio. Il focus sul turismo dell’olio ha registrato
evidenze di notevole interesse, a testimonianza della validità dell’intuizione
della partnership strategica tra l’Associazione Nazionale Città del Vino e
l’Associazione Nazionale Città dell’Olio.
Comuni, cantine
ed enoturisti sono molto interessati soprattutto in una prospettiva di
collaborazione tra i due comparti per la valorizzazione del territorio, la promozione
dell’offerta e la commercializzazione del prodotto. Nello specifico, la
collaborazione strategica tra le due Associazioni Nazionali è ritenuta dagli enoturisti
importantissima (quasi un plebiscito). Gli ulteriori sviluppi istituzionali
della partnership sembrano trovare terreno molto fertile.
Nel 2018 l’Italia
ha recuperato gli elevati livelli quantitativi di produzione vitivinicola per i
quali si era registrata una notevole sofferenza nel 2017, a causa di difficoltà
climatiche, gelate e siccità. La vendemmia italiana 2018 è stimata da tutte le
principali fonti di settore, a cominciare dall’OIV, intorno ai 50 milioni di
ettolitri, forse oltre.
Nella
competizione sui mercati di sbocco gioca un ruolo straordinario anche il
turismo del vino, ormai stabilmente riconosciuto come uno dei segmenti più interessanti
dell’offerta turistica del Belpaese.
Il Rapporto
che segue è il XV nella vita dell’Osservatorio Nazionale sul Turismo del Vino,
confermandosi ancora una volta come la fonte “storica” dell’analisi del turismo
del vino in Italia, autorevole fino al punto da essere considerato alla base
degli studi che hanno portato nella Legge di Bilancio per il 2018 all’introduzione
di una rivoluzione normativa e anche fiscale dell’enoturismo italiano.
L’Osservatorio
sul Turismo del Vino, curato dalle Città del Vino, fu costituito nel lontano
1999, quindi vent’anni fa. Un’intuizione che oggi si propone come indispensabile
punto di riferimento per lo studio e la programmazione del turismo del vino in
Italia, anche alla luce delle imminenti normative attuative di settore.
“In quest’ultima
edizione del Rapporto sul Turismo del Vino in Italia figurano importanti novità
– evidenzia Giuseppe Festa, Direttore del
Corso di Wine Business dell’Università di Salerno e coordinatore scientifico
dell’Osservatorio sul Turismo del Vino -. In primo luogo nell’organizzazione:
la parte generale riguarda come sempre i Comuni associati alle Città del Vino,
principali riferimenti della promozione del territorio vitivinicolo”.
La parte
speciale svolge invece due sondaggi esplorativi su domanda (enoturisti) e
offerta (aziende/cantine) del mercato del turismo del vino in Italia, con un’enfasi
molto attenta alle caratteristiche e ai livelli del servizio (eno)turistico.
In secondo
luogo, le novità riguardano la visione strategica, delle Città del Vino e dell’intera
filiera enoturistica in tema di ampliamento dell’offerta e riorganizzazione
delle collaborazioni, in particolare con un’altra eccellenza enogastronomica
italiana, ossia l’olio. L’accordo strategico sottoscritto a dicembre 2018 dalle
Città del Vino e Città dell’Olio va in questa direzione e per suggellare l’avvio
di questa collaborazione è stato dedicato uno specifico passaggio nelle
interviste a Comuni, aziende ed enoturisti
inn riferimento al turismo dell’olio.
Risultati fondamentali emersi dall’indagine
Parte
Generale (lato “Comuni”)
-
Dei
rispondenti, almeno 1 Comune su 2 (52,78%) non prevede tassa di soggiorno.
-
Il
livello medio dei servizi offerti dagli operatori del settore enoturistico (cantine,
ristoratori, albergatori, ecc.) agli enoturisti che arrivano nel territorio comunale
è giudicato discreto (7,18 in media), con più del 40% che si spinge a
riconoscere un voto pari o superiore a 8.
-
L’attività
su cui dovrebbero investire gli operatori del settore per migliorare i servizi
offerti agli enoturisti che arrivano nel territorio comunale è in generale la
formazione del personale (33,33% in tutto), seguita dalla pubblicità (27,78%).
-
Quasi
3 Comuni su 4 (73,61%) hanno realizzato nel 2018 uno o più progetti per
promuovere l’attrattività enoturistica del territorio e/o per migliorare i
servizi offerti agli enoturisti.
-
Gli
enoturisti che arrivano nel territorio comunale, in termini di percentuale sul
fatturato delle aziende vitivinicole della zona, sembrano incidere in media per
il 26,95%.
-
Gli
enoturisti che arrivano nel territorio comunale, in termini di percentuale sul
fatturato delle altre aziende della filiera enoturistica (ristoratori, albergatori,
altri produttori tipici, ecc.), sembrano incidere in media per il 35,98%.
-
La
qualità delle infrastrutture di collegamento della singola zona d’interesse è
giudicata inadeguata/insufficiente (5,48 in media).
-
2
Comuni su 3 (65,28%) sono inseriti e/o hanno rapporti con la Strada del Vino
e/o dei Sapori del territorio: il funzionamento di questo organismo è giudicato
inadeguato/insufficiente (5,85 in media).
-
Circa
6 Comuni su 10 (58,33%) non hanno un Ufficio Turistico: quando c’è, non si
procede a stime ragionate delle presenze enoturistiche (ossia il 70% circa;
soltanto 5 “stimano” su 42 rispondenti “Sì”).
-
Per
ben più dell’80% dei rispondenti il flusso degli arrivi in cantina e il fatturato
dell’enoturismo nel 2018 sono aumentati o almeno rimasti stabili, anche
rispetto alle stime di “Città del Vino” (circa 14 milioni di accessi
enoturistici nel 2017 per un fatturato di almeno 2,5 miliardi di euro): queste
evidenze/stime sembrano ormai salde e lasciano intravedere in realtà probabili
tendenze in crescita.
-
Circa
il 20% (19,44%) dei Comuni rispondenti appartiene anche all’Associazione
Nazionale delle “Città dell’Olio”.
-
3
Comuni su 4 sanno della partnership strategica siglata a dicembre 2018 tra
l’Associazione Nazionale delle “Città del Vino” e l’Associazione Nazionale
delle “Città dell’Olio”, ritenendola utile e lungimirante per diverse
motivazioni.
Parte
Speciale (lato “Aziende/Cantine”)
-
Le
Aziende rispondenti al sondaggio sono diffusamente distribuite sul territorio
nazionale tra Nord – Centro – Sud – Isole, ma emerge con prepotenza anche in
questo caso (oltre alla tradizionale reputazione enoturistica e all’altra
evidenza che emergerà dal sondaggio sugli Enoturisti) il contributo della Toscana
al turismo del vino in Italia, essendo “toscane” quasi la metà delle aziende/cantine
rispondenti (19 su 42).
-
Al
di là dei valori medi, che trattandosi di un sondaggio esplorativo non possono
che essere meramente indicativi, anche perché probabilmente si tratta di
rispondenti già fisiologicamente sensibili al turismo del vino, emergono tre attività
su tutte nello svolgimento della “normale” offerta enoturistica: vendita
diretta in cantina, degustazioni e visita in cantina (che assieme “cubano”
quasi il 65% di quanto svolto in azienda per il turismo del vino).
-
Sembrano
molto interessanti i livelli di servizio offerto, come emerge dall’indagine su
servizi di logistica, di accoglienza e accessori. Emerge purtroppo ancora
qualche ritardo nell’accessibilità per i disabili ai vari servizi enoturistici.
-
Più
della metà dei rispondenti produce anche olio e già è impegnato (per circa un
terzo) nell’oleoturismo, riconoscendo come strategica la collaborazione tra
“Città del Vino” e “Città dell’Olio” (più del 70% dei rispondenti).
Parte
Speciale (lato “Enoturisti”)
-
Il
turista del vino in Italia, dal sondaggio esplorativo, si conferma prevalentemente
escursionista, avendo ricavato circa un 60% dei rispondenti, probabilmente già
sensibili al turismo del vino, che in un modo o in un altro rientrano a casa
nell’arco della giornata. Questa evidenza conferma inoltre la validità
dell’assunzione alla base delle stime dei Rapporti dell’Osservatorio di “Città
del Vino”, che combinano insieme turisti in senso stretto (visita in cantina
con pernottamento sul luogo) ed escursionisti in senso più largo (visita in
cantina senza pernottamento sul luogo).
-
La
Toscana si conferma regione enoturistica più attrattiva d’Italia, con quasi la
metà delle preferenze globali (48,41%). Seguono Piemonte, Trentino-Alto Adige e
Campania. Al di là dell’offerta enoica di questi territori, è da notare anche
che sono di per sé territori molto attrattivi da un punto di vista turistico in
generale, con il turismo del vino che potrebbe essere ulteriore motivo di piacevole
esperienza turistica.
-
Dal
sondaggio esplorativo, con tutti i limiti ripetutamente summenzionati, emerge
una spesa media di circa 85 euro per gli escursionisti e circa 160 euro per i
turisti, sempre a livello di servizio complessivo dell’esperienza enoturistica
lungo tutta la filiera (viaggio, vitto, alloggio, acquisto bottiglie in
cantina, acquisto in loco di prodotti tipici, ecc.), non necessariamente
soltanto in cantina. Il turista del vino, pertanto, si conferma disposto a
spendere bene per un’esperienza enoturistica di qualità.
-
2
rispondenti su tre sono interessati anche al turismo dell’olio e tra questi un
quasi plebiscitario 94,12% ritiene strategica la collaborazione tra
l’Associazione Nazionale delle “Città del Vino” e l’Associazione Nazionale
delle “Città dell’Olio”.
Le
principali caratteristiche metodologiche dell’indagine
1)
La
prima parte del Rapporto riguarda un’analisi “complessiva” del fenomeno
enoturistico, naturalmente dal punto di vista dei Comuni (“Parte Generale”). L’indagine
è stata svolta sui Comuni associati a “Città del Vino” (distribuiti sull’intero
territorio nazionale), in quanto principali soggetti promotori, se non altro
per identificazione, dei territori del turismo del vino. Sono stati contattati
tutti i Comuni censiti dal database di “Città del Vino” (432), invitati a rispondere
prima tramite e-mail (universo) e successivamente tramite promemoria telefonico
(campione). Al termine dell’indagine risultano 72 rispondenti “effettivi”, che
in altre parole consentono di alimentare in maniera “pulita” il database di
riferimento. Il perimetro d’indagine, in conclusione, riguarda 72 Comuni su 432
(ossia il 16,67%). Da queste considerazioni risulta evidente che i dati raccolti
sul campo derivano da un campione selezionato in primo luogo con la tecnica del
campionamento non probabilistico di convenienza e in secondo luogo con la
tecnica del campionamento non probabilistico di giudizio. In termini di attendibilità
statistica dell’indagine, in caso di campionamento casuale semplice il campione
così ottenuto sarebbe rappresentativo nell’82,30% circa dei casi con un errore
massimo del 7% (0,07 su base unitaria).
2)
La
seconda parte del Rapporto, invece, propone due sondaggi esplorativi, che non
hanno valenza di rappresentatività statistica, perché svolgono unicamente una
funzione d’indirizzo per ragionare su indagini più approfondite, passate e
future. Si tratta in questo caso di campionamento unicamente per convenienza: i
questionari non completati sono stati considerati unicamente nella parte di
risposte fornite. Dato il numero dei rispondenti, tuttavia, si tratta di
segnali di rilevante interesse. Il primo sondaggio è stato rivolto alle aziende/cantine
(42 rispondenti), dal lato dell’offerta enoturistica; il secondo è stato
rivolto a turisti ed escursionisti del vino (194 rispondenti), dal lato della
domanda enoturistica. Di questa seconda parte nell’attuale formato dell’Anteprima
sono forniti alcuni focus d’indagine, probabilmente i più importanti, rinviando
alla successiva edizione globale del Rapporto, da pubblicare per la Convention
di Primavera delle “Città del Vino”, l’esposizione completa di osservazioni e
analisi.
3)
I
tre questionari (“Parte Generale - Comuni” e “Parte Speciale - Aziende & Enoturisti”)
sono stati progettati da un gruppo di ricerca afferente al Corso di Perfezionamento
Universitario e Aggiornamento Culturale in “Wine Business” dell’Università
degli Studi di Salerno, rispettivamente articolati in 30 domande (“Parte
Generale - Comuni”), 33 domande (“Parte Speciale - Aziende”) e 28 domande (“Parte
Speciale - Enoturisti”), per un totale di 91 domande. Prima dell’indagine sul
campo, i questionari sono stati testati, verificati e validati dallo staff all’uopo
preposto da “Città del Vino”.
4)
I
questionari sono stati somministrati in modalità completamente “online”,
tramite una piattaforma informatica che ha generato a) i link per arrivare alle
domande, b) le maschere web per la compilazione (fruibili da computer, tablet e
smartphone) e c) i fogli elettronici di visualizzazione, così da semplificare il
riempimento dei campi, la correttezza delle risposte e il successivo allestimento
del database.
5)
La
metodologia così definita, coerentemente con quanto sviluppato negli ultimi Rapporti,
è ancora una volta definibile come una vera e propria “best practice”, perché
si è configurato un sistema d’indagine efficientemente replicabile in indagini
successive, finanche trans-nazionali, in ragione della collaborazione sempre
più intensa tra “Città del Vino” e Recevin (Rete Europea delle Città del Vino).
Ufficio Stampa Ass. Naz.le Città del vino
Commenti
Posta un commento