Nodi al pettine
di
Umberto Berardo
Le
nostre perplessità sulla cosiddetta coalizione Giallo-Verde coordinata da
Giuseppe Conte le abbiamo manifestate sin dal momento in cui siamo riusciti a
leggere gli obiettivi e le finalità che si stava dando con il "Contratto
di governo".
L'indeterminatezza di quelle linee nasceva da alcuni membri dell'esecutivo che miravano unicamente a provvedimenti assurdi di natura propagandistica, non avendo compreso fino in fondo l'innaturalezza del connubio tra due forze politiche che si erano sempre presentate agli elettori con programmi non diciamo contrastanti, ma certo sicuramente diversificati.
L'indeterminatezza di quelle linee nasceva da alcuni membri dell'esecutivo che miravano unicamente a provvedimenti assurdi di natura propagandistica, non avendo compreso fino in fondo l'innaturalezza del connubio tra due forze politiche che si erano sempre presentate agli elettori con programmi non diciamo contrastanti, ma certo sicuramente diversificati.
La
legge di stabilità, sulla quale lo scontro con l'Unione Europea si è chiuso per
ora con una resa evidente di cui si è dovuto occupare direttamente Conte,
prevede agevolazioni per imprese e banche, intanto che i lavoratori dipendenti,
il cui lavoro è stato reso sempre più precario dal governo Renzi con il Job
Act, saranno quelli che dovranno tirare la carretta del Paese sul piano del
fisco come è sempre avvenuto, mentre, premiando ancora una volta i furbi, si
continua a blaterare all'infinito di lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
È ormai chiaro che la flat tax interesserà unicamente
le piccole imprese con partita IVA ed i professionisti con un fatturato fino a
65.000 euro nel 2019 e 100.000 nel 2020.
In
buona sostanza stiamo ancora una volta penalizzando il lavoro subordinato nel
silenzio del sindacato che, come abbiamo più volte dichiarato, appare alquanto
ingessato nell'uso di categorie antiquate di analisi dei problemi del mondo del
lavoro e nell'organizzazione dei sistemi di rivendicazione di una qualità
accettabile di vita per tutti orientata alla realizzazione della giustizia
sociale.
Il
ridimensionamento dei fondi a disposizione in ogni caso creerà certamente
problemi per i provvedimenti previsti dal governo.
Sul
reddito di cittadinanza , al di là di talune
dichiarazioni vaghe e
contraddittorie soprattutto in relazione ai beneficiari, ma anche in merito ai
criteri di attribuzione, è preferibile come al solito attendere la lettura dei
decreti attuativi.
Non
è ancora chiaro se la somma sarà congrua per l'impegno in 8 ore lavorative
settimanali per il comune di residenza e la frequenza dei corsi di formazione
magari lontani dal luogo di residenza; è molto difficile capire anche dove si
troveranno le tantissime offerte di lavoro da presentare, tre a testa, a più di
un milione quattrocentomila capifamiglia aventi diritto che potrebbero essere
proposte, pare di capire, per i
primi sei mesi entro 100 chilometri, poi entro i 250 ed infine, dopo un anno, su
tutto il territorio nazionale e quindi anche a qualsiasi distanza dal luogo di
residenza.
Si
sta anche tentando d'incentivare le imprese ad assumere persone in possesso del
reddito di cittadinanza consentendo al datore di lavoro d'incassare in caso di assunzione a tempo indeterminato
una parte del beneficio percepito dal nuovo assunto.
Di
fronte a quello che rischia ancora una volta di essere l'ennesimo sussidio
assistenzialista, ci sarà politicamente qualche mente pensante che proverà a
definire linee e criteri per avvicinarsi quantomeno alla piena occupazione
prevista dalla nostra Carta Costituzionale ridistribuendo equamente la
ricchezza ed il lavoro esistente, ma eliminando anche retribuzioni esagerate e
scandalose ed attività anche doppie spesso esercitate in nero?
La
riforma del sistema pensionistico poi con la "Quota 100" si sta
rivelando per i lavoratori allo stesso tempo un bumerang ed un flop per la sua
provvisorietà temporale e soprattutto in considerazione delle penalizzazioni
che non la rendono certo appetibile.
Il
tutto sarà pagato col blocco delle indicizzazioni delle pensioni, con i tagli
sulla scuola, con lo sblocco delle tasse locali e con la clausola di salvaguardia
sull'IVA negli anni 2020 e 2021.
Il
decreto sicurezza, che nell'art. 13 impedisce ai richiedenti asilo di avere una
residenza e tra l'altro, chiudendo gli Sprar, getta allo sbaraglio e
nell'irregolarità migliaia di migranti e richiedenti asilo, sta creando
conflitti istituzionali soprattutto dopo che molte amministrazioni comunali con
a capo il presidente dell'ANCI Antonio Decaro si sono dette contrarie alla sua
applicazione per palesi difficoltà applicative.
A
rincarare la dose si è schierata anche la Chiesa Cattolica con un durissimo
giudizio negativo sullo stesso provvedimento ad opera del cardinale Angelo Bagnasco il
quale ha dichiarato che "Nessuno è
sovversivo, ma alcuni problemi richiedono un giudizio di coscienza"
evocando sull'applicazione dello stesso da parte dei sindaci il diritto appunto
all'obiezione di coscienza.
I
Comuni, sottoposti tra l'altro nella legge di stabilità ad un taglio consistente
dei fondi statali, ovviamente si preoccupano delle loro responsabilità
applicative di decreti come quello sulla sicurezza nella gestione dei migranti.
Le
polemiche divampano ed ancora una volta Giuseppe Conte sta cercando di mediare
con l'ipotesi di un confronto con i sindaci sul quale Salvini sembra voler fare
ancora una volta muro.
Era
evidente che il decreto sicurezza avrebbe rischiato sempre più un contenzioso
presso la Corte Costituzionale; ora il presidente della Toscana Enrico Rossi ha
formalizzato il ricorso relativo ponendo con forza la questione di legittimità della
deliberazione governativa.
Sui
quarantanove migranti che vagano nel Mediterraneo da due settimane sulle navi Sea Watch e Sea Eye in cerca di un
porto per lo sbarco le posizioni del governo rimangono quelle legate ad una
chiusura assoluta dei porti da parte della Lega, mentre Di Maio con l'appoggio
di Conte apre dichiarando la disponibilità ad accogliere solo sette donne e
bambini che dovrebbero in tal modo essere separati dal nucleo familiare.
Se
la situazione non fosse tragica, potremmo dire che qualcuno la sta facendo diventare
grottesca.
Con
un eufemismo potremmo dire che è davvero arduo capire perché il diritto al
salvataggio ce l'avrebbero solo donne e bambini e non tutti i quarantanove
migranti sulle due navi.
Il
problema dell'immigrazione non può essere risolto negando diritti umani,
compreso quello alla vita rispetto ai pericoli del mare, ma affrontandolo con
le dovute competenze politiche nelle sedi istituzionali dei vari Paesi
interessati, dell'Unione Europea e dell'ONU.
Francamente
non abbiamo mai visto un governo in cui i ministri a ruota libera e senza un
confronto preventivo proprio nel Consiglio dei Ministri divulghino in maniera
contraddittoria e reciprocamente conflittuale dichiarazioni sui social network
con un pressapochismo che non può appartenere a chi ha avuto il mandato di
governare uno Stato.
I
nodi di una qualche diversità di opinione, magari apparente o interessata, tra
M5S e Lega credo comincino ad emergere,
a percepirsi per ora a pelle ed a venire al pettine, pur comprendendo che
talora possa trattarsi ancora di posizioni solamente propagandistiche.
Cosa
succederà in primavera con le elezioni europee è difficile pronosticare.
Oltretutto
ci auguriamo che Di Maio e chi lo sta seguendo in questa avventura si rendano
conto che, seguendo la Lega su certe posizioni già manifestate o su altre come
quella dell'annunciato decreto sulla legittima difesa, rischiano seriamente di
ridimensionare in maniera pesante i consensi che hanno costruito in tempi
abbastanza ridotti.
Inutile
dire che un'opposizione degna di questo nome ad un tale modo di governare in
parlamento non esiste perché i partiti che dovrebbero farla sembrano come
ricercare il modo migliore per andare verso l'estinzione.
Di
fronte a tali questioni, oltre che dibattere sui social network, sarà capace la
popolazione d'impegnarsi a dare un volto più egalitario ed umano ad un Paese
che sembra attraversare un momento davvero problematico?
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