La famiglia e le relazioni educative
di
Umberto Berardo
In un nostro precedente articolo
avevamo preannunciato che ci saremmo occupati del ruolo che la famiglia può
avere nella ricostruzione di un'etica condivisa nella società contemporanea..
Proviamo a ragionare su come tale
funzione ha la possibilità di realizzarsi.
Nella
società contadina la famiglia aveva un ruolo importante nel processo educativo.
Con
l'espandersi dell'economia industriale prima e di quella dei servizi e della
rivoluzione informatica poi tale funzione è stata sempre più delegata ad altre
agenzie quali le istituzioni scolastiche, le associazioni religiose ed infine è stata lasciata ai mass media ed agli
strumenti telematici.
La
famiglia vive oggi una crisi profonda di ordine antropologico, affettivo, etico,
culturale, relazionale, esperienziale che la porta di frequente a chiudersi in
una privatizzazione dove si lascia prevalere la ricerca individuale del piacere
in una gratificazione di tipo sentimentale, edonistico, sessuale, legata per lo
più al raggiungimento del benessere e della ricchezza mentre la cultura
dominante sembra escludere sempre più il legame stabile del matrimonio, la
gratuità del dono dell'amore, la genitorialità con la cura e l'educazione dei
figli che dovrebbero essere al contrario delle prospettive fondamentali dei
coniugi insieme alla felicità di tutti i membri del nucleo familiare e della
comunità allargata.
La
colpa più grande della famiglia è probabilmente l'indifferenza verso la
problematicità della vita e le diverse dipendenze che rendono schiavi gli
esseri umani di nuovi feticci come l'arricchimento, la competizione, la
prepotenza, la sopraffazione.
Oggi
essa appare del tutto inadeguata ad esercitare il ruolo educativo non solo per
una scelta di disimpegno al riguardo ma anche per impreparazione di natura
psicologica, pedagogica, metodologica e tecnico-operativa.
Nonostante
tali cambiamenti, nel vissuto e nelle relazioni occorre promuovere una cultura
del dialogo coniugale, parentale ed intergenerazionale sul quale si può costruire
un processo educativo fondato non sulla tentazione di possedere l'altro, ma
sulla necessità di guidare percorsi di liberazione, di coscientizzazione e di
promozione umana, culturale ed affettiva che sicuramente hanno diversi animatori
nel corso della vita di una persona, ma devono veder tornare la famiglia in
primo piano mentre in vario modo si sta cercando di distruggere una delle
istituzioni che ha avuto per secoli la funzione di prospettare alle nuove
generazioni criteri di riferimento sul piano comportamentale.
Per
acquisire autonomia decisionale ed operativa nel percorso esistenziale ogni
essere umano ha bisogno di un processo di crescita che ne maturi potenzialità,
libertà e spirito critico.
Le
neuroscienze ci dicono con chiarezza che la plasticità cerebrale ed i
collegamenti neuronali si formano soprattutto nell'infanzia attraverso le
interconnessioni con l'ambiente e le persone con cui si entra in relazione.
La
stessa Costituzione Italiana, consapevole che la famiglia costituisce il punto
d'incontro tra l'individuo e le istituzioni pubbliche, nell'articolo 30
afferma: "E' dovere e diritto dei
genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal
matrimonio".
Il
passaggio da un modello gerarchizzato ad uno egalitario di famiglia può aiutare
tale processo educativo perché facilita relazioni bidirezionali importanti e
democratiche purché la giusta rinuncia all'autoritarismo non porti i genitori
ad assecondare tutte le richieste dei figli trasformandoli, come sostiene Paolo
Crepet, in "piccoli Budda"
incapaci di fare le esperienze dell'impegno e della conquista per la
realizzazione dei giusti desideri ed il raggiungimento degli obiettivi
auspicati.
Nonostante
le difficoltà ed i problemi che molti coniugi vivono, se essi saranno capaci di
mantenere in ogni caso la funzione educativa, molto probabilmente eviteremo le
forme di devianza che portano tanti ragazzi verso l'alcol, la droga e
soprattutto la violenza.
I
gravi episodi di cronaca che ormai quotidianamente coinvolgono i giovani e li
vedono sempre più schiavizzati da una cultura mercificata e selvaggia non
devono solo indignarci rispetto all'inumanità incarnata in alcuni esseri umani,
ma imporci una profonda riflessione su quanto sta accadendo ed una
riconsiderazione sulle funzioni della
famiglia in ordine al processo di crescita e di maturazione dei figli.
La
genitorialità comporta necessariamente l'assunzione di molte responsabilità del
padre e della madre nella crescita della prole tra cui in modo prioritario la
condivisione di un progetto educativo.
Nulla
al riguardo è facile in un mondo globalizzato in cui le competenze richieste
sono sempre più allargate e specializzate; dunque è importante che la società
si faccia carico di iniziative sul piano dell'istruzione e dell'educazione
permanenti volte a preparare e poi sostenere i genitori professionalizzandoli nei
compiti loro richiesti.
Esistono
ambiti di natura istruttiva e di trasmissione del sapere nei quali
evidentemente la famiglia ha bisogno di altre agenzie formative con le quali
tuttavia è importante che essa rimanga in dialogo attraverso un confronto accorto,
utile e costruttivo.
Ciò
che è davvero inaccettabile è la rinuncia di molti genitori al ruolo educativo
nel quale al contrario essi devono assumere un'importanza fondamentale
soprattutto in ordine al dovere di dare ai figli una maturazione affettiva, la capacità di osservare e leggere le mappe
del mondo complesso nel quale sono chiamati a vivere, di valutarne le
fondamenta antropologiche ed etiche, di acquisire le abilità mentali e le
competenze operative per orientarsi tra i modi di pensare e di vivere mediando
razionalmente aspirazioni e desideri, facendo scelte autonome e responsabili
per raggiungere una cittadinanza matura, libera ed utile alla collettività.
Essendo
un'istituzione in cui qualsiasi bene viene trasmesso secondo i paradigmi della
gratuità e dell'amore, la famiglia non solo può aiutare la costruzione di
regole etiche condivise, ma può giocare un ruolo fondamentale nell'educazione
alla cittadinanza attiva e responsabile perché l'insegnamento al riguardo non
ha come fondamento solo la trasmissione del sapere, ma si manifesta soprattutto
con l'esempio di vita che riesce meglio di qualunque altra cosa a dare significato
all'esperienza personale maturata con conoscenze e competenze di tipo giuridico
e politico, con l'interiorizzazione delle regole democratiche e dei diritti
umani e con l'acquisizione delle competenze di tipo decisionale e partecipativo
alla vita della società.
Tale
funzione è esercitabile solo se i genitori sono capaci di autorevolezza, di relazioni
costruttive con le altre agenzie educative e di dedizione incondizionata nei
confronti dei figli dedicando loro tutto il tempo necessario per far crescere
in modo pieno ogni aspetto della personalità.
In
tale direzione, soprattutto sul piano dell'educazione permanente, occorrono
politiche di sostegno alla famiglia che oggi in Italia sono davvero molto
carenti.
Si
tratta in particolare di un'erogazione di servizi alle persone che intorno a
noi, soprattutto in alcuni territori, lasciano molto a desiderare specialmente
nelle fasi iniziali e terminali dell'esistenza.
È
anche in tal modo che lo Stato permette alla famiglia di assolvere in modo
sereno e competente il ruolo educativo che le compete.
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