LE PREVISIONI DI UN CALO DEI CONSUMI DI OLIO EVO NEI TRADIZIONALI PAESI PRODUTTORI

Pasqualedilenainforma

Leggo su Olimerca che, nell’ultimo anno, nei tre Paesi dell’olio, la Spagna, l’Italia e la Grecia si va verificando, a causa di un cambiamento di uno stile di vita e l’aumento del prezzo, un calo di consumi di olio. Un annuncio non bello quello dei tecnici della Commissione europea, che diventa preoccupante quando dice che si stima un calo costante (5%) fino al 2030, quando il consumo si attesterà su 9,2 Kg. procapite nei Paesi sopracitati. Al contrario, aumenta il consumo di olio extravergine di oliva nel resto dei Paesi (1,5 dell’Ue (1,5 Kg.). C’è da dire che le crescenti esportazioni, soprattutto verso i Paesi asiatici, non dovrebbe preoccupare i Paesi produttori di oli evo. Le previsioni parlano di un aumento annuo pari al 3% fino al 2030 delle esportazioni, l’anno in cui raggiungeranno le 780.000 t. di olio evo.

Le previsioni non parlano di cosa succederebbe con programmi e strategie di marketing che coinvolgono le future generazioni a vivere lo stile di vita, quello della Dieta Mediterranea, messo in crisi dalle multinazionali della distribuzione del cibo, a partire – parlando dell’Italia - da quelle che, grazie a istituzioni e enti finanziati dal pubblico, si promuovono con un panino ricco delle nostre eccellenze Dop e Igp.

Altre notizie dalla Spagna: la notizia che ricercatori di una Università di Madrid ed una degli USA, hanno inventato un apparecchio che riesce a riconoscere l’olio di oliva evo. Grande quanto una valigetta è portatile e quindi in grado di arrivare ovunque a scoprire se ci sono oli falsi. Una bella notizia per gli olivicoltori e i commercianti onesti, e, soprattutto, per i consumatori che vogliono la qualità dell’olio perché dà salute.   La seconda notizia è che si parla sempre più di una riconversione degli oliveti, che non vuol dire superintensivo, con i finanziamenti dell’Europa.

Noi diciamo che porre la dovuta attenzione all’olio evo vuol dire avere a cuore non solo la salute dell’individuo e del terreno, ma, anche e soprattutto, del clima.

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