Non sanno
Tutto precipita di Ro Marcenaro |
Non sanno, caro mio, il significato ed
il valore del territorio e, ancor più, della centralità e attualità della sua
principale attività espressa, l’agricoltura, che è esperienza, passione, arte
nobile nella maggioranza dei casi. Sono convinti che una ruota può girare senza
l'asse e il perno.
Non sanno (vedi Pali eolici,
elettrodotti e altre brutture) il significato e valore del paesaggio,
l'importanza della ruralità; il bisogno di cibo, soprattutto di qualità.
Non sanno che il coltivatore,
soprattutto molisano, sulla spinta dell'agricoltura industrializzata, la miopia
di chi ha governato e governa ai vari livelli, grazie alle scelte sbagliate e a quelle non fatte è costretto a
lasciare e abbandonare la sua azienda.
Non sanno e si comportano, soprattutto
quelli meno capaci, come la pulce che cade dentro la farina e si sente capo
mugnaio, solo perché totalmente imbiancata.
Non sanno e neanche gliene frega di
sapere che cresce il numero degli abitanti di questo globo, e che, nel 2050,
saremo 10miliardi di persone, una in più e non una in meno.
Non sanno che è la fame che sposta intere popolazioni,
non importa se procurata da carestie o da guerre, conflitti. E’ fame in ogni
caso.
Non sanno, e, più non sanno più si
permettono di giudicare gli altri che, il più delle volte, non conoscono e
fatti che neanche comprendono, soprattutto perché ignorano
Non sanno, e neanche vogliono sapere,
dei disastri che stanno combinando con: la distruzione di milioni e milioni di
ettari di foreste, fonti di biodiversità ,e, principalmente, di ossigeno; l’uso
di grandi macchine che scassano il terreno e lo riempiono di tonnellate di
prodotti chimici e farmaceutici per avere quantità di cibo, non importa se
inquinato; la costruzione di megastalle che lasciano, soprattutto le porcilaie,
il deserto intorno per chilometri e chilometri quadri. Paludi di veleni, vasti
territori che non hanno più alcuna possibilità di produrre cibo; monocolture e
colture super intensive che hanno, più di altre un forte bisogno di acqua, quell’acqua,
soprattutto potabile, che è sempre meno; i prodotti chimici, e altro ancora.
Dopo qualche decennio il risultato di
un eccessivo sfruttamento è un terreno non più fertile, di introduzione di
specie di funghi e parassiti nocivi, e,
con esso, l’impossibilità di fare agricoltura, cioè di produrre cibo. Tutto per
soddisfare l’appetito incontenibile delle multinazionali della chimica, della
meccanica, dei prodotti farmaceutici e del cibo. Ti vengono a mettere a
soqquadro il tuo territorio con il rischio certo, dopo aver succhiato tutto
dalla tua terra, di trovarsi di fronte a un deserto e lo fanno con il consenso,
l’applauso, e, perfino, la gratitudine da parte di chi ha i paraocchi come i
cavalli.
L’impressione è di trovarsi di fronte a
masse di tifosi di calcio che ti vogliono dare lezioni pur sapendo di non
sapere. Il problema è che a differenza di una squadra di calcio che può anche
fallire, ci sta, con il risultato solo di cancellare una memoria, lo
sconvolgimento di un territorio, con le premesse fatte, è il disastro, l’impossibilità
di poter programmare il futuro.
pasqualedilena@gmail.com
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