Fermate il massacro dei capovaccai e degli altri rapaci migratori

Abbiamo saputo della recente tragica morte di Bianca e Clara, due giovani capovaccai allevati e liberati dall’Associazione CERM Centro Rapaci Minacciati. La prima è stata probabilmente avvelenata in Tunisia l’altra abbattuta con una fucilata nella Sicilia occidentale. Episodi di una gravità inaudita considerando che il capovaccaio è la specie avifaunistica più minacciata d’Italia, dove ne rimangono solo 6-8 coppie (sino a due anni fa si parlava 10-12 coppie); ma tante altre sono le specie che si trovano in uno stato molto simile che le porterà presto all’estinzione.
Chiediamo un’urgente modifica della legge sulla caccia che vieti la pre-apertura nel mese di settembre. Infatti, la possibilità di sparare in quel mese rende il bracconaggio alle specie protette migratrici ormai una prassi consolidata, con l’uccisione usuale di capovaccai, nibbi bruni e reali, bianconi, ibis eremita ecc. ecc. Clara è il terzo capovaccaio del CERM scomparso in questi ultimi anni nel trapanese a settembre, facendo ritenere che in questo periodo dell’anno migliaia di rapaci (che non indossano certo gps per essere ritrovati) vengano abbattuti durante la migrazione dai colpi di fucile di bracconieri “mimetizzati” e resi legali dalle preaperture regionali, in assenza pressochè totale di sorveglianza.
Chiediamo che vengano inasprite le pene pecuniarie amministrative, la revoca in maniera permanente della licenza di caccia per chi uccide specie protette, la chiusura per anni o per sempre della caccia nei territori dove avvengono atti di bracconaggio seriali e l’aumento del controllo del territorio, rilanciando anche la vigilanza volontaria delle associazioni ambientaliste.
Infine chiediamo che si crei una rete di carnai nei parchi nazionali interessati dalla presenza, anche solo potenziale, di rapaci ed in zone ad intenso passaggio di rapaci migratori, così da assicurare un permanente supporto alimentare che compensi la ormai scarsa disponibilità di cibo nell’ambiente naturale. Infatti, le norme sanitarie e lo sfruttamento intensivo del territorio fanno sì che milioni di tonnellate di scarti animali vengano sotterrate o incenerite, togliendo biomassa utile alla fauna e costringendo gli uccelli necrofagi ad alimentarsi di bocconi avvelenati e di animali morti lungo le strade (con il pericolo che vengano investiti), oppure a girare inutilmente per centinaia di km senza trovare di che sfamarsi, diventando così un più facile bersaglio per i bracconieri.

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