Rapporto Ismea. Made in Italy, agroalimentare più forte dopo la crisi. Vale 61 mld con 1.4 milioni di occupati

“L’agroalimentare esce dal decennio di crisi con un ruolo più forte nell’economia italiana, dimostrando una grande tenuta economica e sociale nel corso della crisi e una buona capacità di agganciare la ripresa – ha sottolineato il direttore generale di ISMEA Raffaele Borriello. I segnali positivi sono stati numerosi: crescita della produttività del lavoro, ripresa degli investimenti, capacità di declinare la multifunzionalità e la qualità, con primati sul fronte dell’agricoltura biologica e delle indicazioni geografiche Dop e Igp; ottimo andamento delle esportazioni, specie di quelle tipiche del Made in Italy, quali vino e prodotti trasformati ad alto valore aggiunto”.
Dalle analisi del Rapporto emergono ancora i problemi legati agli squilibri strutturali della filiera agroalimentare italiana, dove la componente produttiva risulta fortemente penalizzata, con margini bassi in favore della logistica e della grande distribuzione.
Se l’agroalimentare italiano si è rafforzato nell’economia nazionale, a livello europeo mostra ancora segnali di debolezza. Il confronto con Paesi quali Francia, Germania e Spagna rileva un gap sfavorevole ancora elevato in termini di strutture aziendali, di efficienza, di tecnologia e produttività.

L’evento ha visto gli interventi introduttivi del Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati On. Filippo Gallinella e di Enrico Corali, Presidente dell’ISMEA, mentre al termine dell’illustrazione del risultati del rapporto, da parte del Direttore Borriello, ha avuto luogo il dibattito a cui hanno preso parte i presidenti di Coldiretti, Roberto Moncalvo, della Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino e di Federalimentare, Luigi Scordamaglia.
Commenti
Posta un commento