La città nella poesia e nella canzone d'autore
di
Umberto Berardo
Abbiamo
scelto il tema della città nella poesia e nella canzone d'autore, in quanto
avvertiamo che esso è centrale, sentito, voluto, soprattutto, come vedremo, a
partire da una certa epoca storica.
In
realtà poeti e cantautori hanno per secoli preferito soggetti legati alla
natura, alla persona ed alle relazioni umane.
Già
Orazio espresse la propensione per i boschi e lo stesso concetto ritroviamo in
Petrarca, mentre G. Leopardi immaginava una "Vita solitaria" e G.
D'annunzio esprimeva la sua contrarietà per la vita in città che definiva
addirittura funesta.
Occorre
attendere la seconda rivoluzione industriale perché la città entri con forza
non solo nella poesia, ma anche nella canzone d'autore, nella pittura, nella
scultura ed ovviamente nell'architettura.
Sicuramente
in tale direzione nei componimenti poetici gioca già un ruolo importante il
tema della relazione con il luogo natio, come avviene ad esempio in G.
Carducci, G. Pascoli, A. Manzoni, U. Saba o C. Sbarbaro, ma a partire
dall'esposizione di Londra del 1851 e da quella di Parigi del 1899 la città
irrompe nel mondo della poesia e dell'arte con il totem della merce che per
molti finisce per diventare il nuovo idolo da porre al centro della
riflessione.
La
città stessa diviene così un bene da consumare con pregi e difetti e cattura
poeti e scrittori a partire dal simbolismo europeo di Baudelaire, Rimbaud o
Verhaeren fino più tardi agli Scapigliati italiani come E. Praga o G. Camerana.
In Gozzano il rapporto con la città diventa lontano e
sfuggente, mentre in Corazzini e Campana si entra nella tematica del paesaggio
urbano passando dagli aspetti ossessivi alla costruzione di un vero e proprio
sogno che sembra quasi concretizzarsi in Charles
Bukowski nel componimento " Una poesia è una città" dove scrive
addirittura " Una
poesia è una città, una poesia è una nazione,
una poesia è il mondo …".
una poesia è il mondo …".
Con Beppe Panella siamo alla metropoli come spettacolo
senza centro né periferia, mentre Alfonso Cardamone enuclea in " ballata
(della città) ", il tentativo di
" smontare le città " nelle
" precarie forme d'illusoria
consistenza " per " puntare l'occhio disarmato a cogliere vendemmie sterili
d'eventi ".
Come si vede il rapporto
della poesia con la città non è stato né agevole e tantomeno conformista.
Oltre a descriverla nei suoi
elementi di vita autonoma, i poeti ne hanno visto anche quelli aridi di
solitudine, alienazione, spersonalizzazione individuale e disadattamento fino a
cercare una loro trasformazione sconfinante appunto nel desiderio di qualcosa
di diverso che si fa strada nel sogno.
È lo stesso sogno che esiste
in talune correnti architettoniche che cercano il rimedio ad una modernità
spesso sconcertante che ha sostituito in Europa le strutture urbanistiche
rinascimentali con un avanguardismo talora mostruoso.
Suggerire una scelta di
testi sul rapporto tra poesia e città è alquanto arduo e rischia di isolare
talune voci davvero importanti e degne
di citazione; noi tuttavia proviamo ad indirizzare su poesie che hanno molto
colpito l'attenzione comune.
Tentiamo allora, oltre ai
testi già citati, di suggerire la lettura di "Ouvriers" di Arthur
Rimbaud, "La città del mare" di Edgar Allan Poe, "Genova"
di Dino Campana, "Il corso all'alba" di Emilio Praga, "Eli!
Lamma sabacthani! ... " di Giovanni Camerana, "Torino" di Guido
Gozzano, "La città" di Kostantinos Kavafis, "Trieste" di
Umberto Saba, "L'ora grigioperla" di G. Villaroel, "La grande città"
di Renzo Pezzani, "La città nemica" di Franco Fortini, "La città
assente" di Santiago Mutis Duràn, "Dacri, la città del pianto"
di Antonio Rubino.
Anche la canzone d'autore ha
trovato nella città una fonte d'ispirazione davvero importante.
Qui i testi vanno da quelli
romantici e spesso mielosi come "O Paese d'o sole" di Libero Bovio e
Vincenzo D'Annibale, "O sole mio" di Capurro, Di Capua e Mazzucchi,
"Santa Lucia lontana" di E. A. Mario (pseudonimo di Giovanni Ermete
Gaeta), "Roma nun fa la stupida stasera" di Lando Fiorini, "O
mia bela Madunina" di Giovanni Danzi e Alfredo Bracchi, fino ad altri
impegnati su analisi articolate e complesse di natura sociale quali "Via
del Campo" di F, De André, "Il ragazzo della via Gluk" di A.
Celentano, "Com'é bella la città" di G. Gaber, "Luci a San Siro"
di R. Vecchioni, "Napule é" di P. Daniele, "Una città per
cantare" di Ron, "Caruso" di L. Dalla.
La tematica del paesaggio
urbano e dei problemi correlati ha dunque attratto poeti e cantautori che hanno
sicuramente contribuito a considerazioni sulla struttura dei luoghi, ma anche
sui problemi connessi alle nuove relazioni umane negli agglomerati soprattutto
delle grandi metropoli.
Il fine di queste
riflessioni non è certo quello di analisi definite sul tema e tantomeno di
pretese didascaliche quanto piuttosto di porsi come un input per avvicinare
alla poesia ed alla musica, ma anche di stimolare alla produzione creativa
proprio su un argomento che riteniamo di grande rilievo per l'impegno di poeti
e cantautori sul territorio natio e più in generale sul mondo globalizzato in
cui viviamo in modo reale o virtuale.
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