GRAZIE RIGOLETTO
L'altro giorno, parlando de "il
mondo di Bruno" e del suo bellissimo libro "Un uomo fortunato",
ho citato anche i nomi di altri miei due maestri nel mondo sindacale contadino,
da me vissuto con grande passione in Toscana, Rino, il Fioravanti, e,
Rigoletto, il Calugi, due personaggi straordinari, già mezzadri, dirigenti di
grande spessore, a livello toscano e, per Rino, anche nazionale. Attenti amministratori,
comunali, provinciali e regionali.
Con la notizia, appena arrivata, della
morte di Rigoletto, i miei tre maestri, Bruno, il Bartoli, Rino e, ora anche
Rigoletto, sono tutt’e tre ora solo nel mio
cuore e nella mia memoria. Proprio ieri si è chiusa, a Roma, la VII Assemblea
elettiva (Congresso) della CIA- AGRICOLTORI ITALANI, la Confederazione che ha
le sue radici profonde, Alleanza dei Contadini, Unione Coltivatori Italiani e
Federmezzadri-Cgil, le tre
organizzazioni che, nel dicembre 1977, hanno dato vita, sempre a Roma, alla
Confederazione italiani coltivatori, poi Cia. Un percorso esaltante, che ha
visto protagonisti i miei maestri sopra citati.
La mia grande fortuna è stata quella di
averli conosciuti e, ancor più, di averli ascoltati, rubando pezzetti della
loro grande esperienza e della grande umanità che l’anima della campagna, il
mondo contadino, sapeva esprimere con tutti i suoi valori e, nonostante il
periodo presente - per niente bello per la nostra agricoltura - ancora riesce a
trovare la forza di manifestare.
Rigoletto, come la gran parte dei
mezzadri che ho avuto la fortuna d conoscere, avevano un grande amore per l’arte
ed erano, grazie alla loro voglia di sapere, affascinati dalla cultura. Ricordo
i nostri incontri con un bravissimo pittore di Bagno a Ripoli, la cittadina
dove Rigoletto abitava, il maestro Giuseppe Mazzon, a quei tempi già anziano,
il rispetto con cui ci dialogava e raccontava le sue opere che parlavano della
Toscana - quella propria di Rigoletto - la fattoria, il castello, le mura che racchiudono
le stradine, le vigne sostenute,o, meglio, maritate con l’oppio (acero
campestre), i campi.
Ricordo anche che devo a lui ed a Ilario
Rosati, di origine mezzadro, anch'egli attento amministratore pubblico,
consigliere regionale della Toscana, fondatore e presidente di un’Associazione
culturale,Ass. cult, la pubblicazione
del libro “U penziere”, la raccolta delle mie poesie in dialetto larinese,
pubblicato da “Il Grifo”, una nota casa editrice di Montepulciano. E' stato lui a rappresentare l'associazione e ad onorarmi della sua presenza alla prima delle presentazioni del libro, nel 1989 a Larino, insieme con un mito dell' Atletica e dello Sport italiano, Sara Simeoni, nell'atrio del Palazzo Ducale,
Rigoletto, grande cacciatore, e, come
tale, capace di tenerti inchiodato, con i suoi racconti di vita e di lotta, anche
ore. Una figura splendida che si lasciava ammirare e amare. Grazie Rigoletto.
Commenti
Posta un commento