Frottole mascherate da promesse invece che idee, progetti e proposte.
Solo spot promozionali di un'indecenza scandalosa e
devastante, sostenuti dalla gran parte dei media. Tutto all’insegna del neoliberismo che vuole la
politica sempre più schiava dei poteri forti e degli interessi individuali o di
gruppo.
di Umberto Berardo
di Umberto Berardo
Recentemente
abbiamo postato le seguenti due riflessioni su FB condivise da moltissimi
amici.
"Elezioni
politiche del 4 marzo: siamo certi che si tratta di vere elezioni con reale
potere decisionale a qualsiasi livello?"
"Sui banchi della campagna elettorale si vendono
"frottole" mascherate da "promesse". Lo strano è che c'è
gente che le compra!"
Chiaramente non si trattava di inviti
all'astensionismo dal quale almeno in questo momento siamo molto lontani, ma la
loro consequenzialità non era evidentemente casuale, giacché, anche se in
termini schematici, voleva essere una considerazione schematica sul momento
grottesco che oggi vive la politica ed un invito a riflettere sulle sue
distorsioni.
Non essendo più in grado di porsi a livello di
proposta di lungo termine e di largo respiro, ridotta ormai in gran parte a
serva del mondo finanziario, incapace di generare interessi e passioni, cerca
soluzioni plutocratiche o oligarchiche per la gestione del potere sic e
simpliciter, riducendo a forma poco più che simbolica la partecipazione
decisionale della popolazione.
È così che, invece di elaborare idee per una legge
elettorale in grado di dare reale potere di scelta ai cittadini, si è inventata
in Italia una serie di proposte per il voto che di fatto riducono il suffragio
alla pura lettura di una scheda elettorale elaborata dalle segreterie dei
partiti nella quale ci si può limitare unicamente a scegliere una forza
politica o coalizioni fittizie.
Poiché in generale, con le dovute ridottissime
eccezioni, l'unica fonte ispiratrice sembra l'ideologia neoliberista che sta
conducendo alla privatizzazione di tutti i servizi pubblici ed alla
deregolamentazione dei più importanti aspetti della vita comunitaria, alla politica
non rimane altro che trasformarsi in una grande agenzia propagandistica
studiando il marketing più opportuno per parlare non alla testa, ma alla pancia
dell'elettorato.
Non più allora idee comprensibili di costruzione di
una società a misura di esseri umani e fondata sull'eliminazione dei privilegi
e sulla realizzazione della giustizia sociale, non progetti di costruzione di
un'economia di condivisione sociale, ma veri e propri spot promozionali di
un'indecenza scandalosa e devastante sistematicamente bocciati da quella parte
del mondo scientifico, economico ed intellettuale non asservita al potere
finanziario.
È un sistema che, sostenuto da gran parte dei media,
rischia di oscurare ogni forma di pluralismo, di confronto e di pensiero
critico.
Ci sono da diversi angoli promesse come il reddito
di cittadinanza, il miglioramento degli assegni familiari ed il regime delle
deduzioni e detrazioni fiscali.
Su questo palco pubblicitario senza ritegno potremmo
enucleare poi le tantissime frottole mascherate da promesse che vanno
dall'eliminazione della tassa di possesso delle auto, del canone Rai, della
legge Fornero, degli studi di settore, delle tasse universitarie, dell'Irap e ...
chi più ne ha più ne metta.
Noi vorremmo fermarci su quella che riteniamo la balla
più grossa gonfiata nel cielo della pubblicità elettorale e che ad economisti
di grande spessore intellettuale ed etico appare come una proposta davvero
irrealizzabile.
Stiamo parlando della flat tax, ispirata, manco a
dirlo, nel 1956 dall'economista Milton Friedman, padre del neoliberismo.
Oggi interessa in gran parte paesi dell'area
dell'est europeo e quelli dei cosiddetti paradisi fiscali.
Si tratta di una tassa forfettaria, piatta, uguale
per tutti, proporzionale, ma non progressiva, che a giudizio di Forza Italia e
della Lega dovrebbe avere un'incidenza del 23% o addirittura solo del 15% con
l'allargamento della stessa "no tax area" che oggi prevede il tetto
degli ottomila euro.
Siamo davanti ad una proposta a nostro avviso
irrealizzabile, impraticabile, illusoria, ma soprattutto profondamente ingiusta
ed incostituzionale.
Intanto,
secondo calcoli di economisti de "lavoce.info" , una
realizzazione di tale idea di tassazione comporterebbe per il bilancio dello stato
un ammanco di poco meno di sessanta miliardi e finora non si riesce a spiegare
quale può essere la copertura finanziaria per il mancato gettito fiscale.
Oltretutto la fascia più bassa di redditi vedrebbe
un risparmio di appena l'1% mentre quella più alta raggiungerebbe addirittura
il 14% .
Dovrebbe essere chiaro a tutti che ancora una volta il
vantaggio maggiore sarebbe per le fasce più ricche della popolazione con un
ulteriore allargamento della forbice di distanza tra benestanti e poveri.
Quando poi, allora, si dice genericamente che occorre
eliminare le disuguaglianze la coerenza si eclissa e si vendono lucciole per
lanterne.
Chi fa tale proposta oltretutto dimentica che la
Costituzione Italiana nell'art. 53 fissa con estrema chiarezza i criteri di
attribuzione del sistema tributario nei seguenti termini: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese
pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."
È a nostro avviso proprio la mancanza di
progressività che rende incostituzionale la proposta della flat tax.
Piuttosto che cimentarsi in suggerimenti di pura facciata, le forze politiche farebbero bene a rimodulare davvero in maniera radicale la redistribuzione della ricchezza eliminando le aree scandalose di privilegi nelle retribuzioni e nel sistema pensionistico intorno a cui occorre finalmente fissare dei tetti che nessuno deve avere il diritto di superare.
Piuttosto che cimentarsi in suggerimenti di pura facciata, le forze politiche farebbero bene a rimodulare davvero in maniera radicale la redistribuzione della ricchezza eliminando le aree scandalose di privilegi nelle retribuzioni e nel sistema pensionistico intorno a cui occorre finalmente fissare dei tetti che nessuno deve avere il diritto di superare.
In questa direzione le linee essenziali di un
programma credibile sono nel diritto fondamentale alla casa, al lavoro, alla
salute ed all'istruzione.
Se la politica non è capace di impegnarsi su questo,
rimarrà schiava dei poteri forti e degli interessi individuali e di gruppo accentuando
un processo di scadimento e regressione foriero di orizzonti bui.
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