Solo il protagonismo della società civile può cancellare il vecchio della politica molisana
La
melma, il pantano in cui ci troviamo, hanno precise responsabilità e non
saranno operazioni di maquillage a far riacquistare la “verginità” a personaggi
che si sono macchiati non di errori tattici ma di gravissimi errori strategici
di Domenico
Di Lisa
A
me pare che l’elemento dominante di questa società sia la mancanza di memoria.
Di memoria storica ma anche di fatti ed accadimenti recenti. Nel Molise
l’assenza di memoria è macroscopica e patologica. Forse si tratta di
superficialità o, forse, un semplice espediente per evitare di fare i conti
anche con le proprie responsabilità. Per cui si ritiene più opportuno stendere
un velo –pietoso- sul passato. C’è da augurarsi che prima o poi - meglio
sarebbe ora, per evitare ulteriori disastri – qualcuno, soprattutto chi di
mestiere fa lo storico, sciorinasse in faccia a questa società i fatti, che non
si prestano ad interpretazione. Una operazione verità che potrebbe aiutare a fare scelte oculate ed avvedute senza
correre il rischio di affidare la scommessa della rigenerazione della politica,
delle istituzioni, della società, a
coloro che sono stati i protagonisti del processo di degrado.
La melma, il pantano in
cui ci troviamo, hanno precise responsabilità e non saranno operazioni di
maquillage a far riacquistare la “verginità” a personaggi che si sono macchiati
non di errori tattici ma di gravissimi errori strategici. Da decenni in nome
del centrosinistra si è legittimata ogni forma di gattopardismo, di
trasformismo, che ha ridotto la politica semplicemente ad un mercato delle
vacche. Avessero almeno comprato bovini di razza, di spessore. No, solo mezze
tacche, personaggi di infimo livello culturale, amministrativo, politico, che
sono così diventati, legislatori, “statisti” cui affidare le sorti del Molise. In
questa corsa al degrado si sono distinti non solo coloro le cui radici
affondano nelle putrefatte spoglie democristiane ma anche in quelle comuniste.
Perché allora
meravigliarsi se l’astensionismo è diventato imperante? E’ vero che alla
politica spetta progettare il futuro, per cui bisogna guardare avanti, ma la
domanda alla quale urge rispondere è: si può affidare il compito della
costruzione del futuro a coloro che hanno costruito questo presente? Quale
credibilità hanno coloro che dichiarano di voler aggregare l’Ulivo 2.0 ? Anche nel passato
hanno giurato e spergiurato che le operazioni di bassa lega erano finalizzate
alla creazione di un futuro radioso. Tant’è. Anche Frattura disse la stessa
cosa. Bastano le promesse o, siamo generosi, le buone intenzioni? Di buoni propositi
sono lastricate le vie. Dell’inferno.
Se fossero in buona
fede ed intenzionati ad anteporre, almeno una volta, il bene comune agli interessi personali
avrebbero riconosciuto e fatto ammenda pubblicamente dei propri errori, avrebbero
fatto non un passo di lato ma infiniti passi indietro, mettendosi a
disposizione di un gruppo di persone nuove, non solo per età anagrafica, ma per aver dimostrato linearità di
comportamento. Non mi pare stiano facendo questo.
Non ho alcun dubbio che
questa maggioranza alla Regione è solo un “comitato di affari” e va mandata a
casa. Ma non ci si può chiedere di dare credito a coloro che ancora oggi
continuano a votare in Consiglio regionale a favore di modifiche allo Statuto
che prevedono l’aumento del numero degli assessori e la introduzione della
figura del sottosegretario, o non votano la sfiducia a Frattura. O magari
smentendo, proprio come Frattura, tutti i solenni impegni assunti in campagna
elettorale sulla eliminazione dei privilegi e la riduzione dei costi della
politica. Mai una parola su questi temi da Ruta e Leva.
In attesa che qualcuno
scriva la storia forse non è superfluo ricordare che nel 1998 la triade Ruta,
Iorio e Patriciello, allora tutti nel centrosinistra, furono i protagonisti del
primo ribaltone alla Regione Molise. Fu disarcionato Veneziale (Marcello) e Iorio, con il voto
determinante di Ruta, andò a fare il presidente con la destra. Alle elezioni
regionali del 2006 Ruta, candidato presidente, fece di tutto per allearsi con Patriciello,
che già allora aveva colossali conflitti di interessi.
Quando sono stato consigliere regionale ho avuto infinite prove
della subalternità del centrosinistra e della sinistra nei confronti di
Patriciello. Mai una parola che potesse imbarazzare o mettere in difficoltà
“Aldo”. Anzi, molti ossequi e, probabilmente, qualche richiesta di favore da
soddisfare. Del resto tutti abbiamo famiglia. La politica sanitaria del
centrosinistra fu dettata proprio da Patriciello, allora vicepresidente della giunta
regionale.
Nel 2011 proprio Ruta e
Leva, allora segretario del PD, scelsero Frattura come candidato presidente e
lo riproposero nel 2013. Si allearono con Patriciello che era da qualche anno
eurodeputato di Forza Italia e candidarono (ed elessero) uomini suoi nel PD. Nel
2014 Leva ha dichiarato alla stampa: “quando fu fatta l'intesa Patriciello
assunse l'impegno ad abbandonare Forza Italia. Ciò non è mai
accaduto”. Sic!
Ed allora torna la
domanda: possono costoro guidare il processo di ricostruzione dell’Ulivo?
Non ho dubbi sulla
risposta. Spero non ne abbiano neanche quei cittadini, quelle associazioni che
sollecitano un nuovo protagonismo della società civile, di cui c’è grande
bisogno.
Campobasso 19.11.2017
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