Toppe inconcludenti quelle cucite dal governo Frattura
di
Umberto Berardo
Sta
per concludersi il mandato amministrativo della giunta regionale presieduta da
Paolo Di Laura Frattura ed ancora in questi giorni abbiamo ascoltato
affermazioni di importanti risultati ottenuti dal suo governo di cui non si
avrebbe contezza solo per una carenza di comunicazione.
Notiamo
anche un fastidio enorme della maggioranza del Consiglio Regionale verso quanti
al contrario pensano che il Molise stia franando da anni su tutti i versanti
senza che le classi dirigenti siano stati mai capaci di individuarne i
problemi, di leggerne gli aspetti critici e di cercare soluzioni adeguate.
Il
governo Frattura da qualcuno è stato di recente definito artefice di un nuovo
modello amministrativo; in realtà, essendo il frutto di logiche trasformistiche
e di realizzazioni di interessi della borghesia locale, c'è chi lo ha immaginato
per pure ambizioni di gestione del potere, lo ha fatto digerire dai più come un
esecutivo di centro-sinistra mentre nel tempo pure le pietre si sono accorte
che le decisioni politiche tentate o decise erano figlie di un neoliberismo che
purtroppo generava problemi politici, ma principalmente sociali.
La
regione è stata indebitata fino all'inverosimile soprattutto sul piano
sanitario e per anni nessuno si è chiesto chi ne erano i responsabili e per
quali ragioni la situazione debitoria si era trascinata nel tempo senza che
qualcuno intervenisse.
Ora ci si gloria
di aver pareggiato il bilancio della sanità, ma non si racconta ai cittadini
che lo si è fatto con le imposte da essi pagate e non con i sacrifici di quanti
quel debito avevano prodotto e che continuano a vivere tranquillamente nei loro
privilegi fatti di remunerazioni scandalose.
Intanto
il POS del commissario ad acta ha creato una situazione dei servizi sanitari
che, come abbiamo più volte sottolineato e come ci raccontano le cronache,
presentano difficoltà palesi in ordine alla garanzia dei LEA, soprattutto per
le malattie tempo dipendenti, per i ticket decisamente elevati per le fasce più
povere della popolazione e per le lunghe liste di attesa nelle analisi e nelle
cure.
Sulla sanità si
è scelta la via dell'integrazione tra pubblico e privato aumentando
finanziamenti e posti letto in questo secondo settore e ridimensionando il
primo che dovrebbe invece essere l'asse portante dei servizi sanitari.
Sul
piano occupazionale la situazione disastrosa è sotto gli occhi di tutti.
Vi
è stata una chiusura a catena di tantissime aziende che non stiamo qui ad
enucleare, avendolo già fatto più volte, ed oggi siamo al punto che l'unica in
Molise che produce ancora reddito e lavoro è la FCA a Termoli.
L'agricoltura e
la zootecnia non riescono, se non con qualche lodevole eccezione, a decollare
verso un biologico di eccellenza, mentre il turismo rimane quello del rientro
degli emigrati o fa qualche passo avanti grazie all'impegno meritevole di
alcuni giovani o di organizzazioni consolidate come il "Cammina
Molise".
Le
soluzioni prospettate sono quelle del piano per l'Area di Crisi Complessa i cui
fondi messi a disposizione del governo saranno davvero toppe così piccole che
lasceranno il buco della disoccupazione quasi completamente aperto.
Si
apre ora anche la prospettiva degli aiuti previsti per i 5.585 piccoli Comuni
dalla legge Realacci finalmente approvata dal Parlamento e che occorre studiare
analiticamente per utilizzarla al meglio.
Sono
previsti 100 milioni di euro per la riqualificazione del patrimonio immobiliare dei
centri storici, trasporti, banda ultralarga, cultura e istruzione,
spalmati però in quote da 10 milioni per il 2017 e da 15 milioni per ciascuno
degli anni dal 2018 al 2023.
Ovviamente
qui le necessità più impellenti e la valenza dei progetti si spera siano i
criteri di attribuzione prioritaria dei fondi e perciò l'impegno degli
amministratori dev'essere produttivo e vigile, anche se noi abbiamo fatto un
po' di calcoli e la quota spettante ad ogni Comune non è risicata, ma davvero risibile.
La tutela
dell'ambiente in Molise è stata davvero carente al punto che i cittadini si
sono più volte costituiti in comitati per difendere il territorio dagli
sversamenti di rifiuti, dai veleni degli inceneritori, dalle dodicimila gran
manze della Granarolo, dalle centrali a biomasse o dal proliferare di pale
eoliche.
Taluni
progetti sono stati bloccati dalle proteste, mentre altri purtroppo sono stati
realizzati.
Sul
piano delle comunicazioni la situazione è a dir poco disastrosa nella viabilità
e nei trasporti, mentre da anni si blatera sulla banda larga quando ci sono
zone, soprattutto nel Molise interno, in cui non solo manca una rete internet
veloce, ma non si riesce neppure a ricevere tutti i canali TV.
Sul
piano culturale c'è una situazione difficile nella scuola a livello
strutturale, come di recente fa rilevare un'indagine di Cittadinanza Attiva, nella
rete scolastica e nell'organizzazione dei piani di studio aggravata tra l'altro
dai provvedimenti renziani definiti "la buona scuola".
Cosa
si faccia oggi poi per la promozione di una creazione autoctona di opere ed
eventi di tipo letterario, artistico e musicale è di difficile comprensione
visto che di momenti culturali sul territorio ce ne sono ben pochi e perfino
l'utilizzo di strutture pubbliche per tali fini ha costi proibitivi.
Molti
in questi anni hanno operato per elaborare idee di soluzione dei problemi della
regione e per il suo sviluppo mettendosi a disposizione a livello di
volontariato nel confronto di base e nel rapporto con le istituzioni, ma il
dialogo è stato davvero difficile e talora impossibile come ad esempio nel caso
della sanità e nell'organizzazione della rete scolastica.
Quando
gli appunti critici sono seguiti da proposte pubbliche documentate sarebbe
opportuno non demonizzarli o isolarli polemicamente, ma farne tesoro
confrontandosi apertamente con chi li formula.
Spesso
abbiamo scritto che, di fronte ai tanti problemi che attraversano la vita dei
cittadini più emarginati, i molisani avrebbero bisogno di momenti di forte
presa di coscienza sulla necessità di abbattere
relazioni sociali di tipo clientelare per tornare ad educare tutti ad una
cultura del lavoro, della legalità e dell'egualitarismo che poi significa la
costruzione della giustizia sociale.
Individuati
i problemi e cercate le soluzioni più appropriate, i cittadini hanno in ogni
caso il dovere di impegnarsi per rivendicare diritti ed inchiodare ciascuno
alle proprie responsabilità per sostituire le toppe inconcludenti con piani di
sviluppo realistici ed adeguatamente finanziati soprattutto in settori legati
alle vocazioni territoriali.
Il passo
collaterale dev'essere quello di ricostruire una democrazia partecipata
realizzando una rappresentanza che parta dalla base e che sia attenta alle
necessità dei cittadini e non alle logiche del potere.
Siamo
in prossimità di due turni elettorali nella prossima primavera.
Occorre
esserci per davvero dando speranza di un futuro accettabile alle nuove
generazioni in una regione che deve trovare risorse umane, culturali,
economiche e sociali per dare ai giovani prospettive di vita senza immaginarsi
per forza proiettati verso l'emigrazione!
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