Aldo Biscardi: la interpretazione del suo linguaggio (il biscardese).

Aldo era nato a Larino (il cui dialetto aveva profondamente assimilato), nel novembre del 1930, ed è scomparso in questi giorni : avrebbe compiuto 87 anni nel prossimo mese.
Era stato mio compagno di liceo, nel senso che lui a Larino aveva compiuto tutti gli anni del liceo   (presso il liceo classico (la cui presidenza era affidata alla leggendaria prof.ssa Freda Patroni, di una severità, rigidità e preparazione, uniche), in cui aveva primeggiato, e a Campobasso nel 1948, per poi spostarsi a Campobasso per sostenere l’esame per  la licenza liceale presso il Liceo Classico Mario Pagano  (nato in Brienza, l’8 dicembre 1748 morto a Napoli, il 29 ottobre 1799) giurista, filosofo, politico e drammaturgo italiano, fu uno dei maggiori esponenti dell'Illuminismo italiano ed un precursore del positivismo,[1] oltre ad essere considerato da Enrico Pessina l'iniziatore della «scuola storica napoletana del diritto».[2] Personaggio di spicco della Repubblica Partenopea (1799), le sue arringhe contornate di citazioni filosofiche gli valsero il soprannome di "Platone di Napoli") liceo dove avevano insegnato alla fine dell’800 Giovanni Gentile e Baldassarre Labanca, sacerdote e già deputato liberale del parlamento piemontese del 1865.
Aldo, mostrò subito di avere una intelligenza ed una memoria prodigiose: ricordava a memoria i nomi dei calciatori di tutte le squadre italiane ed anche straniere.

Anche il fratello di Aldo, Luigi Biscardi (laureatosi, questi, a soli 21 anni, Preside del Liceo Classico di Larino, poi sovraintendente scolastico  nella regione Marche e, poi, nel MOLISE, senatore,  già Sindaco di Larino), era un’altra delle celebrità larinesi, e lo stesso fratello ne ammirava le doti particolari.
Aldo,  usava un linguaggio particolare, quello che un’altra icona dello spettacolo italiano, Pippo Baudo, avrebbe chiamato “il biscardese”, un misto di dialetto larinese, campobassano in parte, che derivava dal napoletano buona parte del suo accento e della sua grammatica.
Dopo la licenza liceale, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza presso al Università Federico II di Napoli, dove conseguì nel 1952 la laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti.

Quando arrivava Aldo a Larino, in particolare in occasione della festa di San Pardo (25-26 maggio di ogni anno), egli montava tranquillamente un carro trainato da buoi che pare fosse, ed è, di proprietà sua.
I carri erano assai colorati, un pò come le carrette spagnole, in grande uso nel Molise nei paesi di San Martino in Pensilis e Montecilfone.
Egli lo cavalcava con molto entusiasmo e gioia, come un gladiatore romano,  salutando dal carro tutti i cittadini larinati che erano assiepati lungo i fianchi della strada, spensierati e sorpresi da quella lunga processione di carri, aperta da un minuscolo carro trainato da bambini (un cui esemplare era posseduto da Aldo nella sua casa di abitazione romana) una delle feste rurali, quella del 25 maggio, che richiamava le tradizioni e le passioni contadine del basso Molise dal quale Aldo non si staccò mai.

Era un pezzo di uomo alto 1,80 dalla capigliatura rossa; passavamo insieme al comune amico Guido Campopiano (Senatore della Repubblica Italiana nel 1976, straordinario animatore della vita politica molisana,e grande amico di Aldo), interminabili ore nella piazzola davanti ad una casa sul litorale termolese a giocare a ping-pong, una sorta di variante  del ping -pong, non essendovi il tavolo, dove egli risultava quasi sempre vincente, e, beffardo, prendeva in giro entrambi noi.

La moglie di Aldo (anch’ella aveva i capelli rosso fuoco)  immancabilmente ci preparava qualche spuntino nella detta casa al mare di proprietà di due sorelle di Caramanico che si erano spostate a Termoli, dal paese di Marino di Caramanico della stessa generazione di Bartolo da Sasso Ferrato, i grande giuristi medievali al quale ultimo è intitolata la università maceratese.

Era alquanto suscettibile, impetuoso, Aldo: in occasione della licenza liceale a CB , mentre eravamo in gruppo davanti al caffè Lupacchioli del capoluogo molisano, un giovane partecipante agli esami, pure di Larino, che era la metà di Aldo, osò mollare un ceffone ad Aldo senza nessuna ragione e la cosa davvero straordinaria fu che Aldo non si scompose affatto ed anzi gli posò una mano sulla spalla per dirgli che lo perdonava per quel gesto inconsulto.

Aldo Biscardi furoreggiò a Roma soprattutto quando la Rai lo incaricò di condurre il celebre “Processo del lunedì”, un talk -show sportivo con milioni di spettatori, che lo seguivano con estrema ammirazione, e che fu il precursore del talk-show sportivi.

Ricordo che in una delle tante trasmissioni televisive tenne a bada un Berlusconi feroce che lo attaccò, lo minacciò, ma lui Aldo, impavido, tenne fronte a quella furia precolombiana, che era diventato Silvio, già leader di Forza Italia.
Pure appartenendo ad una famiglia politica   – il fratello Luigi come detto, senatore della repubblica,consigliere  comunale e Regionale e Sindaco del Comune di Larino per più quinquenni, socialista -    non volle mai partecipare alla vita politica istituzionale, solo una volta, se non ricordo male, partecipò ad una competizione per il rinnovo del consiglio comunale di Roma e riuscì a fare una compagna elettorale, all’americana: tutti gli autobus di Roma furono tappezzati con manifesti giganti con la fotografia di Aldo in atteggiamento di vero e proprio prode .

Divenne vice direttore di Rai tre e come tale impresse alla rai una svolta importante.

I funerali a Larino sono stati enormi: non so se Aldo pensò qualche volta nella sua avventura romana alla vicenda di Cluentio a Roma, che Cicerone descrisse nella famosa, Pro Cluentio, un uomo che era una potenza a Larino ma niente a Roma e viceversa Aldo una potenza a Roma e una vita poco significativa a Larino .

I funerali sono stati impressionanti, come detto, è stato seppellito nella cappella gentilizia del cimitero di Larino con grande messe di fiori .

Una storia molto importante di un uomo nato a Larino da padre funzionario dell’ospedale Vietri di questa città, che prese il volo verso gli interminabili tunnel della capitale.
FRANCO CIANCI

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